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IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA

Raccontiamo in questa sezione, le storie più particolari della nostra Valle sia di oggi che di ieri....

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gigilugi
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da gigilugi »

FERVORE DI VITA E DI LAVORO AL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING

TUTTI gli anni, da che il Villaggio è sorto, la Presidenza del Touring e la Commissione amministratrice chiamano nel mese di settembre gli amici e gli ammiratori della Colonia alpina ad una festa intima per il battesimo delle opere nuove che annualmente vi sorgono, dovute all’affetto e all’interessamento di cuori buoni e generosi. E amici e ammiratori non mancano mai all’invito, perchè sanno che lassù li attende una giornata buona, di quelle che lasciano nell’animo un ricordo che non si cancella; una giornata vissuta in comunione di spiriti, tra il sorriso del cielo e quello dei fanciulli che nel nostro Villaggio attingono salute, vigore e fede nella bontà della vita.
E anche il 23 settembre scorso vide riunite tra le belle casette alpine parecchie centinaia di persone: Autorità, Consiglieri e Soci del Touring, Membri della Commissione amministratrice, direttori del Turismo Scolastico, escursionisti e valligiani in buon numero di Ganna e di Cugliate, pei quali il Villaggio è oramai familiare, e vi salgono sempre con piacere e con entusiasmo, sicuri di trovarvi sempre qualche cosa di nuovo, che ne aumenta la bellezza e la poesia.
Nei giorni che precedono la festa, il ritmo di vita della Colonia si accentua, diventa febbrile. Ciascuno ha un còmpito suo particolare cui attende con amore e con zelo. Il Villaggio è sempre un modello di pulizia, ma nel giorno fissato per la festa ogni cosa vi deve essere perfetta. Ed ecco gli operai dare gli ultimi tocchi alle costruzioni che si dovranno inaugurare, ecco i direttori del Turismo scolastico improvvisarsi giardinieri, boscaiuoli, orticoltori, e percorrere i viali e i sentieri decine di volte perché tutto si presenti nel modo e negli aspetti migliori. Le buone affettuose mammine ammoniscono i fanciulli e le bambine che in quel giorno dovranno essere ancora più buoni del solito; una di esse ne addestra una ventina agli esercizi di ginnastica ritmica, alle danze classiche, ai canti della Montagna e della Patria, per offrire agli invitati un saggio di ciò che sanno fare la fede, l’amore, la devozione per l’infanzia che non può chiedere alla vita altre gioie o altri sorrisi.
Ed ecco in tutti i cuori una preoccupazione che non si palesa, ma che assilla; una tema che non traspare ma che pesa su tutti come un incubo, fino all’alba del giorno ansiosamente atteso, allorché il cielo sereno e la visione meravigliosa della catena alpina, che si accende e indora nella gloria del sole, dissipano ogni timore e ridanno la tranquillità e la gioia agli animi turbati.
Perché il nostro Villaggio bisogna vederlo nella luce radiosa di una giornata serena, quando è tutto un prodigio di colori e di luci, quando ogni edificio racconta la sua piccola e breve storia, una storia che è uguale per tutti: la sorpresa, la gioia, l’entusiasmo di un visitatore; un palpito del suo cuore generoso che si trasforma in cosa concreta, la quale viene offerta al Villaggio con umiltà e devozione, e che sarà a sua volta sorgente di ammirazione e darà a sua volta vita a nuove offerte. Questa è la storia del Villaggio alpino del Touring, questo è il segreto della sua bellezza e della sua fama.
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Così sono sorti - con la sorveglianza vigile e affettuosa dei coniugi Bertarini, cui il Touring offerse il 23 settembre una medaglia d’oro, doveroso riconoscimento di otto anni di fedele e devota collaborazione – tutti gli edifici che compongono il ridente Villaggio: così nacque tutto quanto lo abbellisce e lo avvolge di una luce di poesia e di fede che commuove quanti salgono a visitarlo. Così nacquero le villette (coi contributi dei comm. Richetti e Ponzoni, del comm. Marco De Marchi, presidente dall’origine della Commissione amministratrice del Villaggio, dell’ing. Nino e della signora Mary Rosetti in memoria della loro figlia Lidia, dei compianti dott. Pietro Arganini e ing. Emanuele Jona, ecc.) dove i piccoli ospiti si ritirano stanchi la sera per il buon sonno riparatore; il grandioso Refettorio con tutti i servizi di cucina, con le guardarobe, i bagni e le docce; il bellissimo Arco d’ingresso, dedicato a Federico Johnson, opera del defunto architetto Arnaldo Gardella, che con l’ing. Italo Vandone iniziò la costruzione del Villaggio.
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Così nacque la piccola, gentile Cappelletta, ideata e sorvegliata da Cario Morani, davanti alla quale i fanciulli ascoltano una volta la settimana, con la Santa Messa, le semplici e buone parole del parroco Don Giuseppe Cantoni; e il Crocefisso atesino, lungo il viale dedicato a Giovanni Chini, cui la Colonia deve il magnifico bosco che la circonda e la protegge. Così sorse il superbo Ospedaletto offerto dal comm. Johnson alla memoria di un grandissimo suscitatore di energie e assertore di italianità: Luigi Vittorio Bertarelli. Se l’Ospedaletto, che domina dall’alto il Villaggio, non ha mai ospiti, perchè la salute regna sovrana nella Colonia, serve però egregiamente agli studi e alle osservazioni sulla fisiologia dei fanciulli in montagna, cui attende il dott. cav. Alfredo Albertini, con quella competenza e quell’entusiasmo che fanno di lui uno dei collaboratori più preziosi del Villaggio.
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Così nacque l’impianto del telefono, con il collegamento di tutti i fabbricati e col fondovalle, dovuto alla signora Elvira Bertarelli, e che è di inestimabile aiuto al regolare e alacre funzionamento della vita della Colonia; e il grande impianto aereo della luce elettrica., che si dirama a tutti i fabbricati e a tutti gli ingressi, creando un’oasi di luce nel grande silenzio notturno della montagna. A quest’impianto contribuirono generosamente la Società Varesina per le Imprese elettriche, con la palificazione e le linee esterne; la Ditta Gismondi e C. con l’impianto delle linee interne e con gli apparecchi di illuminazione: il tutto, con la vigile assistenza e sorveglianza del rag. Mario Taccani, che il Villaggio annovera fra gli amici più fedeli e più devoti. Così venne iniziata la costruzione della cinta, con la rete metallica offerta dalla Ditta Origoni e C., e coi paletti donati dal comm. Emilio Pozzi. Così nacquero il Parco Umberto Gavirati, il Poggio Maria Teresa Johnson, la Piazzetta Umberto Grioni, il Largo Marco De Marchi, il Piazzale Benito Mussolini, la Salita Arnaldo Gardella. Perchè il Villaggio è oramai così vasto e complesso da richiedere una precisa designazione di tutte le sue piazze, strade e sentieri: il che permette anche alla Commissione di ricordare, se non tutti almeno in parte, coloro che hanno contribuito e contribuiranno alla sua costruzione e al suo sviluppo.
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Nella tradizionale festa dello scorso settembre si inaugurò la Capanna S.I.L.V.A. disegnata dall’architetto Sandro Carnelli sui modelli delle antiche baite della Valle Formazza. Per quanto adibita al deposito dei 500 quintali di legna occorrenti per la gestione invernale, si volle che essa rispondesse nelle linee esterne al criterio di massima che presiede alla costruzione del Villaggio, per il quale tutto quanto viene offerto agli occhi dei nostri piccoli ospiti deve suscitare un’impressione di bellezza e contribuire così indirettamente a quella educazione spirituale che, nella Colonia del Touring, si accompagna, integrandola, all’assistenza materiale.
La Capanna Silva è sorta con le offerte di alcuni amici del Villaggio e col fondo di una piccola Società alpina, costituitasi alcuni anni or sono fra i Direttori del Turismo scolastico, che ebbe vita breve ma non inutile, poiché alimentò nei giovani, guidati alle prime escursioni in montagna, l’amore per le sane fatiche dell’alpe.
Venne pure inaugurato un terzo ingresso, a valle, pel quale hanno accesso al Villaggio tutti quelli che non dispongono di un’auto. Vi accedono per i primi, nell’inverno e nell’estate, i nostri piccoli, e la prima visione che viene loro offerta è quella di un’artistica Cappelletta, costruita dal capomastro Gaetano Zanzi su disegno dell’architetto Ferdinando Tettamanzi, con una gentile Madonna che tiene in grembo il Fanciullo divino, dipinta dal pittore Ravanelli. Sotto l’affresco è inciso un verso di Giovanni Camerana: E nei secoli eterni eterna regna. Dopo averla creata, questa triade di amici del Touring ne ha fatto dono al Villaggio.
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Per tal modo, gli ospiti e i visitatori, da qualunque parte accedano alla Colonia, hanno subito la percezione dell’ambiente che li attende: un ambiente nel quale tutto concorre a dare riposo e tranquillità allo spirito, e, soprattutto, a trasfondere nell’animo delle piccole creature, che vi salgono ignare di ogni gioia e di ogni sorriso, la speranza e la fede in un migliore destino.

