Da allora, prima lentamente, poi rapidamente, tali provvidenze si sono benedettamente moltiplicate : le nostre riviere videro sorgere grandi costruzioni (grandiosissima quella dell’Istituto di Santa Corona a Pietraligure) destinate ad accogliere nella stagione dei bagni e, più recentemente, in quella invernale migliaia e migliaia di fanciulli che al sole e al mare cercano rimedio alla loro gracilità: e, non meno efficaci, anzi in certi casi specificatamente efficaci, altre più modeste, talvolta anche rozze ma sempre benefiche, ingentilirono le vallate alpine dove si ritemprano, nella purezza dell’aria e nel moderato esercizio fisico le tempre infiacchite dalla vita, per tanti null’affatto igienica, delle dense città. La «vita all’aperto», ecco la grande panacea per i fanciulli deboli: e quando le colonie marine o montane non bastarono, si ricorse a quelle fluviali, di cui Cremona e Montevarchi danno un bell’esempio, e magari anche ci si contenta, come fa il Municipio di Milano, di raccogliere nella stagione estiva un gran numero di fanciulli in un vastissimo recinto, il Trotter, dove non mancano spazii alberati e ombrosi e custodirveli fino a sera, in abiti succinti, in giuochi ricreativi, con un regime dietetico ricostituente.
**
**
**
Il Villaggio avrà nel prossimo anno il suo padiglione ospitaliero; un nuovo fabbricato, con tutto l’occorrente per la cura dei nostri piccoli ospiti: una sala di chirurgia, due camere per gli ammalati, un’infermeria, una sala da bagno, la camera per la Direzione. Il tutto raccolto in un edificio al quale l’architetto Arnaldo Gardella, l’autore delle prime due villette e dell’Arco Johnson, ha dato linee e aspetti graziosissimi, pur non dipartendosi da quell’architettura alpina, nella quale la grazia e l’austerità sono genialmente fuse e intonate con l’ambiente che la circonda.
Non vorremmo che la denominazione «padiglione ospitaliero» inducesse in erronee induzioni sul carattere della nostra bella colonia. Essa non è un sanatorio; anzi, tutti i piccoli ospiti sono accuratamente visitati prima che vi salgano e non si accettano se non quelli che risultano sani ancor che predisposti dalla gracilità alle malattie. Ma dove è raccolta una numerosa comunità, chi può assicurare che non si verifichi qualche infezione morbosa, che non si presenti qualche caso da richiedere il pronto soccorso? Ora ognun sa che in simili circostanze, l’aver pronti tutti i presidii che la scienza medico-chirurgica può offrire costituisce un elemento di grandissima tranquillità per chi si sente responsabile di quelle preziose esistenze; mentre l’idea di non poterlo trovare se non a parecchi chilometri di distanza è fonte di preoccupazione angosciosa.
Così ancora una volta il Villaggio ha operato il miracolo di ottenere dalla bontà e dalla gentilezza del cuore umano quanto è necessario al suo perfetto funzionamento.
E il miracolo è sbocciato dal cuore grande di Federico Johnson, di questo uomo che fu per venticinque anni il Direttore del Touring e il precursore geniale e ardimentoso di ogni iniziativa che a un interesse sportivo unisse la possibilità di una maggiore messa in valore del meraviglioso patrimonio di bellezze artistiche e naturali del nostro Paese; e che rimase l’amico devoto e fedele di Luigi Vittorio Bertarelli quando questi, per la rinuncia sua, prese le redini del Sodalizio, integrandone il già vasto programma con nuove direttive atte a farne un centro irradiatore di cultura geografica e turistica per il popolo. Ma Federico Johnson conservò la Presidenza di quel Comitato Nazionale di Turismo Scolastico che, in 13 anni di fervido e tenace lavoro, ha portato un contributo non disprezzabile alla educazione fisica e spirituale della gioventù italiana, con la creazione delle sezioni locali, strette in una Federazione faciente capo al Touring e con l’organizzazione di grandi manifestazioni nelle quali sono chiamate ad aspri ma sani cimenti tutti i giovani desiderosi di cercare un sollievo agli studi nella vita e nel moto all’aria aperta, nell’ambiente rigeneratore della montagna.
E un amico devoto e fedele ebbe in Federico Johnson il nostro Villaggio Alpino.
Già lo scorso anno era stato inaugurato, per la sua generosità, il bellissimo Arco di ingresso, davanti al quale il visitatore si arresta commosso, richiamato dalla grandiosità e dalla bellezza dell’ambiente alla santità dello scopo per cui fu creato.
Ma il 20 settembre scorso fu certamente tra le giornate più belle e più felici delle tante vissute al Villaggio. Un sole meraviglioso, un trionfo di luce, di verde, di azzurro. Una gioia negli occhi e nel cuore di tutti dei nostri piccoli ospiti, della loro saggia e amorevole Direttrice, delle devote mammine, della folla di visitatori che dalle 9 del mattino invase il magnifico recinto, aggirandosi per le aiuole in pieno rigoglio di fiori, visitando ogni edificio del Villaggio, ammirando ogni cosa incondizionatamente.
