I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Sono disponibile a un incontro pubblico. Mi sembra una buona idea. Magari subito dopo un sopralluogo ai tre misteri (anche perché io non sono mai stato a Grantola). Non c'è come vedere di persona per capire un po' di più e meglio. L'interesse c'è, le persone pure...
Edo Bricchetti
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Ecco l'articolo apparso oggi sulla Prealpina.
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
A margine di questo argomento, io sono disponibile per una serata sulla storia del "vulcano" e altre curiosità geologiche.
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Bravo Edo, ottima occasione per un incontro o confronto generale : le risposte vengono più facilmente dalle discussioni dirette. E vi assicuro che Grantola merita una visita comunque!
Dovremmo chiedere anche di visitare l'interno del Palazzo De Nicola, forse più misterioso dei ruderi...
Dovremmo chiedere anche di visitare l'interno del Palazzo De Nicola, forse più misterioso dei ruderi...
Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Le leggende, spesso, hanno una radice storica; integrata, ingigantita e talvolta travisata.
Ecco un racconto relativo a Grantola tramandatoci da Rinaldo Corti nel suo volume < Sentimento e Fantasia, leggende del Varesotto> edito nel 1974:
" La Dama liberatrice
Nel territorio di Grantola esistevano a quei tempi due castelli: il Castellaccio come in seguito venne chiamato dalla povera gente, e quello della ≪Gran Torre ≫.
Mentre il primo era abitato dal conte Ruggero , personaggio crudele e odiato, il secondo era da gran tempo vuoto, ma si aspettava sempre che giungesse il suo signore.
Per il momento, chi la faceva da padrone nei dintorni era il proprietario del ≪ Castellaccio ≫, uomo che ne sapeva una più del diavolo ed agiva di conseguenza, calpestando ogni diritto altrui.
Non lo commuovevano né pianti né preghiere di donne e bambini e terrorizzava tutti.
I vecchi ricordavano quando giunse fra loro, con uomini d'arme e valletti; appena giunto si mise a rafforzare tutte le difese del suo maniero in modo da renderlo imprendibile. Quando i lavori furono finiti vi mise a guardia una turba di sgherri che erano malvagi quanto lui. Con essi scorazzava dovunque gli fosse possibile; passava come un ciclone lasciando i segni devastatori della sua malvagità.
Quando aveva qualche progetto infame da compiere, nessuno lo poteva trattenere.
Specie di notte o col maltempo batteva le contrade all' ingiro giungendo con le sue scorrerie talvolta fino a Mesenzana, Brissago e Roggiano, terrorizzando anche quelle popolazioni.
Tutti lo temevano e tutti avevano paura per i loro cari; le madri per i figli, le mogli per i mariti e soprattutto le fidanzate per i fidanzati dai quali temevano sempre qualche loro azione a testa calda, contro il tiranno.
Benché per la maggior parte del tempo egli fosse dedito alle sue cattive imprese non sdegnava anche divertirsi. Aveva una specie di harem, e di quelle donne si serviva talora anche per adescare qualcuno di quella gioventù ardente che non piaceva a lui o che che gli aveva fatto qualche sgarbo. Del malcapitato non si sarebbe saputo più niente.
La triste vicenda durava da molti anni, quando un giorno di primavera si sparse la voce che fosse arrivato in paese il signore del Castello della Gran Torre.
Non si trattava di un nobile qualunque, ma di una dama bella e graziosa. Questa prese possesso del suo castello e trascorreva il suo tempo fra i lavori delle grandi dame, non trascurando neppure le occasioni per fare del bene ai bisognosi che le venivano indicati.
La fama della sua gentilezza si sparse presto per tutti i dintorni, e fra il popolino, parecchi, forse perché furono beneficiati, la consideravano come se fosse stata la Madonna.
Anche il conte Ruggero venne a conoscenza del fatto e desiderava conoscere di persona la bella castellana che aveva più volte intravisto. Ma non ebbe mai modo di entrare con lei in confidenza e, per quanto facesse, non venne mai invitato al Gran Castello.
Allora fece il proponimento di ridurla ai suoi voleri; si fine innamorato più che mai, desistette dalle sue cattive azioni e perse maggior parte del suo tempo nello spiare le mosse della bella dama, stando spesso vicino alla dimora di lei in atteggiamento di innamorato pieno di umiltà.
La dama si accorse di lui, ma fu come se non si accorgesse neppure.
