Sempre nel 1874 veniva pubblicato " Varese e suo circondario " di Luigi Brambilla.
Riporto, suddivisa in tre parti per una migliore lettura, la descrizione della Valganna:
CAPITOLO IV.
Le Valli.
Val-Gana. Una delle più amene e deliziose passeggiate pei Varesini, e pei villeggianti è quella da Varese alla Valgana, discendendo pel colle di Biumo Superiore, passando la valle d' Olona, ove vedonsi diversi opifici, e salendo sul nuovo tronco di strada, che apresi a fianco del fiumicello che scorre lungo la pittoresca valle della
Fontana degli ammalati. Chi invece vuol colà recarsi in carrozza, deve andare ad Induno, e di la, volgendo a sinistra, percorrere la bella via costrutta nel 1865, e per la quale si aprirono gallerie scavate nel sasso.
Passata appena la prima di quelle gallerie, trovasi subito in una località amenissima ed incantevole nella stagione estiva, per la frescura che vi si mantiene, alimentata da ombre ospitali e da correnti d'aria ripercosse dalle tortuosità e dai seni delle adiacenti colline e montagne. Qui esiste la così detta
Fontana degli ammalati.— Questa fontana sgorga, perenne e con grosso getto, ai piedi di un masso per una fenditura quasi circolare, e corre veloce nella sottoposta valletta, per congiungersi coll' Olona. E' un' acqua freschissima, limpida, cristallina ed assai leggiera, che bevesi con piacere e con ristoro del viandiante. Il nome dato ab antico a quel getto d'acqua, e che tuttora conserva, parrebbe indicare l'efficacia di essa a richiamar la salute in chi l'ha perduta; ma un' analisi accurata ha dimostrato che ciò non sussiste; è un' eccellente acqua, ma ha nulla a che fare collo speziale.
Sass di spoeuj. — A breve distanza della Fontana degli ammalati, a manca della strada, tra massi scoscesi di tufo, aprivansi, tempo fa, alcune pittoresche grotte, che ora sono quasi scomparse sotto il piccone demolitore, perchè le stalattiti furono trasportate ad ornare i giardini di Varese, ed ora grossı pezzi di tufo si adoperano per fabbricare. In un pertugio, che metteva in comunicazione due di queste grotte, nel 1873, furono trovate ossa umane e di bestie. Ciò diede luogo a diverse conghietture (sic): e chi volle in quegli avanzi trovarvi il fatto dell'esistenza di una vera caverna ossifera, e chi la testimonianza irrefragabile di qualche delitto perpetrato fra il silenzio di que' muscosi spechi, che per antiche tradizioni, sappiamo essere battezzati coll' appellativo di
Cà di lader.
Procedendo oltre per la strada, vedonsi altre cascatelle e maraviglie naturali. Oltrepassato alquanto la cascatella detta
Pissabò, in uno stretto seno, per cui scorre poca acqua e che si inoltra come una fenditura, presentasi il calcare con quarzo agata piromaco reso candido dall' acqua che vi scorre sopra, e che fu detto da alcuni alabastro.
Cava e miniera antica sul monte Cuseglio. - Sul versante meridionale del monte Cuseglio trovasi una cava antica di marmo stalattitico, stalagmitico e panniforme tanto bianco, quanto magnificamente è venato e trasparente.
Pare che quella cava, di data antica ed ora abbandonata, si approfondì nel masso calcare-dolomotico, che ne costituisce la soprastante roccia.
Dal lato di levante, nello stesso monte, per mezzo di assai difficile e penoso accesso, entrasi in una miniera, detta:
Val-Vassera.- < Contigua al monte Cuseglio trovasi la Val-Vassera formata dal granitoide. In mezzo a quella scoscesa valle, ad una altitudine ragguardevole, il silenzio, qualche anno fa era interrotto dal rimbombo delle mine sotterranee, dal fragore delle macchine trituratrici, e dal frastuono dei lavori degli operai ed ora dal solo mormorio di piccola corrente. La roccia, appartiene alla categoria delle ignee, e precisamente delle plutoniche od emersorie: il porfido rossiccio è il componente principale della roccia. Un po' più al di sopra della miniera, trovansi delle gallerie anguste, ma lunghe, che finiscono in una specie di caverna, le quali, dicesi, siano state praticate fino dai tempi romani. E in verità, la fuligine di cui le pareti interne son coperte, fa prova che tali scavi sono molto antichi, di tempi cioè in cui l'arte mineraria si serviva ancora del fuoco e dell'acqua, invece della polvere pirica.
< Le acque che scaturiscono in quella miniera, attraversando degli strati di solfuro di ferro, contengono in dissoluzione questo metallo, ed hanno quindi delle proprietà medicinali. Sono facilmente riconoscibili al loro sapore astringente che richiamano quello dell'inchiostro: limpide alla loro scaturigine, divengono poi torbide al contatto dell'aria, e depositano al fondo il loro principio ferruginoso allo stato di ossidazione. Quelle acque attraevano anni sono, una folla di visitatori, che loro chiedevano salute: ora sono trascurate. >
(Rivista.)
