Benvenuti sul forum di VALGANNA.INFO

La mia guerra di Ada Bottini

Raccontiamo in questa sezione, le storie più particolari della nostra Valle sia di oggi che di ieri....

Moderatori: lampo, quilla, Parsifal, gigilugi

Avatar utente
paoric
Site Admin
Messaggi: 12196
Iscritto il: gio gen 01, 1970 1:00 am
Sesso: M
Località: Cugliate Fabiasco

La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da paoric »

Ecco il racconto di Ada Bottini, durante il buio periodo della guerra era sfollata in Valganna, ho trovato il suo racconto in rete e con i dovuti permessi lo copio qui, si ringrazia la sig.ra Ada ed il responsabile del sito (sig. Monti) http://www.carapacetiscrivo.com dove ho trovato il testo..


Cinque sensi per vivere una guerra da bambina

Freddo, umidità: così il tatto ha esplorato la guerra. Ricordo il freddo gelido dell'inverno del '45 su a Ganna in provincia di Varese, dove eravamo sfollate la mamma e io, ospiti di una anziana zia nella sua casa di campagna. Casa senza riscaldamento naturalmente come si usava allora.. Certi giorni si toccarono punte di meno venticinque gradi e l'acqua gelava nei tubi, l'umidità della casa sigillava le porte, cosicché al mattino, per uscire, bisognava accendere un giornale e con questa fiaccola improvvisata sciogliere il ghiaccio, formatosi tra l'uscio e il pavimento, ma io non potevo uscire perché la neve era più alta di me e vi restavo intrappolata. A sera il letto gelido, dove mia madre si coricava prima di me per scaldarlo e poi chiamarmi stretta a lei , finché mi addormentavo intirizzita a felice, mentre lei si rialzava per finire i lavori di cucina. Al mattino lei si svegliava presto per andare a lavorare a Boarezzo, circa tre chilometri di salita, dove si era trasferita la direzione della Ducati di Bologna. Ogni sera , con una collega, scendeva a valle piena di geloni alle mani, ai piedi e persino alle ginocchia; tutto questo solo per vedermi, per non lasciarmi sola con la vecchia zia brontolona. Infatti tutti gli altri impiegati della Ducati erano ospitati nel Grande Albergo di Boarezzo.

Gesti d'amore in un tempo di odio, in cui l'umanità dà il meglio e il peggio di se stessa.

L'umidità. Parlo di umidore umano, quello del sudore, del sangue ma soprattutto quello delle lacrime. Spesso gli adulti famiglia mi abbracciavano e piangevano. E queste loro lacrime, di cui non capivo l'origine, mi bagnavano le guance, il collo e istintivamente mi irrigidivo,quasi a staccarmi, ma poi intuivo che forse avevano bisogno di me. Ora penso che fosse perché i bambini rappresentano la vita, l'amore, il futuro: tutti valori che la guerra soffoca.

Il gusto: un anno di riso in bianco. Sembrava che la zia non trovasse altro da cucinare a Ganna. Almeno io ricordo così. All'olfatto si ricollegano i flashback degli incendi, magari lontani che appena intravedevo, con la testa nascosta sulla spalla di mia madre che fuggiva attraversando Milano nell'autunno del '44.

Più piacevole il ricordo dell'odore appetitoso di salsicce , appese come festoni nella camera di mia nonna a Rapallo nel '43 ed io stesa nel lettone, convalescente dell'itterizia come si diceva allora e si pensava causata dallo spavento per un bombardamento subito a Genova.

Oggi sappiamo che fu un'epatite e lo spavento ha lasciato altre tracce profonde e nascoste.

I bombardamenti e l'udito. L'urlo della sirena, il sibilo delle bombe, il tonfo, lo scoppio, il crepitare degli incendi e delle mitragliatrici antiaeree e poi il silenzio e gli urli e i lamenti e i pianti.

La vista è l'ala nera dell'aereo che s'inclina, scende in picchiata, sembra entrare dalla finestra e mia madre mi getta sul letto, si butta sopra di me, mentre tutto sembra crollare, ma sono solo i calcinacci del soffitto per noi. E poi il grigio della polvere e del fumo. Rapallo sembra sparita, distrutta. Non si capisce dalla collina dove il bombardamento sia stato più crudele. Lo sapremo ben presto. Mentre il grigio si dirada salgono i pianti delle donne che accompagnano a casa una madre inebetita dal dolore. Era in chiesa con la figlia, tutt'e due inginocchiate allo stesso confessionale, una da una parte, l'altra dall'altra. Cadde una bomba, seppellendo la figlia sotto le macerie, lasciando illesa lei, la madre.