*
**

Ma un nuovo gioiello sta per aggiungersi ai molti di cui si adorna il Villaggio del Touring.
Già in altre pagine parlammo del primo tentativo di una Colonia invernale a scopo antitubercolare, del magnifico successo ottenuto, dei superbi risultati conseguiti. Trenta giovani creature, scelte fra le più gracili e le più bisognose, strappate alle malsane abitazioni delle baracche e dei tuguri, trascorsero al Villaggio i tre mesi dell’inverno e fecero ritorno alle famiglie in meravigliose condizioni di salute fisica e spirituale. E queste creature poterono riprendere senza disagio i loro studi, perchè al Villaggio una buona e affettuosa mammina, una delle molte che salgono lassù a continuare nei mesi di riposo la loro nobile missione educatrice, seppe loro impartire l’insegnamento necessario ad evitare la perdita di un anno di scuola.
Ma questo insegnamento, al quale il prof. Angelo Sichirollo, Vice-Direttore delle Scuole Elementari di Milano, aveva dato tutta la sua affettuosa e preziosa assistenza, si era svolto in una sede poco adatta. Il grande salone adibito a Refettorio aveva pure servito da aula scolastica: un’aula grandiosa, piena di luce e di sole, ma senza tutto ciò che è indispensabile al regolare funzionamento di una scuola alpina modello. Ed ecco il dott. comm. Gerolamo Serina, Consigliere e membro della Direzione Generale del T. C. I., al quale il Villaggio già deve i suoi due grandiosi serbatoi idrici, che nei mesi di magra delle sorgenti alpine gli consentono la riserva preziosa di centomila litri di freschissima acqua, ecco il comm. Serina offrire anche la Scuola: un magnifico edificio che sta sorgendo mentre si svolge il secondo esperimento di Colonia invernale, in prossimità dell’Ospedaletto al quale sarà unito da un bellissimo viale. L’architetto Tettamanzi ne è l’ideatore; il capomastro Gaetano Zanzi, che oramai ha fatto del Villaggio la sua seconda casa, lo costruisce. Sarà pronto per la festa del settembre, che quest’anno assumerà per conseguenza un’ importanza speciale. Ne prenderanno possesso i nostri piccoli nell’inverno del 1930 e di essi, se non verrà meno l’aiuto dei buoni, verrà aumentato il numero, perchè le aule saranno capaci di almeno cento alunni. Dalle ampie finestre, essi, studiando, godranno la visione stupenda delle Alpi; contempleranno i meravigliosi tramonti delle giornate serene, quando l’orizzonte sembra riflettere i bagliori di un colossale incendio che avvampi al di là di ogni confine della terra e del cielo.
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Da quelle aule, i piccoli alunni attingeranno veramente, nei bei panorami lombardi, sensi d’italica patria pel loro santo domani, come è detto nell’epigrafe di Giovanni Bertacchi, che sta su di una lapide, nell’interno del Refettorio.
La Scuola Gerolamo Serina sarà attrezzata secondo i più moderni sistemi, risponderà in tutto e per tutto alle più rigorose esigenze dell’igiene. Avrà una sala per le insegnanti, un vestibolo pieno di aria e di luce, e un grande locale destinato alla raccolta del materiale didattico. Avrà anche un laboratorio per la Direzione del costruendo giardino alpino.
Un comodo sentiero, staccantesi dal Viale Giovanni Chini, condurrà alla Scuola Serina e, passando per il Poggio Maria Teresa Johnson e la Salita Arnaldo Gardella, si allaccerà al Piazzale Benito Mussolini, costituendo nell’insieme una magnifica arteria la quale consentirà agli ospiti di visitare progressivamente, da valle a monte, l’intero Villaggio.
E qui ci fermiamo perché desideriamo riservare qualche sorpresa agli amici che saliranno al Villaggio il giorno 22 del prossimo settembre.
Nel prendere commiato dai nostri cortesi lettori ci sembra di udire sussurrare una frase che già altre volte fu mormorata lassù da qualche visitatore, sorpreso e commosso davanti ad una realtà che superava ogni previsione.
— Ma non si esagera nel bello, al Villaggio alpino del Touring?
— No, amici e benefattori; non si esagera affatto. Anzi il Villaggio deve diventare sempre più grande, sempre piè bello.
Perché — ha detto la persona che lassù fa da mamma a tutte le piccole creature e alle stesse giovani mammine che ne hanno il governo — il Villaggio alpino del Touring deve essere di esempio al mondo ed insegnare che il bene va fatto generosamente, signorilmente, come lo sanno fare gli Italiani.