La Messa celebrata da don Cantoni, il Cappellano del Villaggio, e accompagnata dal canto delle fanciulle e dei maschietti, raccoglie tutti i convenuti intorno alla chiesetta, in una cornice meravigliosa di verde e di azzurro, mentre in lontananza, la grande cerchia alpina sfolgora nella gloria delle sue nevi eterne.
Poi una cerimonia commovente nella sua semplicità, per il ricordo a cui si inspira.
Accanto alla chiesetta, su di un’altura che domina tutto il Villaggio, una massiccia pietra, appesa con un anello di bronzo ad una trave, sovrasta ad una grande fossa destinata ad accoglierla. Accanto, in un grande quadro, è il progetto dell’Ospedaletto ideato da Arnaldo Gardella, con le parole dettate da Giovanni Bertacchi, che sintetizzano mirabilmente l’origine di questa nuova opera di gentilezza e di bontà:
FEDERICO JOHNSON
DEDICATO AL GRANDE SCOMPARSO
LUIGI VITTORIO BERTARELLI
QUESTO ASILO DI CURA
ASSOCIA I DUE NOMI AUGURALI
ONDE DAI PRIMI CICLISTI
SCORRENTI LE VIE DELLA PATRIA
SI SVOLSE IL SODALIZIO POSSENTE
CHE CI RICREA L’ITALIA
Poi il comm. Mario Tedeschi, Consigliere del Touring e Segretario della Commissione del Villaggio, che egli adora come una sua creatura, chiamò la folla a raccolta davanti ad una finestra dell’ala sinistra del refettorio, velata da un drappo e ornata con foglie di quercia. Una finestra cieca, a cui il pittore Angelo Goglio volle dare anima, affinchè nulla sia nel Villaggio che non si trasformi in una fonte di poesia e di bellezza.
Caduto il drappo, apparve un delicato affresco, di squisita fattura; un combattente, uno dei nostri umili fanti gloriosi che sta per morire sorretto e confortato dalla divina Pietà. Opera nobilissima, inspirata ad un sentimento di profonda umanità.
Dopo la refezione, una nuova cerimonia: l’omaggio di una corona d’alloro al busto di Mario Pandini, della cui morte eroica, a quota 44 del Carso, ricorre il decennio. Ancora il comm. Tedeschi esalta il purissimo Eroe, esempio luminoso ai giovani, che sono e che verranno, di infinita devozione alla Patria e di sublime virtù di sacrificio.
Infine, tutti si raccolgono accanto all’arco Johnson, ove ha inizio il grande viale di accesso. Alla sinistra sorge una stele ravvolta in un drappo tricolore; sciolto il drappo, appaiono fuse nel bronzo e illuminate dal sole, le parole: VIALE CHlNI.
È un doveroso omaggio, spiega il prof. Bognetti, alla persona che, offrendo al Touring il magnifico bosco, sotto il Piambello, rese possibile la creazione del Villaggio Alpino, al quale questa stessa persona offre continuamente la sua preziosa assistenza.
Ed è nel suo nome che la Commissione ha desiderato iniziare il battesimo del Villaggio, ove saranno ricordati tutti quelli che hanno risposto all’appello della Commissione, contribuendo a dar vita alla più bella Colonia Alpina d’Europa.
La bella e buona giornata è finita. Lentamente gli invitati si allontanano, salutati romanamente dai piccoli ospiti, che da otto ore vivono sognando.
Alle 18, quando il sole sta per scomparire dietro i giganteschi spalti del Monte Rosa, orlati da una luce d’oro, il Villaggio è ritornato silenzioso e tranquillo.
Già appare tra le foglie la luce rosea che illumina nella Cappelletta la pia Madonnina curva sul fanciullo divino in atto di amore.
I fanciulli si preparano per la cena nel Refettorio, in compagnia della Direttrice, signora Maria Fantoni Modena, dei Direttori e delle Mammine; tutti stanchi, ma felici per la buona giornata vissuta.
Tre ore dopo, quando il cielo è tutto un palpito di stelle, e in lontananza, nell’oscurità della valle, brillano i lumi dei minuscoli paesi, le piccole creature riposano immobili nei loro bianchi lettini.
Esse dormono e sognano; e i sogni sono lieti, perchè tutti i volti sorridono.
Noi pensiamo con tristezza che quel sogno sarà breve; fra poco la vita le riprenderà, con le sue miserie, le sue sofferenze, la sua dolorosa realtà.
Possa, almeno, il ricordo di questi pochi giorni felici esservi di conforto quando vi ritornerà nella mente e nel cuore e rivedrete col pensiero il vostro bel Villaggio.
Per questo noi lo vogliamo sempre più bello e gentile. Per voi, per voi soli, o fanciulli a noi cari; perchè il suo ricordo sia per il vostro cuore una fonte perenne di gioia.
dormite, dormite, dormite o piccini!
Tratto da "Le Vie d'Italia", dicembre 1926