Mia nonna quel giorno 28 luglio 1944 era come sempre alla cassa del suo bar sul lungomare. Non c'erano rifugi vicini e lei si appiattì contro il pilastro de locale, sotto al quadro di San Francesco, con la borsa dell'incasso stretta al seno. La borsa mia nonna non la dimenticava mai.

Anche nelle notti serene, quando Pippetto o Pippo, il pilota insonne, veniva a minacciare le nostre vite. Qualcuno mi strappava dal letto, ma non del tutto dal sonno e, nella confusione, sentivo mia nonna ripetere in milanese: "la bursa e i dané, la bursa e i dané" e poi via, con qualche coperta sui prati, sotto gli alberi di fico, tra i cui rami si intravedevano le stelle. E mentre gli altri parlottavano, qualcuno apriva il termos con il caffè e in quell'aroma pacificamente mi riaddormentavo.


Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
Avatar utente
Parsifal
Messaggi: 960
Iscritto il: lun mag 14, 2007 10:27 pm
Sesso: M
Località: Cunardo

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da Parsifal »

Quante volte mia madre mi ha raccontato del terrore che incuteva il qui citato " PIPPO"..., il rumore lacerante dell' aereo in picchiata, le stesse parole, le stesse sensazioni di Ada Bottini....
Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.
fili62
Messaggi: 590
Iscritto il: mar dic 20, 2005 7:53 am
Località: Gordola (Svizzera)

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da fili62 »

Che racconto...commovente, eppure tra le righe si vede una serenità data dal tempo che guarisce quasi sempre ma mai completamente. Il freddo, la fame, la paura...quante volte mia mamma, la nonna, mio padr ci raccontavano della Guerra...la mia generazione ha assobito talmente tanti racconti dai parenti che sembra quasi di averla vissuta....
...Oggi l'uomo che dice la menzogna è portato in trionfo. Mentre colui che dice la verità avrebbe bisogno di una guardia del corpo.
Ma non ne trova.
(Berthold Brecht-Poesie di Svendborg-1933)
Avatar utente
paoric
Site Admin
Messaggi: 12196
Iscritto il: gio gen 01, 1970 1:00 am
Sesso: M
Località: Cugliate Fabiasco

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da paoric »

Ho riletto la lettera 3 volte... senza parole... :oops:
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
Avatar utente
quilla
Messaggi: 2223
Iscritto il: lun ott 24, 2005 8:36 pm
Località: Ganna

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da quilla »

Io leggendo il racconto ho avuto lo stesso pensiero di Parsifal.... mi è venuta in mente mia madre quando mi raccontava della guerra, degli allarmi che suonavano quando un aereo si avvicinava, dei rifugi dove la gente si ritrovava ad aspettare che ritornasse il silenzio.... Delle donne che trascorrevano quegli interminabili minuti dicendo il rosario, e di loro bambini che nella beata innocenza provavano un misto di paura e di eccitazione per quelle situazioni che spezzavano la tranquillità delle serate in famiglia..... E se sentivano qualche botto un po' troppo vicino, il timore che avevano di uscire dal rifugio e di vedere crollata la casa di qualcuno di loro.... Il cibo che non era mai abbastanza, i mattoni scaldati con le braci e infilati nel letto per dare un po' di tepore, il caffè fatto con le ghiande....
E' proprio vero, sono racconti così veri, così vivi nella memoria di chi li ha attraversati che chi li ascolta non può fare a meno di provare quasi la sensazione di averli vissuti in prima persona....
Mary
pullo
Messaggi: 120
Iscritto il: ven ago 22, 2008 7:14 am
Sesso: m

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da pullo »

Che meraviglia... anche io ho sempre sentito racconti sulla vita da sfollati dei miei nonni e genitori a Mondonico.
E questo, insieme a tante altre poesie sulla Valganna, è un ricordo della mia bisnonna.