MARIO TEDESCHI.

Articolo tratto da "Le Vie D'Italia", numero di febbraio 1929
Ultima modifica di gigilugi il lun nov 17, 2008 11:38 am, modificato 1 volta in totale.


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gigilugi
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da gigilugi »

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UN ASILO DI SERENITÀ E DI LETIZIA
IL VILLAGGIO ALPINO DELLA C.T.I.

Il Villaggio Alpino, creato dalla Consociazione per l’assistenza all’infanzia povera e gracile, compie il suo ventesimo anno di vita. Eppure molti soci ne ignorano l’esistenza. Ne abbiamo la prova in molte lettere che accompagnano l’invio di quote di associazione o di abbonamento alle Riviste, o di somme per l’acquisto di pubblicazioni, le quali terminano dicendo di lasciare l’eventuale margine disponibile al Sodalizio perché lo destini a un’opera di bene. Dunque, quei soci ignorano che esiste una Colonia assistenziale della C.T.I., che da venti anni ospita, nei mesi estivi e invernali, bambine e maschietti di famiglie poverissime, per restituirli rinvigoriti spiritualmente e fisicamente.
E allora vediamo di riassumerne brevemente le origini e gli sviluppi.
Finita la Grande Guerra con l’improvvisa fulminea vittoria, la Consociazione si trovò in possesso di ottantamila lire, residuo del fondo raccolto fra i soci e convertito in doni, offerti ai Combattenti nei vani settori del Fronte. Allora la Consociazione pensò di acquistare una piccola baita in qualche località alpina, per condurvi ogni anno una ventina di Orfani di Guerra a ricuperare vigore e salute. «Premiare i padri nei figli — come disse Giovanni Bertacchi — in quelli, almeno, tra i figli le cui gracili membra invocano i farmachi elementari della perenne natura».
Ma poiché anche per una modesta baita il fondo disponibile non bastava, venne aperta una sottoscrizione fra i soci del Sodalizio. La sottoscrizione fruttò in pochi mesi oltre mezzo milione. Allora l’idea subì una radicale trasformazione: non più la piccola baita, ma un Villaggio completo, con tutto quanto poteva assicurarne la vita materiale e spirituale: un Villaggio riservato esclusivamente alle piccole creature senza gioia e senza sorriso, dove esse potessero vivere alcuni giorni felici, forse i soli giorni felici della loro dura esistenza.
«L’Italia — disse ancora il Bertacchi — che portò in alto la guerra, più in alto d’ogni sua armata sorella, porti in alto anche la sua pace».
Così è nato il Villaggio Alpino della Consociazione Turistica Italiana, in Val Ganna, a mille metri di altezza, in prossimità della vetta del Monte Piambello (m. 1129).
Creazione di bontà e di fede, che esalta e commuove chiunque la visiti e vi trascorra un’ora della sua vita. Opera che in venti anni si è arricchita di tutto quanto hanno potuto profondervi l’affetto e la devozione di cuori buoni e generosi; perché, è bene dirlo subito, il Villaggio è sorto bensì per iniziativa e sotto l’egida della Consociazione, ma ogni cosa, dalla più modesta delle suppellettili al più grande degli edifici, è un dono offerto da chi ha voluto contribuire a dare forma concreta a una benefica iniziativa, che, per essere di portata forzatamente regionale, non poteva e non doveva gravare in alcun modo sui bilanci del Sodalizio.
Un sogno, dunque, che fu tradotto in realtà concreta da soci e amici della Consociazione, ai quali essa deve la luce di bontà e di fede onde il Villaggio vive nel cuore de’ suoi piccoli ospiti.
Appena varcata la soglia del monumentale ingresso, dono di Federico Johnson, il primo benemerito Direttore del Sodalizio, i bimbi hanno l’impressione di incominciare a sognare. Tutto quanto li circonda è stato creato per la gioia dei loro occhi e per il conforto del loro spirito. Bisogna vederlo per comprendere la suggestione che il Villaggio Alpino esercita sulle piccole anime infantili.
All’ingresso, ideato da Arnaldo Gardella con quel sentimento squisito di artista che egli sapeva trasfondere in tutte le sue opere, segue il viale Giovanni Chini, che ricorda il primo benefattore del Villaggio, il donatore del magnifico terreno sul quale esso sorge.
Dal viale Giovanni Chini si ammira una fuga di villette e di piante, piena di grazia e di poesia. Dopo pochi passi, ecco un Crocifisso: viene da Ortisei, da una di quelle scuole di scultura nel legno che hanno reso celebre in tutto il mondo la Val Gardena. Accanto al Crocifisso si soffermano i bimbi nelle prime ore del mattino o lungo il giorno, al ritorno da qualche escursione, per una preghiera sommessamente mormorata, che alimenta nei piccoli cuori la fede nella bontà della vita.
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A destra del viale Chini si incontra il primo edificio del Villaggio: è la Villa Mario Pandini, che un padre, il cav. Giulio Pandini, ha offerto per onorare la memoria di uno dei suoi figli, caduto eroicamente a venti anni su quota 144 del Carso, dopo avere, con entusiasmo e sprezzo della vita, trascinato all’assalto il suo plotone, animandolo con l’esempio alla lotta, come dice la motivazione della medaglia d’argento assegnata alla sua memoria. Il suo busto, in bronzo, sta nel centro del vastissimo portico, trasformato due anni or sono in una bellissima galleria. E ogni mattina i fanciulli, guidati dalle loro mammine, adornano il busto coi fiori del Villaggio.
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Di fronte alla Villa Pandini il viale si allarga in un’Esedra, protetta da ombrosi faggi e offerta da un gruppo di soci del Centro Alpinistico Italiano alla memoria dell’ingegnere Giuseppe Sichirollo, un amico devoto del Villaggio, ove aveva impresso i segni della sua genialità costruttiva nella Casa dei Custodi, di pretto stile valdostano.
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Oltrepassata l’Esedra, ecco il Giardino Alpino Rosa De Marchi Curioni, offerto dal marito dottor Marco De Marchi, che fu in vita uno dei collaboratori più assidui della nostra Opera di bene e che, morendo, volle farle dono di una bellissima villa per il riposo dei piccoli ospiti, che porta oggi il nome suo e della sua signora.
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Di fronte al Giardino, al quale i professori Ernesto Allegri e Luigi Fenaroli dedicano, nei giorni di riposo, le cure più assidue, si ammira un piccolo monumento dello scultore Avogadri: «Mammina». Una fanciulla stringe al petto il piccolo fratello, quasi a proteggerlo da un pericolo imminente. È il simbolo del Villaggio, perché, dice il commento di Giovanni Bertacchi,

