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Fernando Torreggiani "Giusto tra le Nazioni"

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gigilugi
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Località: Milano, ma il DNA è marchirolese al 75%

Fernando Torreggiani "Giusto tra le Nazioni"

Messaggio da gigilugi »

Anche Gallarate ha un proprio “Giusto tra le Nazioni” il cui nome è inciso a futura memoria sulla Stele d’Onore nel Giardino dei Giusti dello Yad Vashem di Gerusalemme, il Museo dell’Olocausto che ricorda, in Terra d’Israele, le Vittime della Shoà ma anche quanti si prodigarono per salvare le vite di tanti ebrei innocenti durante i terribili giorni della Seconda Guerra Mondiale.
Fra questi ultimi, dunque, dal 2001 è ricordato anche Fernando Torreggiani (1886-1967), cittadino gallaratese milanese di nascita, artigiano orafo molto apprezzato, insegnante nelle scuole pubbliche e, negli anni della Seconda Guerra, partigiano cattolico che, nel dicembre 1943, non esitò a nascondere nella propria casa di Marchirolo una famiglia di ebrei ferraresi, assistendoli quindi in una rocambolesca fuga verso la Svizzera; episodio che avrebbe potuto sconvolgere il tranquillo "menage" familiare ed esporlo a rappresaglie feroci.
Dopo la Liberazione, secondo un costume mai tramontato, parecchi si arroccarono sul carro del vincitore, rivendicando veri o presunti meriti antifascisti, ma la storia di Torreggiani è stata per lungo tempo poco nota ai più, anche per via della riservatezza mantenuta dallo stesso e dalla sua famiglia dopo la fine della Guerra.
Tuttavia, chi sapeva e riteneva doveroso che il protagonista di tale episodio venisse in qualche modo onorato, ha potuto ottenere nel 2001 che l’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto deliberasse l’attribuzione della medaglia d’oro di Giusto tra le Nazioni a Fernando Torreggiani, nel frattempo deceduto.
Così, il 5 dicembre 2001, presso la Sala Comunale di Gallarate, si è tenuta la cerimonia pubblica in cui l’onorificenza è stata assegnata alla memoria dell’orafo, alla presenza della figlia Emilia, dei nipoti, di Anna Rossi - che ha portato la propria testimonianza in ricordo di quanto accadde alla sua famiglia aiutata da Torreggiani - e di Tibor Schlosser, consigliere d’Ambasciata di Israele a Roma che, nel proprio intervento ha definito Torreggiani “un angelo”.
La vicenda ricordata durante la cerimonia aveva come protagonista la Famiglia Melli-Rossi composta da Nelda e Giulio Melli, la figlia Carmen, il marito di questa, Mario Rossi e i loro due figli adolescenti Anna (15 anni) e Gianfranco (12 anni).
«Eravamo arrivati a Cesenatico da Ferrara, la nostra città - racconta Anna Rossi, che allora era una ragazza di 15 anni in fuga dalla barbarie dei nazisti - ma non potevamo scappare a sud perché c'erano troppi tedeschi. Un nostro amico, Remo Bianchi, conosceva un figlio di Fernando Torreggiani e ci fece sapere che potevamo andare da lui per scappare in Svizzera. Ci ospitò a Marchirolo, a casa sua, ed eravamo in sei. Se ci avessero scoperto ci avrebbero fucilati tutti, ma lui non si fermò di fronte al pericolo. Il giorno dopo, era il 15 dicembre 1943, partimmo in tre gruppi per il valico di Ponte Tresa, ma qualcuno fece la spia e fummo bloccati dai nazisti. I nostri genitori e i nonni riuscirono a nascondersi, ma io e mio fratello fummo arrestati, interrogati dai tedeschi nel comando di Villa Concordia a Varese e infine portati in un convento di suore», (le suore della Casa di S.Giuseppe di Varese) con l'obbligo di una attenta sorveglianza.
«Furono momenti terribili - racconta Suor Regina Zocchi, all'epoca giovanissima religiosa della Casa S.Giuseppe - me lo ricordo ancora e oggi rivedo quella bambina di allora».
«Io mi ricordavo il numero di telefono di Torreggiani - continua ancora Anna Rossi - e convinsi una suora a chiamare. Il giorno dopo venne il figlio, mi vide, ma non disse nulla e scomparve. Allora mi colse la disperazione, ma la stessa notte tornarono Fernando e dei partigiani, convinsero le suore a lasciarmi andare, sotto la minaccia delle armi mi dissero in seguito, e mi portarono a Luino, dove in un'osteria c'erano degli altri partigiani e i miei familiari che mi attendevano».
«Intanto noi facevamo finta di chiamare aiuto - aggiunge suor Regina - ma sapevamo che avevano tagliato i fili del telefono, solo volevamo lasciar loro il tempo di scappare senza essere accusate di aver favorito la fuga».
Nella notte tra il 17 e il 18 dicembre la colonna partigiana fa espatriare in Svizzera tutta la famiglia, mentre il nonno viene caricato sulle spalle di un volontario per ben 13 ore di cammino.
Questo episodio era stato raccontato in maniera molto romanzata dal periodico ufficiale dell’Azione Cattolica nel maggio 1945, ma oggi viene restituito alla memoria anche dal racconto diretto di Anna Rossi, la ragazzina che si salvò grazie al coraggio fuori dal comune di un comune cittadino che mise a repentaglio con i suoi compagni la propria vita per non permettere che l’orrore e l’ingiustizia della guerra avessero il sopravvento.
«Una storia appassionante di solidarietà, un segno di passione a favore della vita» il commento del sindaco di Gallarate Nicola Mucci.
Il Consigliere d'Ambasciata Schlosser, certo alludendo all'arcangelo Gabriele che guida Tobia nel periglioso viaggio, ha definito Fernando Torreggiani "un angelo" ed ha ricordato che in Italia la percentuale degli ebrei scampati all'olocausto grazie a questi "angeli" è molto alta, mentre in altre nazioni a noi vicine, è un'irrisoria minoranza.
Il nome di questi Angeli è inciso sulla Stele d'onore nel Giardino dei Giusti, presso lo Yad Vashem di Gerusalemme e ci esorta a sperare che, anche in tempi bui, ognuno ritrovi e sappia esprimere le energie migliori del suo animo.


Fonte: sito comune di Gallarate e Varesenews


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paoric
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Re: Fernando Torreggiani "Giusto tra le Nazioni"

Messaggio da paoric »

Grazie per questo particolare contributo che invita certamente a riflettere su molte cose.

Paolo
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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