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La miniera Teresina di Brusimpiano e Marzio

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gigilugi
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Località: Milano, ma il DNA è marchirolese al 75%

La miniera Teresina di Brusimpiano e Marzio

Messaggio da gigilugi »

Estratto da: Ricerche di archeologia mineraria nell’area occidentale delle Prealpi Lombarde: scenari di conservazione e riqualificazione del “paesaggio culturale”. Andrea Candela. 2008.

La miniera di Brusimpiano.
Il deposito, stimato un vero e proprio filone di fessura, fu individuato nel 1858 sulle sponde del torrente Trallo, tra Roncate e il versante settentrionale del Monte Derta (794 m slm), dopo una serie di saggi coi quali si era constatato che il sito era principalmente composto da fluorite e baritina, contenenti galena argentifera disseminata in grumi. Furono, inoltre, rilevate tracce di rame allo stato nativo e calcopirite. Lapotenza del giacimento era in media di 80 cm e il ricavato in piombo pari al 70-75%.
I corpi metalliferi, rinvenuti nella seconda metà del XIX secolo, erano inclusi nel complesso effusivo di Marzio (porfiriti, tufi), nonché nelle fratture della formazione granofirica affiorante sulle sponde del torrente Trallo.
Sulla base delle analisi effettuate da Baratti negli anni Sessanta del secolo scorso, si apprese anche che la microzolla, nella quale era incassato il filone minerario, era delimitata da due faglie principali: la faglia Trallo (di origine terziaria) e la faglia Ribasso, responsabili del sollevamento del deposito.
La vena di galena argentifera, a prevalente ganga baritico-fluoritica, fu identificata sotto una sottile coltre alluvionale sul fondo del fosso Revortora, presso la confluenza col fosso Valganasca, estendendosi verso l’abitato di Marzio a ovest e verso Brusimpiano a est.
Il filone principale (filone Trallo), cristallizzatosi in una grossa apertura pneumatolitica del complesso magmatico, era caratterizzato dai seguenti parametri di giacitura: direzione N 62° W; immersione N 28° W; inclinazione subverticale; potenza massima 2,50 m.
Lo sviluppo era piuttosto omogeneo, fuorché locali variazioni nella direzione e nell’immersione prodotte da fratture e microfaglie. La roccia incassante a contatto col minerale era soggetta ad alterazione, diventando friabile e permeabile all’acqua per progressiva argillificazione;ciò rese pertanto necessaria la messa in atto di gallerie completamente armate. Si constatò, per di più, che l’estensione e lo spessore del deposito aumentavano gradualmente nella parte occidentale del filone, concentrandosi in una grossa vena lentiforme che dal pozzo Francfort si sviluppava verso ovest. La lunghezza del corpo metallifero principale fu stimata in 400m con direzione est-ovest.
In data 2 febbraio 1859, con lettera d’investitura del Capitanato Montanistico di Bergamo, fu concordata senza limiti di tempo la concessione del giacimento alla Società Miniere del Consorzio Montanistico Teresina, che diede inizio alla coltivazione nel 1860 con l’apertura della galleria “Prestini” (lunga 140 m e a 22 m di profondità), nella quale l’attacco del filone fu effettuato mediante sistema a gradini, detto anche “a strozzi”. Una tecnica di scavo abbondantemente diffusa nell’intero giacimento. Furono successivamente effettuate alcune escavazioni per lo sfruttamento dei depositi superficiali, mentre al di sotto della “Prestini” fu armata la galleria “Indipendenza” lunga 116 m lineari (1861). L’apertura di un ulteriore scavo (galleria “Gervasini”) con sviluppo di 96 m, determinò l’installazione del pozzo (profondità 18 m ca.) dal quale si armò la galleria “Erba”. L’estrazione del minerale veniva effettuata dal pozzo “Bolla”, profondità 125 m, mediante macchinario a mola. All’esterno furono fabbricati: gli alloggi del capo minatore e del caporale, i magazzini e le officine di fabbri e legnaiuoli; vi erano poi tettoie sistemate su più piani, sotto le quali si effettuavano la cernita al banco e l’arricchimento del minerale. Mentre, nel 1862, furono realizzati nuovi e più efficienti impianti di separazione e frantumazione del materiale estratto; oltre ad un ulteriore pozzo che avrebbe dovuto garantire una migliore ventilazione della miniera, ma che al contrario, a causa dei continui allagamenti, rese necessario lo scavo di un condotto in linea retta (70 m) atto all’eduzione delle acque. Nel 1863, fu altresì allestito il livello Heneage.
Nelle perizie redatte nei mesi di gennaio e febbraio del 1861, il ricavato della miniera di Brusimpiano era stimato in 25.000 kg di galena pura con tenori di piombo pari al 75%. Dal 1867 al 1871, la concessione fu affidata ad una compagnia mineraria inglese che, nel 1872, ne abbandonò la gestione riconsegnandola al Consorzio Montanistico Teresina. Rilevato in seguito dalla famiglia Salmoiraghi, il deposito di Brusimpiano fu coltivato a periodi alterni fino ai primi anni del XX secolo, raggiungendo un’estensione notevole: otto piani di gallerie distanti, circa, 20 m l’uno dall’altro. L’esercizio,s ospeso durante la Prima Guerra Mondiale e ripreso nuovamente nel 1935 dai Salmoiraghi, continuò fino al 1938 dopo lo svuotamento dei pozzi allagati e il riarmo di alcuni condotti.
Nel 1942, la concessione Teresina fu acquistata dalla MI.RI.VA. s.p.a. (Miniere Riunite Varese), che ne tentò lo sfruttamento a fasi alterne fino al 1962, anno di inaugurazione dei lavori che avrebbero dovuto garantire la completa riapertura della coltivazione mineraria.
Le attività, effettuate dal 1963 al 1965, consistettero nella realizzazione della galleria ribasso (imbocco nel granofiro del vallone Trallo aquota 470 m slm), allo scopo di raggiungere i depositi inferiori ancora intatti e di permettere il più rapido scolo delle acque. Si attuò anche il parziale riallestimento del pozzo “Francfort” per 150 m complessivi, ricostruito sull’asse del vecchio pozzo “Bolla” a 535 m slm. Furono riaperte, anche, le gallerie “Prestini”, “Gervasini” e “Indipendenza”, nonché intrapresi nuovi assaggi mediante pozzetti e fornelli per poche decine di metri.
Il pozzo “Francfort”, sito sulla sponda destra del fosso Revortora, garantiva l’ingresso ai condotti e il trasporto del minerale verso l’esterno. Intersecava, per di più, il filone a 120 m di profondità, in corrispondenza del settimo livello. L’intera coltivazione comprendeva nove livelli:

1. livello “Teresina” (galleria di ricerca), quota 530 m slm,
2. livello “Prestini”, quota 507 m slm, a 22 m dal pozzo “Francfort” verso ovest,
3. livello “Indipendenza”, quota 491 m slm, a 55 m dal pozzo “Francfort” verso ovest,
4. livello “Gervasini”, quota 473 m slm,
5. livello “Erba”, quota 453 m slm,
6. livello “Heneage”, quota 435 m slm,
7. livello “Silvestri” traverso banco, quota 420m slm,
8. livello “Nori”, quota 405 m slm, dove vi erano due gallerie di ricerca,
9. livello “Scoperta”, quota 382 m slm, costituente la parte più profonda del cantiere e composto da due condotti e da un pozzetto di ricerca.
Stereogramma della Miniera Teresina (ben visibile la tecnica di scavo a gradini o «a strozzi»)
Stereogramma della Miniera Teresina (ben visibile la tecnica di scavo a gradini o «a strozzi»)
Ingresso galleria ribasso (franata)
Ingresso galleria ribasso (franata)
filone di galena
filone di galena
incrocio galleria traverso banco (TB) e galleria ribasso (R)
incrocio galleria traverso banco (TB) e galleria ribasso (R)
Le gallerie possedevano la medesima direzione del filone con andamento quasi rettilineo. Le coltivazioni occidentali erano interrotte alcune decine di metri ad ovest del pozzo “Teresina” (altezza 157 m), senza sconfinare oltre la zolla porfirica fagliata. I due pozzi, oltre a garantire la corretta ventilazione, erano impiegati nello scarico delle acque dai cantieri occidentali ed orientali mediante l’uso di appositi argani. Il minerale abbattuto era inizialmente trasferito, per mezzo di fornelli, a livello “Indipendenza”, da dove, carreggiato tramite binari e carrelli, raggiungeva l’imbocco della galleria ribasso (torrente Trallo), quivi, una teleferica lo trasportava a quota 535 m (pozzo “Teresina”), per essere poi condotto verso le laverie della Valvassera. Gli scavi raggiunsero la massima profondità di 200 m, circa 130 m sopra il livello del Ceresio. La miniera di Brusimpiano, riaperta nel 1962 con lo sfruttamento delle discariche e dei materiali di ripiena delle vecchie coltivazioni, fu abbandonata definitivamente nel 1965 per fallimento della MI.RI.VA.


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12 settembre 1993 - 20 maggio 2012 - One Love
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