SICURA ENTRERÀ NELLA VITA
LA FANCIULLEZZA QUI ACCOLTA,
CHE SA DI OGNI PICCOLO COMPAGNO
CREARSI UN FRATELLO D’AMORE.
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Ed ora entriamo nel piazzale Umberto Grioni (i nomi delle piazzette e dei viali ricordano i sostenitori del Villaggio, fra i più fedeli e devoti). È questo il centro del Villaggio in cui, più che altrove, la vita batte il suo ritmo gaio, pulsante, veloce. Qui, all’ombra di tre betulle, la fontana alpina, disegnata da Carlo Morani, fa udire il suo tranquillo mormorio. «Canto la vita pura e limpida di Pietro Fontana Roux», dicono le parole dettate da Avancinio Avancini e incise su una delle lastre di granito che compongono l’ottagono della vasca.
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Dal piazzale Umberto Grioni si accede alle tre villette che, con la villa Mario Pandini, offrono il riposo notturno ai piccoli ospiti. Nel mese di luglio una prodigiosa fioritura invade i muri e i colonnati, dalle radici ai culmini, e fa di ogni villetta una dimora profumata e incantata.
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Il piazzale Umberto Grioni è limitato a nord dal Refettorio e dalla Casa dei Custodi. Nel Refettorio, una sala vastissima, capace di 150 posti, che costituisce il centro di un edificio grandioso, nel quale si trova tutto quanto serve alla vita fisica delle piccole creature, è una grande lapide con l’epigrafe di Giovanni Bertacchi, che riassume in una mirabile sintesi le origini e gli scopi del Villaggio:

AUSPICE
IL TOURING CLUB ITALIANO
LE OFFERTE PEI COMBATTENTI D’ITALIA
SOPRAGGIUNTE DALLA VITTORIA
CREARONO QUESTO ASILO DI BENE
OVE I PICCOLI OSPITI RESPIRINO
NELL’ARIA IL VIGORE — NELLA LUCE LA FEDE
NE’ BEI PANORAMI LOMBARDI SENSI D’ITALICA PATRIA
PEL LORO SANTO DOMANI

Nel piazzale Grioni trovasi ancora una graziosa costruzione in legno, sul tipo di certe caratteristiche baite formazzine e vallesane, destinata a deposito di legna. È dono di alcuni amici della Consociazione e del C.A.I., amanti della montagna, e riassume nel nome, secondo il linguaggio delle sigle, il motto che li unisce nelle loro salite: Silva: Sulle italiche libere vette alpine.
Dal piazzale Grioni si passa al Largo Marco De Marchi. Da un altissimo pennone, che saetta diritto da un piedestallo di roseo granito, sventola il tricolore, dono della signorina Erminia Barberis, il cui fratello dettò le parole che si leggono sul piedestallo:

PERCHE’ NELLA SUA VISIONE
L’ANIMA DELLA FANCIULLEZZA
SI TEMPRI ALLE GLORIE DELLA PATRIA.
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Dal Largo De Marchi si passa nel Piazzale Benito Mussolini, il punto più bello di tutto il Villaggio. A sinistra, la bellissima Villa Rosa e Marco De Marchi, ideata da Carlo Morani, per il riposo dei bimbi, ove ha pure sede la Direzione della Colonia.
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Nel centro, una stupenda betulla piega a terra i suoi esili rami e crea nell’estate un’oasi di ombra e di frescura. A destra, un busto in bronzo ricorda il secondo Presidente della Consociazione, il professore Giovanni Bognetti.
La Scalea Camillo Magnocavallo conduce alla parte alta del Villaggio, la quale ha inizio con la Cappelletta: un gioiello della Colonia. Ha la carezza delle rose che ne adornano i fianchi. Carlo Morani la disegnò prendendo a modello le piccole e gentili cappelle che si incontrano sui monti, care ai vecchi alpinisti, ai quali ricordano la fede animatrice dei pionieri delle Alpi. E guardando la bellissima statua della Madonna, in marmo di Siena, dono dello scultore Grossoni, la pia gente dell’alpe ha trovato che Essa non assomiglia a nessun’altra; che la Madonna del nostro Villaggio è un simbolo nuovo della pietà infinita che sgorga dal cuore della divina Madre del cielo. E nel Villaggio, nella vallata, sulla montagna, essa è oggi conosciuta e venerata come la pia Madonna dei bimbi.
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Dalla Cappelletta si accede, per il viale Maria Fantoni-Modena, che ricorda la prima direttrice volontaria del Villaggio, al Padiglione ospedaliero. È fiorito dal cuore di Federico Johnson, un grande e fedele amico di Luigi Vittorio Bertarelli, l’indimenticabile primo Presidente della Consociazione, alla cui memoria è dedicato. Vi si fanno studii sulla fisiologia dei bambini, sotto la direzione del dottor Alfredo Albertini, capo dei servizi medico-scolastici di Milano e direttore volontario della nostra Colonia per tutto quanto ha attinenza alla salute dei piccoli ospiti.
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E dopo il Padiglione ospedaliero, ecco il Padiglione delle docce, offerto da Ettore Moretti, un amico devoto e prezioso del Villaggio. Venne inaugurato lo scorso anno ed è un gioiello di eleganza, di praticità, di buon gusto, che desta una incondizionata ammirazione in tutti i visitatori.
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In fondo al viale Maria Fantoni-Modena, dopo la piazzetta Adele Tedeschi, la seconda direttrice volontaria del Villaggio, appare l’artistica loggetta che dà accesso alla Scuola Gerolamo Serina. Perché il Villaggio ha una Scuola: un edificio imponente, ideato dall’architetto Ferdinando Tettamanzi, con due magnifiche aule, ariose e spaziose, una sala per le proiezioni, un museo didattico, dono della signora Mariuccia Noseda Mezzetti, una sala per la Direzione e una per le Insegnanti. È stata offerta dal dottor Gerolamo Serina, benemerito Consigliere della Consociazione, per i piccoli ospiti della Colonia invernale, perché dal 1928 il Villaggio ospita, nei tre mesi dell’inverno, sessantacinque maschietti e bambine strappati ad ambienti malsani, ove sarebbero facile preda della tubercolosi. La Scuola è affidata ad ottime maestre ed è diretta volontariamente dal professore Angelo Sichirollo, che per quarant’anni fu tra gli insegnanti veramente benemeriti della nostra Milano.
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Nelle domeniche, tanto d’estate quanto d’inverno, i bambini salgono al Monte Piambello, oppure si spingono fino all’Alpe del Tedesco o al Belvedere di Marzio, e i più grandicelli raggiungono perfino la Vetta del Poncione di Ganna, un ardito cocuzzolo che vorrebbe essere il Cervino della Valganna. E in queste gite hanno per guide affettuose e sicure il manipolo di soci del Centro Alpinistico Italiano del quale ho parlato. Erberto Barberis, Cleto Lanzani, Carlo Mambretti, Giovanni Marzio, Mario Taccani, Franco Vitali, sono i numi tutelari del Villaggio e, quando occorre, si improvvisano sterratori, carpentieri, giardinieri. I visitatori li scambiano per operai. I fanciulli li conoscono, li amano e ne parlano alle famiglie con entusiasmo.
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La giornata dei nostri bimbi scorre velocissima: le preghiere, le passeggiate, i pasti, la ginnastica ritmica, i bagni di sole nel vastissimo Campo di giuoco offerto dalla Consociazione nella ricorrenza del primo decennio di vita del Villaggio; le docce, qualche sana lettura e, nella stagione invernale, lo studio inframmezzato dalla vita all’aperto, sui campi di neve, con le slitte delle quali il Villaggio è dotato, fanno sì che gli ospiti si presentano con un appetito formidabile all’ultimo pasto della giornata.
Ma l’ora più bella del Villaggio è la sera. Tutti ne sentono il fascino, anche i fanciulli, che si riuniscono con le loro mammine nelle rispettive Villette, in attesa della campana del Refettorio. Dopo la cena, si avviano alla Cappelletta per la preghiera della sera. Il cielo è tutto un palpito di stelle. La luce rosea della lampada illumina la pia Madonna e si diffonde oltre il cancello, che pare tutto un ricamo. Finita la preghiera, i fanciulli si incamminano per il viale alto, cantando sommessamente la canzone che le mammine insegnano loro all’inizio di ogni turno:

nel cielo s’accendono i mille lumini:
dormite, dormite, dormite, o piccini.


Poco dopo, infatti, le piccole creature riposano immobili nei loro azzurri lettini, un dono bellissimo di Ettore Moretti. Dormono e sognano, e i sogni sono lieti perché i volti sorridono.
Rendere sempre più liete e serene le ore che i piccoli ospiti vivono nel Villaggio: ecco il nostro compito e la nostra mèta, che raggiungeremo certamente, perché ci assistono fede, gentilezza, bontà, le forze animatrici della stirpe nostra; perché abbiamo al nostro fianco amici fedeli e devoti che ci aiutano con cuore veramente fraterno. Camillo Giussani, Carlo Mambretti, Giorgio Murari, Franco Noseda, Dante Tomasini, Franco Vitali, affermano ogni anno la loro simpatia in un modo veramente confortante per il bilancio della Colonia, messo a dura prova dai tempi economicamente difficili. Ma altre Ditte e Banche e Istituti ci aiutano con contributi preziosi. È per tutte queste collaborazioni che il Villaggio si avvolge di una atmosfera di poesia e di bellezza, che commuove ed entusiasma tutti i visitatori.
Entrando nel nostro Villaggio, essi comprendono come la vita sia pur sempre degna di essere vissuta, purché si guardi in alto ove è purezza di cielo e splendore di stelle, e purché si possa dire, alla fine di ogni giornata, di aver fatto tutto il possibile perché almeno una lagrima venisse mutata in sorriso.

MARIO TEDESCHI.


Articolo tratto da "Le Vie D'Italia", numero di giugno 1940
Ultima modifica di gigilugi il lun nov 17, 2008 12:00 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da paoric »

Porc! Mi sento male....
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da quilla »

Gigi, sei grande!!!! Complimenti per la ricerca (e per il risultato) :)
Mary
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da lampo »

quella stufa nella foto in classe... l'ho vista dal vero, prima che se la fregassero.
Più guardo queste foto più mi vien voglia di indagare a fondo su una certa faccenda.
:roll:
"La parola Italia è una espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma che non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle".
(K. W. L. von Metternich-Winneburg) click click1 click2
gigilugi
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

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Trent’anni dopo - Il Villaggio alpino del T.C.I.


