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Il gioiello di Santa Maria di Cadegliano

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mondrian
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Il gioiello di Santa Maria di Cadegliano

Messaggio da mondrian »

Un edificio sacro scandagliato nella sua architettura e nel suo patrimonio artistico mobile: ritorniamo di nuovo a Cadegliano Viconago, questa volta per scoprire la piccola chiesa di Santa Maria nella frazione di Cadegliano.


La primitiva chiesa di Cadegliano è databile, secondo gli atti della visita pastorale di Feliciano Ninguarda, al 1591. Ma nella seconda metà del XVII secolo, tra il 1672 circa ed il 1692, la chiesa cinquecentesca fu quasi completamente abbattuta per erigerne una nuova in stile barocco. Della chiesa originale rimane soltanto un breve tratto di parete con affresco che raffigura una Vergine con Bambino in trono. Al periodo barocco si devono ascrivere anche le due cappelle laterali, in seguito modificate e completate con altari.

Un'altra modifica venne eseguita intorno agli anni 1772-1774 per la costruzione - o più probabilmente per un ampliamento - della sacrestia affiancata sul lato destro del presbiterio. A questa fase va attribuito anche il vano opposto sul lato sinistro del presbiterio, una specie di piccola sacrestia, con portale d'ingresso identico, successivamente ingrandita.

Nel periodo 1837-38 fu innalzato dal piano stradale il nuovo campanile.
Dopo l'erezione in parrocchia, avvenuta il 14 maggio 1912, fu ricavato un piccolo battistero su intenzione del primo parroco Don Luigi Rimoldi, probabilmente nei primi anni del suo ministero, con occupazione parziale del locale-ripostiglio a fianco del campanile. Furono eseguiti anche lavori di rifacimento della facciata con qualche modifica architettonica.

Negli anni 1964-65, sotto la spinta della recente riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II, furono eseguite varie modifiche nel presbiterio con la messa in opera di un nuovo altare verso il popolo. La zoccolatura esterna della chiesa è quella originale del 1600 ed è identica a quella che si trova nella chiesa dei SS. Fedele e Silvestro di Arbizzo costruita nel 1699. Anche le piante delle due chiese risultano simili ed è quindi probabile che sia comune tanto l'elemento di progettazione che quello di costruzione.

Sopra la porta centrale è collocata una statua in arenaria grigia locale raffigurante una "Madonna orante" che desta meraviglia per la compostezza dell'atteggiamento, la maestria dell'effetto quasi pittorico e lo schema marcatamente piramidale. Un senso di raffinato misticismo riporta ad una riviviscenza dell'antichità classica. La gestualità, l'arrovellarsi del panneggio, il volto trasfigurato aiutano a collocare l'opera negli ultimi anni del XVII secolo. Secondo alcuni ricorderebbe lo scultore Girolamo Lucenti, figlio di Ambrogio Lucenti. Al contrario, la tradizione orale assegna l'opera ad un certo Pellini, appartenente ad una famiglia locale che vanta una serie di scultori, stuccatori, architetti. I più famosi artisti, discendenti di questa dinastia, sono Eugenio ed Eros Pellini.

E' stata avanzata un'ipotesi, ancora tutta da approfondire, sul possibile autore di questa statua: viene indicato il possibile autore in Antonio Pellini, di Marchirolo o Viconago, che operò come scultore con Antonio Raggi a Roma nella chiesa di San Marcello al Corso.
Inoltre, a mio avviso, si potrebbe avanzare una seconda ipotesi sull'autore di questa statua. Nell'osservazione dell'opera si notano somiglianze incredibili con le statue collocate sulla facciata della chiesa di San Pietro a Marchirolo, ciò potrebbe portare ad una attribuzione più certa delle statua.

Ma torniamo all'edificio, entrando a sinistra si trova un battistero. Sugli stipiti e sull'architrave sono affrescati dei simboli legati al battesimo: un pesce, una veste bianca, una brocca con olio che indica l'appartenenza a Cristo, una piccola lampada, una fonte d'acqua che sgorga da una montagna. Dietro al fonte battesimale è raffigurato il "Battesimo nel Giordano". Non si conosce l'autore di questi affreschi ma si può ipotizzare che siano stati realizzati in un periodo compreso tra gli anni Venti e Trenta, insieme alla Via Crucis, nell'ambito di un arricchimento della decorazione dell'edificio.