L'egregio Prof. Luigi Sironi, analizzando chimicamente l'acqua della Val-Vassera, la trovò composta di carbonato di ferro, solfato di ferro, solfato di magnesia, idrato di perossido di ferro, poco solfato di calce, lieve traccia di silice e di materie organiche. Del che ne viene che quest'acqua presenta molta analogia colla ben nota acqua di Recoaro, colla diversità che quest'ultima racchiude anche dell' acido carbonico libero.
Picco di Gana. -Il Puntone o Picco di Ganna si eleva a 990 metri sopra il livello del mare; verso la valle piomba a perpendicolo. La fatica del salire su quella vetta è compensata dalla vista che ivi si gode. Di là si può discendere nella
val Frigerio.
Gana o Ganna. - E' il paesello che dà il nome alla valle, la quale anticamente apparteneva agli arcivescovi di Milano, come lo provano le vertenze dell'arcivescovo Cassone, nel 1310, contro il Magno-Matteo per diritti da questi usurpati. Vicino al paese v'è un piccolo oratorio, detto di
S. Gemolo; e la tradizione vuole che quel santo, nipote di un vescovo oltremontano, fosse ivi trucidato, nel 1047, per mano di certo Ubaldo Rossi. Quel che è certo si è, che fin dal 1095 tre preti solitari vi celebravano la festa di quel santo. Si vedono ancora gli avanzi del chiostro in cui que' preti si erano ritirati, abbracciando, coll'approvazione dell'arcivescovo Arnolfo, l' istituto benedettino secondo la riforma di Cluny. Sotto l'oratorio di S Gemolo v'è una sorgente, l'acqua della quale era ritenuta, ne' tempi passati mezzo potente a far`discendere la pioggia sui campi arsi dalla siccità. Perciò qui venivano a prenderla i credenti da tutta la Lombardia, e perfino dal Piemonte o dal Genovesato. Le offerte, che venivano fatte a tal uopo, erano uno dei principali proventi dei Priori di que' frati.
Una nota, fatta nei registri parrocchiali da un Priore, ci ricorda che presso i monaci Benedettini o Cluniacensi di Gana eravi un gran libro di memorie, cui però egli non vide, e conchiude
magari l'avessi veduto, (utinam vidissem).— S. Carlo soppresse i frati, col consenso di Pio IV, i loro possessi furono convertiti in commenda a favore del Cardinale Medici, il quale donò que' beni all'Ospitale Maggiore di Milano, deve anche oggidì provvedere alla cura di quella parrocchia. Nella torbiera di Gana e nel fondo del suo laghetto furono trovati residui di piante scomparse affatto dalla valle.
Lago di Ghirla.— Continuando la via verso Ghirla, si costeggia il lago di questo nome, formato dal fluente
Margorabbia. Esso nella sua angustia e nell'aspetto severo del ridosso delle montagne ti presenta un quadro bello.
Ghirla — frazione di Gana. Fu abbellito dopo la riattazione della strada provinciale ordinata dall'Imperatore Francesco I.— Le fucine di ferro, la fabbrica di maiolica e terraglie , furono visitate dall'Arciduca Raineri, Vicerè del regno Lombardo-Veneto. Sotto la gradinata della Chiesa, in una specie di calcare, contenente delle parti silicee, furono trovati dei petrefatti, che alcuno volle dirli di animali marini. Sopra Ghirla, nel luogo detto la
Val Bogione, vedonsi il calcare ed il granitoide attiguo l'uno all'altro. Tutti i monti circostanti sono importanti pel geologo, ed ad ogni tratto incontransi massi erratici anche di grossa mole, interessanti e rari.
Marzio.— Piccolo paesello che ha tutte le case coperte di schisto lamellare, e nel quale ebbero origine le due famiglie Maffei e Menefoglio. L'acqua della fontana pubblica di Marzio nasce in terreno siliceo.
In Marzio sonvi due altre fontane d'acqua, dette l'una del
Bogione, l'altra del
Fontanino. Dall' analisi chimica di quelle acque, fatta dal cavaliere Dott. Righini Giovanni, chimico farmacista in Novara, risulta che esse contengono cloruro di calcio, cloruro di magnesio, acido silicico, e la prima solfato di calce, la seconda carbonato di calce. Per la loro composizione sono dunque atte a promuovere le orine.
Continuando per la strada provinciale, da Ghirla si entra nella
Val-Marchirolo.— La valle di Marchirolo sta fra l'emissario del lago di Lugano e quello del laghetto di Ghirla; ed è abbellita dal ridente aspetto di varie collinette feconde, che danno buon raccolto, quando i freddi venti dell' est colle brine non lo sperdono. Il suolo di alcuni monti di questa valle sono formati dallo schisto micaceo, e gli altri da calce magnesifera, da porfidi, da graniti, da alterazione porfirica o falso porfido, da breccia di transizione, da arenaria, da puddinghe, ecc. ora immediatamente unite, ora con frapposte altre materie.
Le materie d'alluvione di queste sponde non è a dubitare essere pervenute dal trasporto delle acque in direzione da nord a sud, le quali, ritirandosi in modo violento ed agitato, lasciarono seni ondulati.