Riportiamoci col pensiero agli ultimi anni della guerra 14-18: dopo Caporetto la Nazione ebbe come un soprassalto di concordia e di fierezza, sotto le sferzate delle avversità militari, e si strinse più vicina con l’animo ai propri figli combattenti dalle linee del Piave a quelle, che erano rimaste incrollabili, dei baluardi alpini.
Nel nuovo clima di fervore e di rivincita che si era diffuso per tutta la Penisola, il Touring – sempre vigile, sensibile e pronto nell’ascolto di ogni vibrazione dell’animo nazionale – organizzò delle visite di propri rappresentanti e di studenti ai vari settori del fronte, per portare ai soldati, assieme ai voti della Patria, pacchi-regalo e generi di varia assistenza. A questo scopo, in collaborazione con altri Enti patriottici, vennero raccolti quattro milioni di lire: fate un po’ il ragguaglio delle due paurose svalutazioni che la lira ha registrato nei due dopoguerra e vedrete che quattro milioni di allora non sono lontani da un miliardo di adesso...
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Chi abbia partecipato a quelle benefiche spedizioni al fronte, ricorderà i camion carichi di pacchi-regalo, liete carovane attese con gioia nelle immediate retrovie delle prime linee; gli studentelli liceali tutti fieri di aver ricevuto in dotazione un elmetto e una maschera antigas nel suo astuccio di lamiera; e l’indimenticabile Mario Tedeschi, pieno di sacro entusiasmo, ch’era l’anima di questa iniziativa. Ricorderà le truppe, raccolte in quadrato, in qualche radura, e gli infiammati discorsi che precedevano le distribuzioni dei pacchi.
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Abbiamo rievocato quelle gite al fronte del 1918, perché da esse nacque, indirettamente, il villaggio alpino del Touring, di cui il 14 luglio di quest’anno è ricorso il trentennale. Fu, infatti, in quel giorno che, nell’estate del ‘21, alcuni autocarri, percorrendo la strada che da Ganna sale a Monte Piambello, vi trasportarono per la prima volta cinquanta ragazzini che presero allegramente possesso delle costruzioni – tre in tutto – che, in quella sua alba di vita, costituivano il bocciolo dell’attuale villaggio.
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Esse erano, precisamente: due villette-dormitorio e un più vasto padiglione, destinato ad accogliere le cucine, la mensa dei ragazzi e gli altri servizi. Intorno la verde pace dei boschi, il libero vento, l’aria pulita: per quei nuovi ospiti, allegri come solo sanno essere allegri i ragazzi.
Era dunque accaduto che la vittoria e l’armistizio avevano trovato il Touring in possesso di ottantamila lire, residuo dei quattro milioni circa che si erano raccolti per mandare i doni del Paese ai combattenti. Nacque allora l’idea di acquistare una baita o un rifugio alpestre per farvi villeggiare, durante l’estate, un gruppo di bambini poveri e bisognosi di particolari cure, scegliendoli tra gli orfani di guerra e i figli dei combattenti. Si stabiliva, così, un legame di eredità ideale tra la nuova destinazione dei fondi e gli scopi per i quali essi erano stati originariamente sottoscritti durante la guerra: «Premiare i padri nei figli», come disse allora il poeta Giovanni Bertacchi, che aveva preso a cuore l’iniziativa — «in quelli, almeno, tra i figli, le cui gracili membra invocano i farmaci elementari della perenne natura».
Lanciata questa idea, essa incontrò caldissime approvazioni e larghi aiuti: e i promotori della baita o del modesto rifugio per pochi ragazzi poterono, di gran cuore, concedersi più vaste ambizioni. Essi pensarono allora a una impresa più ardua, che l’affluire dei mezzi faceva ormai intravedere come realizzabile: costruire un intero villaggio alpino, una «colonia» di nuovo tipo, che rappresentasse una felice formula educativa e risanatrice, secondo i dettami più moderni che la pedagogia era venuta svolgendo.
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E, quasi per reazione al clima di guerra e di militaresche caserme, con un anelito verso qualcosa di più libero e di più consono allo sviluppo armonioso dell’individuo, si pensò ad una colonia di edifici distaccati, di limitata capacità; e aventi ciascuno la propria funzione. Si sarebbe potuto, così, sostituire all’atmosfera della caserma e del grande collegio, — purtroppo, inevitabilmente, assai simile a una caserma — quella di una libera famiglia. Nella moltitudine delle vaste collettività organizzate, l’individuo viene soffocato e disperso: mentre se un dormìtorio contiene solo una quindicina di ragazzi ed è una unità edilizia a sé stante, e lo dirige come madre una maestra chiamata «mammina», lo spauracchio della caserma è fugato, e abbiamo un ben diverso timbro di solidarietà umana, una assai più affettuosa disciplina. Questi concetti informatori rimasero costanti nei successivi sviluppi del villaggio, che continuò ad arricchirsi di singoli padiglioni autonomi e distaccati.
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Si cominciò dunque con due soli padiglioni dormitorio — trent’anni fa — e non più di cinquanta bambini, che si trovavano tutti riuniti nelle ore dei pasti, o della scuola: l’edifizio scolastico non era ancora sorto e le lezioni si tenevano nel refettorio.
Il villaggio, col suo progressivo ampliarsi, anno per anno, doveva dotarsi di una cappelletta, di una scuola, di una infermeria, di un complesso di costruzioni rustiche per la gestione di una piccola azienda agricola e di altre due ville-dormitorio.
Il villaggio ha, ora, il suo centro in una piccola piazza, delimitata dal refettorio, dalla casa del custode — in stile valdostano — e dalla legnaia, che arieggia una baita cadorina. Una fontana, dedicata alla memoria di Pietro Fontana-Roux, nell’ombra amica di alcune betulle, gorgoglia perenne con quattro fiotti d’acqua gagliarda.
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Dietro la casa del custode c’è il forno da pane, donato da «Papà Moretti» nel ‘48. Se si considera che il villaggio funziona anche durante i mesi invernali, quando la strada per Ganna può rimanere bloccata dalla neve, si comprende come questo forno rappresenti una battaglia vinta per l’autonomia del villaggio. Girando attorno al refettorio si entra in un’altra piazza, aperta verso l’ampio panorama che si distende, maestoso, fino ai massicci solenni delle Alpi. Su questa radura sorge una grande costruzione del ‘38, che reca il nome del donatore, Marco De Marchi.
