... sui binari della nostalgia.
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... sui binari della nostalgia.
…. Finalmente iniziava la Valganna con prima tappa la “Fontana degli ammalati”, così chiamata per via dell’acqua cui erano attribuiti effetti medicamentosi e dove il tram, diretto a Luino e a Ponte Tresa, scaricava, specie nei giorni di festa, tanta gente, in primo piano milanesi alla ricerca del fresco, di qualche piatto locale stuzzicante, della birra proveniente dalla vicina Birreria Poretti e della famosa acqua. Più avanti ecco le grotte con le caratteristiche e meravigliose cascate, sempre belle da vedere, dove c’era anche la possibilità di ballare su una specie di rotonda in cemento, tipo gazebo, al suono della pianola detta “verticale”….
Così scriveva Anna Maria Gandini, trasportando il nostro pensiero al tempo che fu, facendo rivivere quelle sensazioni che ancor oggi proviamo passando davanti alla cascata e alle grotte. Il vedere l’acqua che scende dalla cascata, a volte abbondante, altre meno, ci lascia sempre a bocca aperta. La Valganna è meravigliosa!
Carla
Così scriveva Anna Maria Gandini, trasportando il nostro pensiero al tempo che fu, facendo rivivere quelle sensazioni che ancor oggi proviamo passando davanti alla cascata e alle grotte. Il vedere l’acqua che scende dalla cascata, a volte abbondante, altre meno, ci lascia sempre a bocca aperta. La Valganna è meravigliosa!
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Re: ... sui binari della nostalgia.
Articolo molto bello sulla Provincia di oggi a cura di Max Lodi, eccolo!
Quanti errori
nelle scelte
del passato
None
Caso Morazzone e villa Liberty a parte, non è un fatto nuovo che delle vestigia del passato, private o pubbliche che siano, qui non ce ne s'impippa più di tanto. Adesso sfilano nasi torti per il disgusto a causa della rozzezza di chi non tutela una proprietà architettonica che virtualmente appartiene a tutti; ma una volta, tante volte, i nasi son rimasti belli dritti pur di fronte a eventi simili o peggiori. E' che la memoria non assiste sempre come dovrebbe, le ombre si confondono e quel che accadde ieri non viene paragonato, come meriterebbe, a quanto succede oggi.
Ci fu il tempo in cui Varese disponeva d'un teatro. E quale teatro: bella costruzione, buoni cartelloni, compagnie nazionali che provavano in terra bosina l'umore degli spettatori per saggiare il lavoro destinato a platee metropolitane. Venne buttato giù nel ?53, senza troppo lagnarsi perfino da parte delle intelligenze dell'epoca, momentaneamente assopitesi. Il caso - o forse no - volle che nel medesimo anno s'eliminarono anche le funicolari, quelle che portavano (a proposito) alle ville Liberty del Sacro Monte e del Campo dei Fiori, al Grand Hotel, al ristorante panoramico. La guerra aveva già provveduto a liberarci dal Kursaal di Colle Campigli e dall'annessa - ce n'era una pure lì, lo segnaliamo ai distratti - funicolare. Nessuno fiatò in nome del modernismo, che aveva una passione per le strade fresche d'asfalto e il trasporto su gomma. Basta con la civiltà della rotaia: c'è una foto del '54 che immortala la demolizione d'un tram alle Bettole, salutata con entusiasmo dalla cultura del rinnovamento. Una cultura dilagante, interclassista e trasversale alla società politica.
Quod non fecerunt barbari, fecerunt varesini? Dipende dal significato che si vuole attribuire alla barbarie. Però ci siamo capiti: quelle là, furono (come minimo) rozzezze. Altre vi si accodarono. Per esempio: si ebbe la stolida idea di prelevare il monumento ai caduti realizzato dal Butti (una celebrità della scultura e non un megalomane di paese) dal visibile palcoscenico di piazza XX settembre e lo si confinò ai margini di piazza Repubblica. Per esempio: la stessa piazza Repubblica fu stravolta nella sua tipologia edilizia originaria e ridotta a una squalificata poltiglia di nonsisabeneché. Per esempio: vennero abbattute, fregandosene del loro pregio, la casa Romanò di piazza Monte Grappa (vi s'insediò la Standa) e la casa Forzinetti di via Vittorio Veneto. Per esempio: si tirò giù il padiglione Liberty (quante offese a questo povero nome) che ospitava, sempre in piazza Repubblica, il mercato coperto per sostituirlo con un tendone provvisorio che dura da anni e si ha il coraggio di chiamare teatro. La storia e la cronaca prealpine largheggiano in negative testimonianze d'uno stretto legame di parentela.