SUL SAN MARTIN

Gh'era una volta in scima al San Martin
la cappelletta d'ona Madonnina,
el so che le sbiancava a la mattina
a l'ora del tramont
el ghe faseva intorna ona raggiera
tutta de foeugh e d'or
che la svaniva in alt
sfumada de vioeula e de cobalt.
I gesett de Valcuvia e de Valganna,
quand lusiva i primm stell, dan dan... dan...dan...
la saludaven cont i sò campann,
e la Madonna in scima a la montagna
la pregava per tucc:
per la gent, per i stall, per la campagna.
Ma on dì è rintronaa el ciel, tremaa la terra ...
Oh Madonnina! E' vegnuu su la guerra!
E tra bomb e mitraglia e cannonat,
in mezz al fumm di bosch tutt brusataa,
la Madonna l'è morta coi soldaa.
Avatar utente
Parsifal
Messaggi: 960
Iscritto il: lun mag 14, 2007 10:27 pm
Sesso: M
Località: Cunardo

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da Parsifal »

pullo ha scritto:Che meraviglia... anche io ho sempre sentito racconti sulla vita da sfollati dei miei nonni e genitori a Mondonico.
E questo, insieme a tante altre poesie sulla Valganna, è un ricordo della mia bisnonna.

Molto,molto....bella.! profonda,intensa e commovente.in poche parole un mare di sensazioni e di intense riflessioni...bella..
Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.
Avatar utente
paoric
Site Admin
Messaggi: 12196
Iscritto il: gio gen 01, 1970 1:00 am
Sesso: M
Località: Cugliate Fabiasco

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da paoric »

Bene ho il numero di telefono e la mail di Ada!!!

Vi farò sapere cosa mi racconterà e se vorrà mettere a disposizione i propri dati personali per mettersi in contatto con gli amici del forum.

:bravo:
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
Avatar utente
quilla
Messaggi: 2223
Iscritto il: lun ott 24, 2005 8:36 pm
Località: Ganna

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da quilla »

Che bella poesia, pullo!!! Toccante e profonda....
Dove l'hai trovata?
Mary
pullo
Messaggi: 120
Iscritto il: ven ago 22, 2008 7:14 am
Sesso: m

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da pullo »

Sono poesie della mia bisnonna.... parlano di quei tempi.
Della guerra, di una vita tanto semplice quanto faticosa, ma credo ancora piena di valori. Ce ne sono tante e molto belle, vorrei condividere con voi questa alla quale sono molto legato... parla di un funerale a Mondonico che scende a Ganna in tempo di guerra.

FUNERAL IN MONTAGNA

Van giò. tutt'i foeuj secch in su la strada
g'hann destenduu on tappee
quasi a smorzagh el pass:
duu piscinott dedree
duu pusse grand in bass.
On Crist cont el pann negher
ch'el guarda in su la cassa,
i ramm di piant che pieghen
in su quel mort che passa...
La salmodia di pret
la rampega su su per la montagna
e par la g'abbia insemma
i stangolon de gent che va e caragna.
De chì a on poo cambiarann i portador:
sù, in spalla! El pesa on mort?
El pesa si: la caregaa la vita
de disgrazi e misèri d'ogni sort,
on quai ciccin de ben, ma tanto mal.
Giò giò per la discesa se snoeuda el funeral.
Comencia a fiocchisnà. Sona i campann:
la Badia la fà: Ven giò! Ven giò !
T'emm faa on lett in la terra,
e la terra, t'el set, la tradiss nò.
Chi l'è el mort? L'è on papà?
Quand i fioeu se mettarann in strada
per tornà su a la cà
trovarann fadigosa l'inviada
e fadigos ben ben quel rampegà.
Poeu ven ch'el temp el passa,
e quand se fà la strada
se guarda i piant, i fior, el panorama...
e gh'è pù nanca l'ombra de la cassa.
Novembre 1946


Anche questa era la Valganna !!!!!!
frenand
Messaggi: 251
Iscritto il: dom apr 22, 2007 8:42 am
Località: varese
Contatta:

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da frenand »

Bellissime: complimenti!!!!
Faccio parte di una giuria che ogni anno assegna un premio alla poesia dialettale, sono migliori delle molte che ogni anno devo leggere e giudicare.
Bravissima la nonna!!!!!!