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Una scalea in ascesa, al piede della quale sorge il busto di Giovanni Bognetti, conduce alla parte alta del villaggio: ed al sommo sorge la graziosa cappelletta. Altri edifici, in questo «quartiere alto» sono l’ospedaletto, del ‘27, dedicato alla memoria di Luigi Vittorio Bertarelli; il padiglione dell’idroterapia, donato nel ‘39 da «Papà Moretti» e la scuola, fatta costruire nel ‘29 da Gerolamo Serina. E, visto che abbiamo con ciò accennato alle costruzioni religiose, didattiche e sanitarie, riteniamo doveroso ricordare qui le egregie persone che vi dedicano, con tanto fervore, la propria attività: Don Emilio Corbella, che, fin dai primi anni, sale al villaggio ad ogni festività per celebrarvi la Messa; il dott. Alfredo Albertini e il prof. Maurizio Isalberti, che con tanto disinteressato amore prestano ai bambini del villaggio l’assistenza sanitaria, e il prof. Angelo Sichirollo, che sovraintende all’opera delle Maestre comandate al villaggio dal Provveditore agli Studi.
Mario Tedeschi, come era l’animatore delle gite al fronte, fu il primo assertore del villaggio per il quale fu per molti anni, un vero padre.
Nel villaggio vanno inoltre ricordati il conte Giovanni Chini che fece dono del primo appezzamento di terreno; Arnaldo Gardella, l’architetto che progettò la maggior parte delle costruzioni; Maria Teresa Johnson e Rosa De Marchi, ispiratrici dei rispettivi consorti; l’ing. Giuseppe Sichirollo, donatore di preziose raccolte didattiche alle scuole del villaggio; ed infine Umberto Grioni, munifico finanziatore. A Federico Johnson è dedicato l’arco di ingresso, mentre Giulio Pandini ha voluto legare alla memoria del figlio, Mario, caduto sul Carso, la villetta-dormitorio, eretta nel ‘23. Di fronte a questa c’è il Giardino Alpino, che porta il nome di Rosa De Marchi: che è, insieme, un colorito ornamento e un oggetto di studio per i ragazzi che imparano a scoprire, sotto la bellezza della natura e le sue liriche effusioni, le leggi severe che la governano, i misteri che la scienza, a uno a uno, rivela.
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Se i benefattori del villaggio e i collaboratori al suo rigoglioso sviluppo se ne possono considerare cittadini onorari, veniamo agli effettivi suoi abitanti: le maestre e i fanciulli. Tra le insegnanti il primo posto spetta a Teresina Bencetti, che, da sedici anni ormai, vi conduce una vita quasi di clausura, ravvivata dal fervore che anima la sua missione di educatrice. Le altre maestre, solitamente, cambiano di anno in anno: dopo le lezioni restano con i bambini per far loro da «mammine», li sorvegliano nei giochi, e vigilano le camerate durante la notte.
Ma veniamo ai bambini: in trent’anni ne sono passati attraverso il villaggio quasi dodicimila! Naturalmente questa moltitudine di ospiti è dovuta ai frequenti cambiamenti di turno: fino al ‘42 il villaggio ha funzionato con due periodi distinti: quello scolastico e quello estivo. Il ciclo scolastico tratteneva gli stessi ragazzi da gennaio ad aprile; quello di villeggiatura comprendeva i tre turni mensili di luglio, agosto e settembre. Ma venne, ancora una volta, la guerra a sconvolgere il pacifico ritmo di queste ondate di giovinezza. Con le raffiche terroristiche dei bombardieri che devastarono Milano nell’agosto del ‘43, nuovi compiti urgenti di umana solidarietà si imposero al villaggio: accogliere i figli degli orfani di guerra e dei sinistrati rimasti senza tetto nelle città, e soprattutto nella martoriata Milano. Il villaggio dovette compiere uno sforzo supremo, abolire i turni, trattenere molti sventurati fanciulli per oltre due anni consecutivamente!
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La scuola funzionò senza interruzione; tutti i letti furono occupati; ogni posto adatto venne utilizzato per portare al massimo la popolazione da soccorrere: fresca e garrula, infantilmente, malgrado la nequizia dei tempi, lungi dal tragico volto delle città smozzicate, in alta pace silvestre.
Fu un periodo di durissima prova. I rifornimenti più comuni diventarono notturni, lungo le strade bersagliate di giorno dall’aviazione. Il villaggio dovette provvedere a vestire e calzare per l’inverno i piccoli profughi. Ogni difficoltà fu superata sotto la direzione del dott. Attilio Gerelli, succeduto al compianto Mario Tedeschi, spentosi nel febbraio del ‘44.
Ma anche questo flagello passò.
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Ora il villaggio funziona ininterrottamente: da ottobre a giugno in turni scolastici di due mesi; da luglio a settembre in turni estivi di un mese. Ma si sono dovute superare ardue difficoltà di ordine finanziario: come ognuno può pensare la svalutazione della lira ha posto il villaggio in una situazione criticissima. Esso possedeva un patrimonio, costituito dalle oblazioni dei patroni e bastevole al mantenimento, a prezzi di anteguerra, di un buon numero di bambini. Il Touring copriva poi le lacune del bilancio con stanziamenti commisurati alle proprie possibilità. Ma con la svalutazione il patrimonio si trovò volatilizzato, seguendo la sorte di tutti i patrimoni delle Opere Pie, che sogliono essere investiti in titoli di Stato. E, d’altro canto, le spese per il funzionamento della colonia salivano a cinquanta volte tanto... Si sarebbe potuto, a questo punto, risolvere il problema aprendo il villaggio a categorie di ospiti, sia pure infantili, disposte a pagare una retta consona ai nuovi livelli della vita economica. Ma si sarebbero, così facendo, traditi i propositi dei suoi fondatori e dei suoi animosi patroni.
Si pensò, allora, di mantenere al villaggio il carattere umanitario di soccorrevole aiuto ai ragazzi più bisognosi — e di risolvere, insieme, l’altrimenti insolubile problema del finanziamento del villaggio, alleandone la sorte agli enti assistenziali di forti complessi industriali. Furono stabiliti accordi con le Società Pirelli, Lanificio di Somma Lombarda, Fossati-Lamperti ed altre minori. Queste società inviano al villaggio, concorrendo con adeguato aiuto finanziario, i figli dei propri dipendenti bisognosi di particolari cure. Altri ragazzi sono ospitati direttamente dal Touring e dai benemeriti patroni, tra i quali «papà Moretti», il rag. Mambretti, il rag. Barberis, l’ing. Franco Tedeschi, il rag. Lentesi, il rag. Vitali, il rag. Marzio, il dott. Lanzani.
I piccoli ospiti recano con loro il ricordo inestinguibile del soggiorno sereno e giocondo della convivenza schietta e cordiale, ricordo che rimane per tutta la vita, sorgente di fiducia e ispirazione di quella bontà che nasce a contatto dell’anima generosa e dalla coscienza dei benefici ricevuti.
E il villaggio Alpino del Touring, nato nella scia di una guerra, e sormontate le avversità di un secondo e durissimo dopoguerra, giunge al traguardo dei trent’anni vigoroso, benefico e fedele alla sua ispirazione originaria.
Esso è pronto a dare — per molti anni ancora — fino a quando non si spenga nell’animo degli uomini il senso della operosa solidarietà verso i propri simili —, pace campestre e salute gagliarda a migliaia di ragazzi d’Italia.

