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Il passato triste della Valganna..

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marco
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Iscritto il: lun gen 23, 2006 11:03 pm
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Il passato triste della Valganna..

Messaggio da marco »

Il passato triste della Valganna l'ho trovato per caso navigando su internet...
Il passato triste della valganna arrivava con il nostro amato trenino e faceva fermata alla stazione di Ghirla, che fu l'inizio della fine di tante persone e famiglie.
Riporto di seguito lo stralcio della testimonianza della Sig.ra Goti bauer.
Chi fosse interessato puo' trovare la testimonianza completa al seguente link
http://www.presentepassato.it/Dossier/9 ... _bauer.htm


"L’illusione della salvezza
Ci trasferirono in treno da Milano a Varese. Lì fummo affidati ai famosi passatori che ci portarono in tram fino a Ghirla da dove, attraverso un faticoso e lungo cammino, per sentieri di montagna, di notte, saremmo arrivati in vista del confine Svizzero. Non sto a descrivere quanto fosse penoso questo cammino per le persone anziane e per i bambini, ma le guide erano molto servizievoli, molto comprensive: ci aiutavano, ci rincuoravano con parole affettuose, gentili: “State tranquilli, ancora un piccolo sforzo e sarete al sicuro”. E infatti, dopo ore ed ore di marcia, a un certo punto ci dissero: “Siamo arrivati: ecco il confine. Di là noi non possiamo accompagnarvi. Ridateci quindi la metà dell’immaginetta che avete voi e salutiamoci qui.” Così loro si voltarono per tornare indietro e noi andammo avanti verso un piccolo ponte oltre il quale saremmo dovuti essere al sicuro. Sennonché uno di loro, allontanandosi, emise un fischio, che chiaramente era un segnale e improvvisamente la zona venne illuminata dai fari di una casermetta che era nascosta alla nostra destra. Ne uscirono i militi della guardia di frontiera italiana che ci intimarono di fermarci e ci dichiararono in arresto.

Eravamo totalmente impreparati a questa a cattura, ormai eravamo sicuri di essere in salvo. Le nostre implorazioni al maresciallo che comandava il reparto non servirono a niente: i tedeschi erano già stati informati del nostro arrivo e sarebbero quanto prima venuti a prenderci. Arrivarono infatti, il mattino dopo, e ci condussero alla locanda di Ponte Tresa dove aveva sede il loro quartiere generale. Lì cominciarono gli interrogatori, le minacce, per farci dire i nomi di quelli che ancora si nascondevano e per farci consegnare le poche cose che ci erano rimaste. La mattina dopo arrivò un nuovo gruppo di sventurati come noi, il mattino dopo un altro ancora. Quando la locanda fu piena venne un camion e ci trasportarono da un carcere a un altro. Prima a quello di Como, poi a quello di Varese e alla fine a Milano, a San Vittore, dove il quinto raggio era stato destinato agli ebrei. Questo raggio era già pieno quando ci arrivammo noi. C’era gente che era stata arrestata in tutte le maniere: nelle case, nel corso di retate, con denunce anonime. Mi lasciò inorridita sapere che c’era gente che s’era autodenunciata perché non riusciva più a sopportare la vita randagia, da un nascondiglio all’altro, alla continua ricerca di un pasto o di un rifugio. Preferivano il carcere, il campo di concentramento, piuttosto che vivere così.

Quando il quinto raggio fu stracolmo, venimmo trasferiti con un camion ai sotterranei della stazione centrale e da lì caricati su vagoni per il bestiame con destinazione a Fossoli, vicino a Carpi, dove era stato istituito un campo di concentramento italiano che funzionava da centro di raccolta. Speravamo che fosse la nostra prigione definitiva e invece, appena arrivati, ci dissero che aspettavano solo il nostro gruppo per completare il convoglio che il giorno dopo, il 16 maggio del ’44, sarebbe partito per destinazione ignota. Alle nostre disperate domande ci rispondevano che saremmo stati portati in qualche campo di lavoro in Germania. Era una risposta tranquillizzante anche se assai poco credibile: che cosa mai sarebbero potuti servire degli anziani, dei malati o dei neonati in un campo di lavoro? Dicevano che le persone inabili sarebbero rimaste nelle baracche e avrebbero provveduto alla manutenzione del campo e che soltanto noi giovani saremmo stati impiegati per la produzione. Altre domande erano inutili perché, comunque, non c’erano risposte plausibili."


paoric

Messaggio da paoric »

Ricordo quel link grazie Marco!!
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