Sul lato sinistro della navata, parzialmente incassato a filo di parasta, si trova un affresco rappresentante la "Vergine con Bambino sul trono". Si denotano a mio avviso delle carenze nella definizione della veste sulle gambe della Vergine e nella definizione della base del trono, ancora sbilanciato verso l'osservatore. Tuttavia il colore, la pennellata e il modo di marmorizzare il trono presentano il pittore come un artista dall'accento personale. Rimangono ancora incertezze sulla tecnica esecutiva; l'opera può ascriversi all'ultimo quarto del XVI secolo.

La successiva Cappella del Rosario presenta altri affreschi appartenenti alla chiesa precedente. Questi lacerti sono racchiusi da cornici bianche in stucco, rappresentano "San Domenico di Guzman" e "Santa Rosa da Lima". Purtroppo non si conosce l'autore di queste opere. Si deve osservare la bravura dell'artista nell'impostare in modo semplice e naturale le figura dei santi: questo è il pregio maggiore che il pittore riesce ad esaltare nei suoi personaggi. Tutti e due sono delineati semplicemente dalla veste che indossano, solo il San Domenico ha nella mano sinistra il modellino di una chiesa, molto probabilmente quella di Santa Maria. Molto interessanti sono gli occhi dei santi: ben disegnati ed espressivi, caratterizzano l'intero volto.

Nei due archi di spalla all'altare, entro spicchi incorniciati a stucco, si trovano alcuni affreschi rovinati con i "Misteri Gaudiosi e Dolorosi". In ambito varesino il più famoso esempio lo si trova nella Basilica di San Vittore, ad opera di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone. Quelli conservati a Viconago sono stati eseguiti da un pittore di scuola lombarda della seconda metà del Seicento, e ci sono molte somiglianze con le soluzioni attuate dai pittori milanesi già negli ultimi anni del XVI secolo.
Le scene sono conformi ai canoni estetici del tempo, non tutte sono di livello uguale tra di loro.

Il ciclo con i "Misteri Gloriosi" e una "Madonna con Bambino" vennero eliminati nel 1842 per far posto ad un nuovo altare barocco. Il dipinto più importante della chiesa è una pala raffigurante l' "Annunciazione": viene considerata di scuola lombarda, "con una variazione nuova sulle rappresentazioni tradizionali, ed una straordinaria forza di ricchezza plastica e descrittiva". E' datata al XVIII secolo ma potrebbe trattarsi di un'opera degli ultimi anni del secolo precedente. In alto si trovano cherubini che assistono alla scena sottostante: a destra la Vergine inginocchiata ad un banco ligneo attende trepidante l'annuncio dell'angelo Gabriele che maestoso in tutta la sua bellezza si erge di fronte a Maria. L'insieme è collegato da una tenue luce che si focalizza sul volto delicato della Vergine e realizza un rapporto tra figura e ambiente, collegando le immagini in un unicum formale assoluto.

Nella stanza a lato del presbiterio si trovano due lunette incassate in una cornice lignea: rappresentano una "Incoronazione della Vergine" e la "Cattura di Cristo" entrambe firmate e datate in basso a sinistra A.M. Seitz Inv. Et Pinx. Romae, il primo il 25 agosto 1878 e il secondo 1887. L'autore è Alexander Maximilian Seitz, pittore tedesco attivo principalmente nella sua città natale - Monaco di Baviera - e a Roma nel gruppo dei pittori Nazareni. Non si sa nulla circa la provenienza di queste due opere.

Nell'abside dominano due splendide vetrate a colori che formano la scena unitaria della "Presentazione di Gesù al tempio": sono state realizzate da Carlo Cocquio nel 1965. I toni sono aggraziati ed il disegno ha un'immediatezza di tratto che dà alle scene un carattere piacevolmente pittoresco. In queste vetrate si osserva la purezza del disegno e la linearità dell'immagine; le linee che definiscono l'insieme sono semplici ed essenziali. E' una scena solenne ma allo stesso tempo molto naturale ed intima. Tutti i personaggi sono costruiti per mezzo di volumetrie date dagli abiti, ne sono un esempio la figura di Simeone, che spicca maggiormente grazie alla sopravveste marrone e quella di Maria che viene disegnata da uno splendido mantello blu e da una veste rossa che cattura l'attenzione dello spettatore.


Mauro Brusa per artevarese.com


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