PIERO GADDA CONTI


Articolo tratto da "Le Vie D'Italia", numero di agosto 1951
Ultima modifica di gigilugi il lun nov 17, 2008 12:05 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da fili62 »

:crybaby2: :wink: Che bell'articolo!! Mi sono commosso e per tanti motivi...bravo!
...Oggi l'uomo che dice la menzogna è portato in trionfo. Mentre colui che dice la verità avrebbe bisogno di una guardia del corpo.
Ma non ne trova.
(Berthold Brecht-Poesie di Svendborg-1933)
gigilugi
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da gigilugi »

IL VILLAGGIO ALPINO DEL T.C.I. SI RINNOVA
Una sottoscrizione pro Villaggio Alpino in occasione del sessantennio del Touring


Nel quadro delle manifestazioni celebrative del 60° anniversario della fondazione del Sodalizio predisposte per l’autunno 1954, assumerà speciale rilievo l’inaugurazione di opere di ampliamento e di rinnovamento del Villaggio Alpino del T.C.I., importante complesso di padiglioni e villette che sorge a m 950, quasi in cima al Monte Piambello, sul boscoso versante della Valganna, nel Varesotto.
Il Touring, che ha creato nel lontano 1919 questa esemplare colonia montana per fanciulli gracili e poveri, che lo ha fatto crescere e fiorire, se ne sente orgoglioso perchè essa è una gemma di bellezza benefica, inserita nella corona delle sue benemerenze.
Molti sono i Soci che hanno visitato il sereno romitaggio e ne serbano un gentile ricordo, ma esso merita una ben più diffusa conoscenza e soprattutto l’appoggio di tutti i nostri amici.
Quest’«oasi di bontà fatta bellezza», è descritta con profondo intuito di poesia da Nuccia Cagna in un delizioso libro, illustrato dalla viva tavolozza del pittore Rubino: Il sogno di tre betulle.
Ci auguriamo che questa graziosa pubblicazione, che racconta la realtà fiabesca di un nobile sogno divenuto realtà, valga a raccogliere intorno alla benefica istituzione molti nuovi amici, i quali, per un gesto di generosa bontà, meriteranno di iscrivere il loro nome sull’Albo d’Oro dei benefattori che fecero fiorire «…in forte tronco un seme di bontà».
L’architetto Piero Palumbo ha studiato un razionale progetto per la sopraelevazione di uno dei padiglioni, attualmente capace di due camerate di 16 posti ciascuna, ottenendo altre due ariose camerate e così il raddoppio dei posti disponibili, oltre la creazione di una spaziosa palestra ginnastica e di una capace sala cinematografica a diletto dei piccoli ospiti.
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Sarà pure sopralzato l’attuale refettorio in relazione con l’aumentata capienza del Villaggio. Il refettorio sarà sistemato con l’aggiunta di una sala per il personale direttivo. Al piano terreno verranno sistemati il tinello per il personale e una sala destinata a ospitare, nei giorni di visita, i parenti, i quali troveranno ogni comodità per rifocillarsi.
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Saranno pure ampliati i servizi di guardaroba e meccanizzata la lavanderia. Oggetto di sorpresa e di ammirazione saranno gli impianti di riscaldamento, i quali dovranno rispondere alle necessità pur adeguandosi a razionali spese. Su ciò sia consentito un certo riserbo.
Questi importanti lavori, illustrati dalla planimetria d’insieme delle costruzioni, dovranno essere realizzati, come si è detto, per la fine di settembre 1954.
A donare luce di spirito a questo progetto benefico noi vorremmo legare la costruzione del sopralzo della Villa Pandini al nome del nostro grande Collaboratore e Amico carissimo dottor Attilio Gerelli, che al Touring dedicò pensiero e vita e che amò il Villaggio, dal quale il suo prematuro tramonto ebbe qualche sorriso.
Onoreremmo così la memoria del nobile Amico in un’opera la quale non subisce attenuazione dal fatto che è unita a un’altra, già consacrata dal nome di un giovane eroe: Mario Pandini. Anzi si può dire che l’avvicinamento di due spiriti, i quali, sia pure in diversa maniera, hanno onorato la Patria, donerà ai piccoli un’intuizione dell’armonia costruttiva nel bene, che dovrebbe essere lo scopo di ogni umana attività.
Nel fascicolo di settembre già si scrisse che al Villaggio verrà pure perennemente ricordato un altro caro Amico: il rag. Ferrante Fantoni-Modena, che accanto alla sua Mamma, appassionata prima direttrice del Villaggio, e al suo maestro Mario Tedeschi, imparò ad amare quell’angolo di poesia e di serenità.
La realizzazione di questo progetto richiede una ingente spesa che il Sodalizio per ovvie ragioni non può addossarsi. Rivolgiamo perciò un fervido appello ai nostri Amici perchè vogliano contribuire alla sottoscrizione per il Villaggio Alpino, unendosi a noi nell’onorare la memoria di Attilio Gerelli e di Ferrante Fantoni-Modena. A quei complessi industriali e a quelle generose persone che hanno già sottoscritto o hanno promesso il loro contributo porgiamo da queste pagine la più viva espressione di gratitudine.
Come non sperare che sorga una nobile gara, tra amici antichi e nuovi, per aiutare, con sottoscrizioni umili o ingenti, questa impresa di pace e di bellezza? Occorre denaro, per necessità umana; ma occorre soprattutto un plebiscito di simpatia dai ricchi e dai modesti. E sarà bello, ultimata l’opera, trovarsi tutti lassù, al Villaggio, e nella gioia del bene donato, guardare negli occhi dei bambini, in cui tutto si fa limpido e sano.

PAPÀ MORETTI


Articolo tratto da "Le Vie D'Italia", numero di novembre 1953
Ultima modifica di gigilugi il lun nov 17, 2008 12:08 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da gigilugi »

Fine del reportage.
Come anticipato parte del testo e delle foto erano già stati postati o sono comunque ripetitivi,
ma per completezza ho preferito postare gli articoli in "versione integrale".
Alla prossima.

Alegher
gigi
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da paoric »

Gigi ti ringrazio moltissimo per il lavorone che sò essere intenso! Poi ti chiamo per chiederti una cortesia!

Grazie ciao Paolo
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da Parsifal »

Complimenti Gigi per la bellissima cronologia storica del villaggio, certo che una volta avevano una capacità espressiva...solo a leggere l'articolo che hai postato è come percepire le sensazioni e la fierezza di chi al villaggio ci viveva, momenti di difficoltà,..ma che grandezza intellettuale. Italiani...con la I maiuscola.
Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da paoric »

Parsifal ha scritto: Italiani...con la I maiuscola.

Quelli veri, quelli genuini!
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da paoric »

Stanotte ho sognato che entravo in possesso del Villaggio...che BELLLLLLLLOOOOOOOOOOOO :wav:
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da quilla »

E cosa ci faresti se ne entrassi in possesso?
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO A BOAREZZO

Messaggio da paoric »

Ci si potrebbero fare diverse cose.... da un ricovero estivo per anziani a padiglioni per mostre....

A Lampo lo metto a fare il guardiano, senza collegamento internet così non scrive sul forum!! :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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