Certo, ma l'uomo non è una delle sue prede. Siamo semmai in competizione. Ma la convivenza è possibile con le necessarie precauzioni che si devono avere con qualsiasi animale selvatico.Emi ha scritto:
Ammetterai che la "pacifica convivenza" con un predatore col quale per usare un eufemismo vi siano poche possibilità di "discutere", non sia propriamente facile se non nei sogni.
Faccio tuttavia notare che nel testo non si parla assolutamente di "pacifica convivenza", ma cito testualmente: "L’esperienza piemontese dimostra come la conservazione della specie non sia in contrasto con le attività o la presenza dell’uomo, a patto che vengano messe in atto adeguate misure per mitigare i conflitti e favorire la convivenza tra il predatore e le attività pastorali" e più avanti :"Il futuro del lupo sulle Alpi, così come in Italia e in Europa, è possibile. Esso è strettamente dipendente dall’instaurarsi di una positiva convivenza con l’uomo, che va ricercata adottando tutte le soluzioni più opportune per consentire una convivenza sostenibile anche con le attività dell’uomo"
Il concetto è ribadito anche nel documento tecnico: "... Proprio sulla base dell’analisi dei dati appena forniti è evidente come il futuro del lupo sulle Alpi, così come in Italia e in Europa, sia strettamente ipendente e non possa prescindere dall’instaurarsi di un positiva convivenza con l’uomo. E’ infatti indubbio che la presenza della specie in un territorio può risultare conflittuale, soprattutto a causa dei danni che essa può causare alla zootecnia.
Va peraltro sottolineato come l’adozione di adeguate pratiche di prevenzione dai danni possa aiutare a diminuire il conflitto. In questo senso, preme sottolineare come la Regione Piemonte da quasi due decenni abbia messo in campo azioni per la conoscenza e la conservazione della specie, per la prevenzione dei danni al bestiame domestico e per l’attuazione di un regime di coesistenza stabile tra lupo ed attività economiche ... In tal senso, l’ATIt richiama a quanto sancito dalle Direttive europee, e recentemente ribadito anche dalla Commissione Europea, in merito alla necessità di trovare e favorire le migliori forme di convivenza con l’uomo e di conservazione della specie, adottando tutte le soluzioni più opportune per consentire una convivenza sostenibile.
Nel confermare piena fiducia alle attività intraprese e ai riscontri forniti dal Centro Gestione e Conservazione Grandi Carnivori istituito dalla Regione Piemonte, si auspica che analogo impegno venga perseguito nelle realtà che sono o saranno a breve interessate dalla presenza del lupo, in un ottica di cooperazione tra le parti interessate che sola può favorire la coesistenza con l’uomo e le sue importanti attività economiche. "
Nessuno nasconde le difficoltà insite in questa convivenza, ma conservare l'ambiente in cui viviamo, senza cancellare preventivamente ciò che non ci va è un segno di evoluzione culturale imprescindibile per una società moderna.
Comunque il passaggio da un documento in cui hai "letto grosse sciocchezze" ad un unico punto sul quale hai mosso osservazioni, peraltro non corrette, mi sembra un risvolto positivo.

Difendersi sì, eliminare preventivamente una specie perchè la si teme no. L'uomo è già tutelato dalla legislazione vigente che prevede un indennizzo per chi subisce danni economici a causa del lupo. In ogni caso per ridurre drasticamente le perdite di bestiame è sufficiente tornare alla vecchia abitudine di difendere le greggi con i cani da pastore.Emi ha scritto: ... Ma l'uomo deve aver il diritto di difendersi, se permetti, come qualunque altro animale. E' o non è l'uomo parte integrante della natura? E l'uomo chi lo tutela? I lupi "umanisti"? Siamo sempre nelle favole, a mio avviso.
Resta il fatto che la metafora fa riferimento all'uomo e che il lupo è semplicemente un "capro espiatorio".Emi ha scritto: Non lo nego, ma oltre al lupo esistono animali "pelosi" più pacifici. La scelta del lupo (perchè non il cane o il gatto?), nel famoso vecchio detto, implica chiaramente denotazioni negative.
Il cane è comunque un lupo ...

Il lupo non è stato reintrodotto e non si è riprodotto dal nulla. Non c'è nulla di misterioso nella sua ricomparsa sulle Alpi. Questo è un altro esempio di quella disinformazione a cui facevo riferimento e che genera costantemente prese di posizione acritiche ed emotive, che nulla hanno a che fare con la realtà dei fatti.Emi ha scritto: E' proprio la difficoltà oggettiva che già di per sè comporta il vivere in montagna che, giustamente, può preoccupare la reintroduzione di un predatore di tale portata. Non credo sia disinformazione o ignoranza... anche il peggior branco di teppisti, presi magari una volta, si rivelano in realtà dei "bravi ragazzi", ma quando questi si rìuniscono posso essere devastanti. "Misterioso" rimane, per me, come il lupo si sia riprodotto "dal nulla".
Nel documento che ho linkato si evidenzia chiaramente come la ricolonizzazione delle aree alpine sia avvenuta naturalmente a partire dai nuclei sopravvissuti lungo l'appennino. Riporto la parte in questione "Proprio in questo contesto, si intende ribadire che la ricomparsa del lupo sull’Arco Alpino è un processo naturale, frutto dell’evoluzione sociale, economica e culturale che ha caratterizzato le aree d’alta e media quota del centro e nord Italia a partire dall’ultimo dopoguerra. Ridotto ad un nucleo residuo di circa 100 esemplari sopravvissuti nell’Appennino Centro-meridionale all’inizio degli anni Settanta, il lupo è stato in grado di aumentare il proprio areale grazie alla sua elevata capacità di adattamento e dispersione e, soprattutto, alla progressiva trasformazione ambientale dei territori montani (in primis: abbandono della montagna e aumento degli ungulati selvatici). Il risultato di questo insieme di caratteristiche intrinseche alla specie e di cambiamenti nell’utilizzo del territorio da parte dell’uomo ha portato alla ricolonizzazione di gran parte dell’Appennino, verso sud (Calabria) e verso nord (Liguria). Il ritorno del lupo sulle Alpi ha quindi avuto inizio circa 20 anni fa, attraverso la Liguria e l’Arco Alpino occidentale italo-francese: i primi individui sono apparsi in area alpina, proprio sul confine con la Francia, nel 1987; i primi branchi sono stati segnalati sulle Alpi Marittime a partire dal 1992 e successivamente la specie si è spontaneamente mossa verso est, facendo la sua ricomparsa in zone della Francia, della Svizzera e della Lombardia da cui era assente da circa un secolo. Le analisi genetiche condotte su esemplari ritrovati morti e su campioni organici raccolti nell’arco di 20 anni hanno documentato il passaggio tra l’Appennino settentrionale e le Alpi di circa 8-16 individui fondatori. Il percorso di ricolonizzazione dell’Arco Alpino sud-occidentale è stato peraltro confermato, più recentemente, anche mediante l’utilizzo di collari radio-emettitori posti su alcuni individui per motivi di ricerca scientifica. "
Ringrazio Paolo per le segnalazioni puntuali sulle osservazioni di Lince. E' una specie assolutamente schiva e difficilissima da osservare. Non ho purtroppo trovato informazioni recenti sulla sua distribuzione sulle alpi, ad eccezione di questo documento realizzato da studiosi svizzeri che ritengo molto interessante.