frenand
" Scambiano la fiacchezza della loro anima per civiltà e generosità" ( Stendhal )
frenand
pullo
Messaggi: 120
Iscritto il: ven ago 22, 2008 7:14 am
Sesso: m

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da pullo »

ma daaaaiiii .... non era per partecipare.... solo curiosità, mi interessa molto la poesia dialettale.
frenand
Messaggi: 251
Iscritto il: dom apr 22, 2007 8:42 am
Località: varese
Contatta:

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da frenand »

Per riservatezza ti ho risposto in privato.
Ciao
" Scambiano la fiacchezza della loro anima per civiltà e generosità" ( Stendhal )
frenand
Avatar utente
Parsifal
Messaggi: 960
Iscritto il: lun mag 14, 2007 10:27 pm
Sesso: M
Località: Cunardo

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da Parsifal »

pullo ha scritto:Sono poesie della mia bisnonna.... parlano di quei tempi.
Della guerra, di una vita tanto semplice quanto faticosa, ma credo ancora piena di valori. Ce ne sono tante e molto belle, vorrei condividere con voi questa alla quale sono molto legato... parla di un funerale a Mondonico che scende a Ganna in tempo di guerra.!!!!!!
:shock: :shock: Sono senza parole, una più bella dell'altra...
Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.
Avatar utente
paoric
Site Admin
Messaggi: 12196
Iscritto il: gio gen 01, 1970 1:00 am
Sesso: M
Località: Cugliate Fabiasco

Re: La mia guerra di Ada Bottini

Messaggio da paoric »

RAGAZZI!! La sig.ra Ada Bottini mi ha scritto ed è stata così gentile da mandarmi altri suoi due scritti inerenti a Ganna e Boarezzo... da trattenere le lacrime! :crybaby2: :crybaby2:

RITORNO A GANNA
L’infanzia è un luogo o un tempo?
Questo si chiedeva Gianna quando pensava a quei giorni della sua vita così pieni e gratificanti da alimentare un rimpianto invincibile.
Tempo è l’infanzia a Rapallo. I giochi con gli amici, le battaglie, i rischi, gli scontri che avevano reso così vitali quegli anni.
Tempo perché il luogo non esiste più. Distrutto dall’avidità.
La bella villa genovese gialla, rettangolare a due piani, ferma sul poggio dominante il golfo, la Torre civica e il Castello.
La grande casa non c’è più.
Circondata dal giardino, il cortile, il berceau e giù l’orto e il frutteto.
E’ distrutta.
Anche il rustico per il contadino allora già disabitato.
E’ sparito.
Era rifugio per il gioco dei ragazzi nelle giornate piovose., Lì si sentivano tutti Tarzan, sospesi alla scala orizzontale procedevano, un braccio dopo l’altro, fingendo che sotto scorressero fiumi gialli, tane di coccodrilli e serpi.
E la grande falegua fornitrice di infiniti proiettili per le battaglie con le cannucce contro la banda di nemici che provenivano dal centro a profanare il loro territorio.
E’ stata tagliata.
Tutto questo non esiste più, se non nel ricordo.
Anonimi condomini hanno occupato il frutteto e tutto il resto. Alti, sgraziati, addossati, quasi a coprirsi l’un l’altro per la vergogna, hanno fagocitato tutto. Il luogo non esiste più.
Gianna vorrebbe che la sua mente proiettasse i ricordi, le visioni vivide in fotografie, in qualche documento che restasse, dopo di lei a testimoniare quei giorni felici.
Pretese inutili, quei luoghi, quei giorni furono felici a lei, indifferenti agli altri.
Due femmine, quattro maschi tutti i giorni insieme a riempire le ore di giochi, di esperienze, di litigi, di rappacificazioni.
Accanto, al di là della stradina pedonale, l’orto di Cagaspago, dove la banda si concedeva il diritto di razzia dei frutti acerbi, delle primule e delle viole, che raccoglievano con attenzione in minuscoli e profumati mazzetti per depositarli con riguardo sulle tombe abbandonate del cimitero, al quale arrivavano per prati e muri scavalcati, trascurando la strada.
C’è un altro cimitero nei suoi ricordi. Un cimitero di fronte al lago con alle spalle i binari a scartamento ridotto per il trenino di Ganna,
Ricorda la bisnonna come un quadro di Monet, luminosa nel vestito lungo e chiaro di chiffon, l’ombrellino di seta e avorio aperto ad ombreggiare il viso rotondo, incorniciato di riccioli bianchi, ferma al cancello in attesa che lei bambina finisse di raccogliere, con grande stupore, dei fiori gialli e viola.
- Che fiori sono, nonna? –
- - Viole del pensiero, nascono qui, vicino ai morti per farli ricordare.-
- - Sì, mi ricorderò per sempre.-
E così è stato, pensa Gianna, sorridente.
Chissà perché certi particolari insignificanti si fissano nella memoria così vividi, colorati come se fossero appena successi.
Se Rapallo è il tempo, Ganna è il luogo.
Dopo l’infanzia c’era ritornata da giovane riluttante, solo per accompagnare la mamma che ci ritornava volentieri. La visita non l’aveva emozionata. In quel momento l’infanzia non era importante per lei. Perennemente innamorata odiava allontanarsi da Rapallo anche per una sola settimana e, durante i giorni della lontananza, il suo pensiero tornava ossessivo al suo ragazzo, senza vivere la realtà presente.
Da quando era diventata anziana era emersa la nostalgia dell’infanzia e il desiderio di rivederne i luoghi.
Per Rapallo sarebbe stato semplice se il luogo fosse sopravvissuto alla speculazione edilizia, perché Gianna viveva lì.
Per Ganna invece avrebbe avuto bisogno di un compagno più disponibile, ma Franco era riluttante a muoversi. Così Gianna aveva coltivato a lungo questo suo desiderio , senza mai realizzarlo. Ogni tanto lo rispolverava come un ricatto o una lusinga.
- Sì, io ti accompagno a Lugano alla mostra dei coltelli, ma ci fermiamo per il week-end, così facciamo in tempo a passare da Ganna. Vorrei tanto rivederla.-
- Figurati, ma cosa c’è a Ganna da vedere! Andiamo a Lugano in giornata guardiamo la mostra e facciamo un giretto lì.-
- - Non se ne parla, vacci da solo. A me non interessa la mostra, a me interessa Ganna. Come io vengo incontro a te, tu potresti venire incontro a me e saremmo contenti tutt’e due. –
- E’ che tu hai sempre dei desideri così stravaganti. Ganna, un paesino di campagna, sperduto. Mi toccherebbe fare un giro... No, no non me la sento.-
Così le occasioni sfumavano e il desiderio cresceva.
Finalmente arrivò la coincidenza giusta. Un cugino di Gianna doveva recarsi urgentemente a Lugano per un affare, ma aveva l’auto dal meccanico. Le chiese in prestito la sua macchina. Gianna acconsentì chiedendo in cambio di poter andare anche lei.
Il cugino non fece storie e. al ritorno, percorsero la vecchia strada Ponte Tresa Ganna.
Già sul ponte di Tresa Gianna si rivide piccolina, con le tavolette di cioccolato goffamente nascoste sotto il cappotto e, pur senza averla in bocca gustò il sapore della cioccolata svizzera che da piccola la faceva impazzire.