Eli non smise il suo proponimento e fingendosi sempre più innamorato, restava lungo tempo fermo nelle vicinanze del castello.
Finalmente dopo tanto tempo, una notte la dama fece un segno ai suoi uomini che abbassarono il ponte levatoio per far passare il conte Ruggero.
Egli smise subito il suo fare dismesso ed entrò fiero, sicuro di poter finalmente stringere a sé ed abbracciare l'orgogliosa donna.
Quello che avvenne fra le stanze della Gran Torre quella notte, non si è mai potuto sapere. Solo il giorno dopo, com'era venuta, la bella castellana se ne partì senza fare parola ad alcuno. Salutando la popolazione ella aveva un sorriso dolce, un sorriso come d'intesa.
Passarono molti giorni senza notizie né di lei né del conte.
Però le ruberie e i delitti erano cessati come d'incanto. Le donne del Castellaccio erravano per il paese sperdute e confuse, non più procaci ed altezzose ma quasi imploranti.
Una notte mentre un contadino tornava a casa udì distintamente per ben tre volte il canto della civetta che veniva dal San Martino.
Quasi subito dopo un uomo, o meglio un fantasma a cavallo, seguito da alcuni levrieri correva sul sentiero che dal monte scende a Brissago andando a fermarsi dinnanzi al Castello della Gran Torre; guardando bene, al contadino parve di conoscere il conte Ruggero, il quale, giunto al ponte levatoio del castello, si mise a soffiare in un corno dal quale trasse un suono lugubre e spaventoso che richiamò una turba di folletti che intrecciarono una danza macabra e tutto sparì sul far del mattino.
Altri in seguito videro il triste raduno ed allora la popolazione fu persuasa di essersi liberata per sempre del conte Ruggero.
Pare che il nome di Grantola derivi appunto da Gran Torre. Il popolo volle così ricordare quasi a perpetuare la memoria, la residenza della bella Dama che fu la grande liberatrice."
Ecco un racconto relativo a Grantola tramandatoci da Rinaldo Corti nel suo volume < Sentimento e Fantasia, leggende del Varesotto> edito nel 1974:
" La Dama liberatrice
Nel territorio di Grantola esistevano a quei tempi due castelli: il Castellaccio come in seguito venne chiamato dalla povera gente, e quello della ≪Gran Torre ≫.
Mentre il primo era abitato dal conte Ruggero , personaggio crudele e odiato, il secondo era da gran tempo vuoto, ma si aspettava sempre che giungesse il suo signore.
Per il momento, chi la faceva da padrone nei dintorni era il proprietario del ≪ Castellaccio ≫, uomo che ne sapeva una più del diavolo ed agiva di conseguenza, calpestando ogni diritto altrui.
Non lo commuovevano né pianti né preghiere di donne e bambini e terrorizzava tutti.
I vecchi ricordavano quando giunse fra loro, con uomini d'arme e valletti; appena giunto si mise a rafforzare tutte le difese del suo maniero in modo da renderlo imprendibile. Quando i lavori furono finiti vi mise a guardia una turba di sgherri che erano malvagi quanto lui. Con essi scorazzava dovunque gli fosse possibile; passava come un ciclone lasciando i segni devastatori della sua malvagità.
Quando aveva qualche progetto infame da compiere, nessuno lo poteva trattenere.
Specie di notte o col maltempo batteva le contrade all' ingiro giungendo con le sue scorrerie talvolta fino a Mesenzana, Brissago e Roggiano, terrorizzando anche quelle popolazioni.
Tutti lo temevano e tutti avevano paura per i loro cari; le madri per i figli, le mogli per i mariti e soprattutto le fidanzate per i fidanzati dai quali temevano sempre qualche loro azione a testa calda, contro il tiranno.
Benché per la maggior parte del tempo egli fosse dedito alle sue cattive imprese non sdegnava anche divertirsi. Aveva una specie di harem, e di quelle donne si serviva talora anche per adescare qualcuno di quella gioventù ardente che non piaceva a lui o che che gli aveva fatto qualche sgarbo. Del malcapitato non si sarebbe saputo più niente.
La triste vicenda durava da molti anni, quando un giorno di primavera si sparse la voce che fosse arrivato in paese il signore del Castello della Gran Torre.
Non si trattava di un nobile qualunque, ma di una dama bella e graziosa. Questa prese possesso del suo castello e trascorreva il suo tempo fra i lavori delle grandi dame, non trascurando neppure le occasioni per fare del bene ai bisognosi che le venivano indicati.