La valle di Marchirolo]o, posta fra due sponde di monti che sovrastando la circondano, si dirige da nord-nord-est all'ovest,inclinando verso sud-ovest. E' lunga circa quattro miglia, e la sua larghezza varia dalle tre miglia alle sue estremità, fino a mezzo miglio nel centro.
La sua superficie è di metri 833, 283. Gli servono di confine, colle altre valli circostanti, vallette ed acque. Dalla Svizzera vien divisa mediante il lago di Lugano, e dall'emissario suo, il fiume Tresa. L' acque, che scaturiscono sotto il paese di Marzio, e che vanno a gettarsi nel lago di Lugano, il letto delle quali chiamasi
Valmusagra, e le acque che nascono sopra Marzio, e che scorrono per la valle, detta Bogione, servono a dividere la valle stessa dalla pieve d'Arcisate. Queste ultime acque vanno a unirsi a Ghirla coll'emissario del lago omonimo, servendo così di confine colla Valganna; e dopo un corso di un miglio circa, esse scompaiono per un quarto di miglio, ricomparendo poscia sulle alture sopra Ferrera, dove si uniscono alla
Rancina formando la Margorabbia, che è il limite della Valcuvia. La Margorabbia riceve in seguito il torrente
Grantorella, che serve di confine colla Valtravaglia, e, scorrendo per circa tre miglia, si unisce poi alla Tresa, quasi in vicinanza della foce di questa nel Verbano.
La Tresa pure riceve le acque del torrente
Vallone, che scorrono al nord della valle di Marchirolo, discendendo dai monti di Viconago e di Montegrino. Al nord-ovest della valle, tra i due anzidetti monti, ha principio la valle detta
Nave, dove scorre il torrente Grantorella suddetto, così chiamato perchè passa da Grantola, prima di gettarsi nella Margorabbia. I monti, posti al nord di questa valle, e che vanno continuando al nord-ovest, formandone la sponda, prendono il nome dai rispettivi paesi ai quali appartengono, cioè di Viconago, Arbizzo, Marchirolo, Cugliate, Fabiasco, e terminano con monticelli di disputata vulcanicità. Ai menzionati paesi va aggiunto Cremenaga, posto alle falde del monte Montegrino, in vicinanza della Tresa.
Metalli. —Le materie di trasporto, cagionate dalla decomposizione delle Alpi, non abbondano che di piriti ferruginose, le quali pure si decompongono facilmente. Trovansi ossidi diversi di ferro, che per la loro affinità coll'acqua passano allo stato di ferro idrato. Talvolta nelle sabbie trovasi del ferro attirabile dalla calamita, e del ferro solfurato, in pezzi voluminosi, misto talvolta con qualche traccia di manganese e di silice. Nella prateria, che forma il letto della Tresa, vedesi della
galena argentifera, trasportata dalle acque che corrono in vicinanza delle miniere di Viconago. Alcuni ritengono che, anche sotto materie di trasporto, possano esserci strati auriferi. In un piccolo torrente, che dal paese d'Astano, in Isvizzera, passa tra Ponte Tresa e Luino, trovansi alcuno pagliette d'oro, le quali, trascinate con forza nella Tresa, che precipita di lì a poco con un salto di 30 metri circa nel lago Maggiore, entrano in questo, e forse passano nel Ticino.
Le miniere di galena argentifera, e specialmente quella chiamata
Argentiera, sembra che fossero scavate fin dai tempi dei Romani.
Ha osservato in proposito il sig. Brocchi, che in una antica abitazione d'Argentiera, posta in vicinanza della valle, ove esiste la miniera, per alcuni indizii si può arguire esser colà state erette le fornaci ed i lavatoi. Quantunque manchino fondamenti sicuri per poter asserire che questa miniera fosse nel numero dei filoni metallici; ceduti dall'Imperatore Federico Barbarossa ai
Vescovi di Como, come rilevasi dal diploma datato da Ravenna nel 1231, e pubblicato dal Tatti ne' suoi Annali di Como, pure il nome, che ancora conserva, di Galleria dei Vescovi ci fa presumere che pur essa vi fosse stata compresa; e tal nome si mantiene tuttavia per distinguere quella galleria dalle altre formate posteriormente.
Nel 1804, i sigg. Odmarck, Rossi e Paulin, proprietari dell'argentiera, dopo aver organizzato i necessari edifizi per lavorare i metalli, diedero principio all'escavazione. Coi loro forni lavoravano anche il ferro, che veniva colà trasportato dalle cave di Brinzio. Vedonsi ancora, in uno stato deplorevole, gli avanzi degli edifizi, dei forni, ecc. che dovettero abbandonare per le ingenti spese. Negli anni 1812 e 1813, in sei mesi di lavoro, trentacinque operai, pagati in ragione di 36 soldi di Milano al giorno, scavarono 11000 libbre piccole di galena argentifera. Dopo la miniera fu abbandonata, essendosi speso, nello spazio di otto anni, circa un milione di franchi.
fine prima parte