Quanti errori
nelle scelte
del passato
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Caso Morazzone e villa Liberty a parte, non è un fatto nuovo che delle vestigia del passato, private o pubbliche che siano, qui non ce ne s'impippa più di tanto. Adesso sfilano nasi torti per il disgusto a causa della rozzezza di chi non tutela una proprietà architettonica che virtualmente appartiene a tutti; ma una volta, tante volte, i nasi son rimasti belli dritti pur di fronte a eventi simili o peggiori. E' che la memoria non assiste sempre come dovrebbe, le ombre si confondono e quel che accadde ieri non viene paragonato, come meriterebbe, a quanto succede oggi.
Ci fu il tempo in cui Varese disponeva d'un teatro. E quale teatro: bella costruzione, buoni cartelloni, compagnie nazionali che provavano in terra bosina l'umore degli spettatori per saggiare il lavoro destinato a platee metropolitane. Venne buttato giù nel ?53, senza troppo lagnarsi perfino da parte delle intelligenze dell'epoca, momentaneamente assopitesi. Il caso - o forse no - volle che nel medesimo anno s'eliminarono anche le funicolari, quelle che portavano (a proposito) alle ville Liberty del Sacro Monte e del Campo dei Fiori, al Grand Hotel, al ristorante panoramico. La guerra aveva già provveduto a liberarci dal Kursaal di Colle Campigli e dall'annessa - ce n'era una pure lì, lo segnaliamo ai distratti - funicolare. Nessuno fiatò in nome del modernismo, che aveva una passione per le strade fresche d'asfalto e il trasporto su gomma. Basta con la civiltà della rotaia: c'è una foto del '54 che immortala la demolizione d'un tram alle Bettole, salutata con entusiasmo dalla cultura del rinnovamento. Una cultura dilagante, interclassista e trasversale alla società politica.
Quod non fecerunt barbari, fecerunt varesini? Dipende dal significato che si vuole attribuire alla barbarie. Però ci siamo capiti: quelle là, furono (come minimo) rozzezze. Altre vi si accodarono. Per esempio: si ebbe la stolida idea di prelevare il monumento ai caduti realizzato dal Butti (una celebrità della scultura e non un megalomane di paese) dal visibile palcoscenico di piazza XX settembre e lo si confinò ai margini di piazza Repubblica. Per esempio: la stessa piazza Repubblica fu stravolta nella sua tipologia edilizia originaria e ridotta a una squalificata poltiglia di nonsisabeneché. Per esempio: vennero abbattute, fregandosene del loro pregio, la casa Romanò di piazza Monte Grappa (vi s'insediò la Standa) e la casa Forzinetti di via Vittorio Veneto. Per esempio: si tirò giù il padiglione Liberty (quante offese a questo povero nome) che ospitava, sempre in piazza Repubblica, il mercato coperto per sostituirlo con un tendone provvisorio che dura da anni e si ha il coraggio di chiamare teatro. La storia e la cronaca prealpine largheggiano in negative testimonianze d'uno stretto legame di parentela.
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
Re: ... sui binari della nostalgia.
Sono d'accordo con quanto scritto in questo articolo. Nel nome del progresso e della modernità si sono fatti tantissimi errori e scelte sbagliate, ma proprio perchè ora, con il senno del poi, si comincia a rendersene conto, ci si dovrebbe augurare che gli errori commessi in passato possano servire a non commetterne ancora....
Ma a quanto pare non è così.....
Ma a quanto pare non è così.....
Mary
Re: ... sui binari della nostalgia.
La razza umana impara poco e dimentica velocemente. È già un miracolo non essere già estinti, ma ci stiamo impegnando...
...Oggi l'uomo che dice la menzogna è portato in trionfo. Mentre colui che dice la verità avrebbe bisogno di una guardia del corpo.
Ma non ne trova.
(Berthold Brecht-Poesie di Svendborg-1933)
Ma non ne trova.
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Re: ... sui binari della nostalgia.
... meno male che Paolo esiste e si prodiga nel divulgare la nostra Valganna ... del tempo che fu!fili62 ha scritto:La razza umana impara poco e dimentica velocemente. È già un miracolo non essere già estinti, ma ci stiamo impegnando...
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Re: ... sui binari della nostalgia.
Troppo gentile....
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
Re: ... sui binari della nostalgia.
Il 23 marzo al Circolo della Stampa di Milano sarà premiata con una medaglia d’oro Anna Maria Gandini per i suoi cinquanta anni di appartenenza all’Ordine dei Giornalisti. Autrice e testimone di Varese e provincia.
leggi qui
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Re: ... sui binari della nostalgia.
Mi piace molto il modo che ha Anna Maria Gandini di raccontare usi e abitudini dei tempi passati relativi ad una Varese che non c'è più... Ho i libri della raccolta degli articoli usciti nella rubrica "La mia Varese" e devo dire che è una lettura veramente piacevole.
Mary