La fama della sua gentilezza si sparse presto per tutti i dintorni, e fra il popolino, parecchi, forse perché furono beneficiati, la consideravano come se fosse stata la Madonna.
Anche il conte Ruggero venne a conoscenza del fatto e desiderava conoscere di persona la bella castellana che aveva più volte intravisto. Ma non ebbe mai modo di entrare con lei in confidenza e, per quanto facesse, non venne mai invitato al Gran Castello.
Allora fece il proponimento di ridurla ai suoi voleri; si fine innamorato più che mai, desistette dalle sue cattive azioni e perse maggior parte del suo tempo nello spiare le mosse della bella dama, stando spesso vicino alla dimora di lei in atteggiamento di innamorato pieno di umiltà.
La dama si accorse di lui, ma fu come se non si accorgesse neppure.
Eli non smise il suo proponimento e fingendosi sempre più innamorato, restava lungo tempo fermo nelle vicinanze del castello.
Finalmente dopo tanto tempo, una notte la dama fece un segno ai suoi uomini che abbassarono il ponte levatoio per far passare il conte Ruggero.
Egli smise subito il suo fare dismesso ed entrò fiero, sicuro di poter finalmente stringere a sé ed abbracciare l'orgogliosa donna.
Quello che avvenne fra le stanze della Gran Torre quella notte, non si è mai potuto sapere. Solo il giorno dopo, com'era venuta, la bella castellana se ne partì senza fare parola ad alcuno. Salutando la popolazione ella aveva un sorriso dolce, un sorriso come d'intesa.
Passarono molti giorni senza notizie né di lei né del conte.
Però le ruberie e i delitti erano cessati come d'incanto. Le donne del Castellaccio erravano per il paese sperdute e confuse, non più procaci ed altezzose ma quasi imploranti.
Una notte mentre un contadino tornava a casa udì distintamente per ben tre volte il canto della civetta che veniva dal San Martino.
Quasi subito dopo un uomo, o meglio un fantasma a cavallo, seguito da alcuni levrieri correva sul sentiero che dal monte scende a Brissago andando a fermarsi dinnanzi al Castello della Gran Torre; guardando bene, al contadino parve di conoscere il conte Ruggero, il quale, giunto al ponte levatoio del castello, si mise a soffiare in un corno dal quale trasse un suono lugubre e spaventoso che richiamò una turba di folletti che intrecciarono una danza macabra e tutto sparì sul far del mattino.
Altri in seguito videro il triste raduno ed allora la popolazione fu persuasa di essersi liberata per sempre del conte Ruggero.
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" Scambiano la fiacchezza della loro anima per civiltà e generosità" ( Stendhal )
frenand
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Grazie Fernando, è sempre un piacere ... RITROVARTI! 

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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Direi che il riferimento al Conte Ruggero Marliani non è nemmeno tanto velato...frenand ha scritto: Mentre il primo era abitato dal conte Ruggero , personaggio crudele e odiato
Alla morte dell'ultimo discendente della famiglia Rusca (1583) i feudi tornati alla Camera furono poi assegnati dal re di Spagna a Giovanni Marliani III° col titolo di Conte con il decreto datato 2 Dic 1583 e la donazione fu riconosciuta dal Senato di Milano il 15 Genn 1584.
(Giovanni Marliani + 1588, Vicario perpetuo di Mariano e dipendenze, Capitano di corazzieri spagnoli, ambasciatore imperiale in Turchia il 4-12-1557, investito del titolo di Conte sul feudo della Valle Intelvi e delle quattro valli con Diploma del 2-12-1583)
Le terre assegnate dal re di Spagna al Marliani erano le seguenti:
— 1º la Valle d'Intelvi
— 2º la Valle Veddasca che comprendeva Biegno, Lozzo, Armio, Graglio Cadero, Garabiolo, Campagnano e Musignano.
— 3º la Valle di consiglio Maggiore contenente Monte, Curiglia, Cossano, Agra, Runo, Dumenza, Colmegna.
— 4º la Valle Marchirolo cioè Ardena, Lavena, Viconago, Marchirolo, Cugliate, Fabiasco, Cunardo
— 5º la Valle di mezzo cioè Tronzano, Pino, Bassano Maccagno di Sopra, Germignaga, Voldomino, Bivione,
Montegrino, Bosco e Grantola.