Ecco il lago di Ghirla. lo rivide ghiacciato come nell’inverno del ’45, quando ci si andava a pattinare a turno, perché i pattini erano solo un paio. E la voce degli adulti:- Attente, non andate al centro. E’ sottile, potrebbe rompersi.-
Poi Ganna, un po’ diversa sulla provinciale. Manca l’edicola con i tre scalini, il macellaio, ma c’è l’ufficio nuovo della Posta.
Posteggiano, scendono e si affrettano nella stradine centrali. Sono asfaltate. Gianna ricordava i blocchi di porfido, le dalie al bordo degli orti, l’odore di stalla, proprio lì, nel centro del paese. Scende verso quella che era la stazione del trenino, non c’è più, lo sapeva, ma l’immagine globale è simile a quella del suo ricordo, tanto da farle trattenere il fiato. Il torrentello dove pescava gamberetti trasparenti gustosissimi. Sullo sfondo il campanile quadrato, dietro la Martica, davanti il monumento ai caduti.
Gli occhi si velano di commozione, la bocca sorride.
Si ricorda bambina con Lucia e Federico. Insieme giocano a saltare l’inferriata di ferro che circonda il monumento. Il primo salto va bene, ci prendono gusto. La seconda volta lei salta troppo basso, non supera bene la cancellata ed una lancia di ferro le taglia profondamente la coscia, in alto vicino alla natica. Risente il calore del sangue che esce abbondante sulla sua mano che cerca di chiudere la ferita, il suo pianto spaventato, la fatica di risalire fino a casa accompagnata dai due amici che la sorreggono, uno per lato.
Rivive lo spavento della mamma che deve gestire una ferita così importante, senza l’aiuto di un dottore.
La prima medicazione non regge. Qualcuno va a cercare il medico a Marchirolo Arriva, le sembra un orco. Parla a voce alta, decide di chiudere la ferita con i punti a graffetta, sottolinea il pericolo dell’infezione tetanica, ma anche il pericolo del siero antitetanico. Lascia ventiquattro ore di tempo alla mamma per decidere da sola sul da farsi.
La povera donna non sa cosa decidere. Di fronte alla casa colonica dove abitano Gianna , la mamma e la famiglia di Lucia e Federico, c’è una bella villa bianca. Villa Campiotti appartiene a una famiglia di Milano, benestante e numerosa. Sembra che qualche figlio studi da dottore. La mamma si fa coraggio e va a chiedere consiglio al giovane studente. Si decide di fare l’antitetanica. A questo punto gli urli di Gianna superano il muro del suono. Ha una irrecuperabile paura degli aghi e delle iniezioni.
Se pensa a quello che le è successo nella vita, sorride di quella bambina spaventata per così poco. Quante ne ha passate e superate negli anni! La paura però è rimasta: ogni visita, accertamento, intervento le procurano insostenibili ansie e malesseri.
- Signora, lei somatizza. – le dicono i medici.
Bella scoperta, almeno le insegnassero a sbloccare questo meccanismo malvagio.
Ora il monumento e la recinzione le sembrano meno maestosi e alti, ma l’emozione di ritrovarli è potente.
Da lì in su è tutto come allora. La strada in salita con i blocchetti di porfido, la badia di San Gemolo bella e triste come si conviene ad un martire decapitato Sulla destra il convento, le scuole delle suore, nel giardino ancora intatta la grotta di Lourdes con la Madonnina bianca e le mani giunte.
- Com’è kitsch! – esclama Gianna guardando la grotta in calce e cemento. – Da bambina mi affascinava, sarei stata ore a guardarla..-. E’ felice di ritrovare tutto tale e quale.
Ecco alla fine della salita la casa colonica con il grande terrazzo in legno scuro, coperto dalla tettoia, dove venivano appese le pannocchie di granoturco raccolte nel campo davanti a casa.
A questo punto Gianna lascia che l’emozione prenda il sopravvento e piange di gioia, di commozione, tutto il suo corpo vibra come fosse percorso da una scossa. Ricorda con gli occhi della memoria il giallo delle pannocchie, risente il cigolio dell’altalena anch’essa appesa alla trave del terrazzo. Quante ore trascorse su quell’altalena: da sola, in due, in tre. Federico seduto e lei in piedi sull’altalena a dare la spinta piegando ritmicamente le ginocchia. Ad ogni spinta avvicinava il bacino al viso di Federico, che sceglieva sempre quella posizione, in un inconsapevole gioco sensuale.
Davanti alla casa c’è ancora il sentiero, grigio di ghiaia, che porta alla sorgente di San Gemolo. Un posto che l’attirava per l’acqua e l’impauriva per la salma incartapecorita del Santo conservata nella cappelletta vicino alla sorgente.
Non c’è tempo per salire i sentieri della Martica per vedere se ci sono ancora i ciclamini così profumati. Sulla via del ritorno verso l’auto incontrano il cimitero. Gianna entra e, come guidata da un istinto, si dirige a destra. Una, due, tre, cinque tombe. Si ferma. E’ la tomba della sua bisnonna. La fotografia ancora nitida, il marmo in ordine. Nonna Carlotta, il pensiero è sempre più forte della realtà in lei. E Gianna la ricorda paziente sotto l’ombrellino a dirle delle viole del pensiero.
Ne cerca una in giro, la trova, anche loro sono rimaste. Ne raccoglie una con delicatezza e l’appoggia sulla tomba della nonna.
Il cerchio dei ricordi si chiude in questo gesto antico: come faceva a Rapallo, così a Ganna.
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
Rispondi