I Marliani governarono queste terre fino al 1773, quando l’ultimo dei Marliani, Ruggero III°, vendette il feudo al Conte Antonio Crivelli, che nel 1789 lo cedette al figlio Ferdinando Crivelli che in seguito lo passo' al conte Alberto Crivelli.
La famiglia Crivelli conservò il feudo fino al 1796, anno in cui giunse in Italia Napoleone, il quale abolì il sistema feudale.
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Questa sera sul canale RETE55 è andato in onda il servizio di Valganna.info sui misteri di Grantola.
Ecco il link per vederlo : CLICCA QUI
Dal minuto 9.31
Ringrazio Clara Castaldo
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Dal minuto 9.31
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Noto anche che "stranamente" proprio negli ultimi giorni la voce Grantola su Wikipedia è mutata varie volte...
http://it.wikipedia.org/wiki/Grantola
In essa si parla guardacaso anche del castello, vero o presunto che sia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Grantola
In essa si parla guardacaso anche del castello, vero o presunto che sia.
Un cretino è un cretino,
cento cretini son cento cretini,
ma diecimila cretini sono una forza storica.
Leo Longanesi
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
sempre più affascinata dal mio paesello.....
grazie a tutti voi

Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Siamo stati per anni e anni a rincorrere il "fascino" in terre lontane, ma finalmente ci siamo resi conto che lo abbiamo sottocasa...grazia cheru ha scritto:sempre più affascinata dal mio paesello.....grazie a tutti voi
Speriamo che il trend (come si dice oggi) prosegua, e per molto tempo.

Un cretino è un cretino,
cento cretini son cento cretini,
ma diecimila cretini sono una forza storica.
Leo Longanesi
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
ATTENZIONE! Per tutti gli iscritti a questa discussione, si sta pensando con il comune di Grantola di fare un incontro pubblico/conferenza sulla questione, il periodo potrebbe essere marzo/aprile.
Siete disposti a partecipare?
Ulteriori informazione su questo forum.
Grazie
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Ulteriori informazione su questo forum.
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Avevo inserito io nel sito wikipedia la testimonianza ricevuta dal signor Franco Broggini (n.1927) che mi riferiva il racconto della propria zia che aveva visto da bambina la costruzione di questo pseudocastello a fine ottocento. Ma come sapete, chiunque può cancellare una frase in Wikipedia, come è avvenuto...forse preferiamo sognare per forza un mitico passato glorioso , vabbè...
Qualcuno però dovrebbe spiegarmi perchè le mura sono piene di false porte, rientranze - che assottigliano la parete - e a che servirebbero?; perchè c'è una feritoia a pianterreno, un po' insolita perchè vulnerabile. Giustificabile invece come scenografia teatrale.
Infine la mappa 1861 indica un ampio edificio - probabilmente demolito in seguito - proprio esattamente dove ora ci sono le mura, che però a occhio avrebbero occupato si e no 1/3 dello spazio e comunque non ci sono interruzioni all'interno di questo appezzamento.
Infine il fatto che -come dice il sindaco - gli esperti non ne siano venuti a capo non potrebbe convalidare indirettamente questa ipotesi così semplice? E l'esistenza di un castello, documentata, può essere in altre parti del paese.
Naturalmente parteciperò volentieri all'incontro prospettato!
Qualcuno però dovrebbe spiegarmi perchè le mura sono piene di false porte, rientranze - che assottigliano la parete - e a che servirebbero?; perchè c'è una feritoia a pianterreno, un po' insolita perchè vulnerabile. Giustificabile invece come scenografia teatrale.
Infine la mappa 1861 indica un ampio edificio - probabilmente demolito in seguito - proprio esattamente dove ora ci sono le mura, che però a occhio avrebbero occupato si e no 1/3 dello spazio e comunque non ci sono interruzioni all'interno di questo appezzamento.
Infine il fatto che -come dice il sindaco - gli esperti non ne siano venuti a capo non potrebbe convalidare indirettamente questa ipotesi così semplice? E l'esistenza di un castello, documentata, può essere in altre parti del paese.
Naturalmente parteciperò volentieri all'incontro prospettato!
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Qualche giorno fa Renzo ha ricordato il lavoro di Don Rinaldo Beretta su un documento del 1263 nel quale una località di Grantola veniva localizzata “ubi dicitur intus vallem de castelletto”. Allego la nota a margine riferita alla località, sempre presente nel documento del Beretta. Sembrerebbe che non abbia nessun dubbio sull’esistenza di un castello a Grantola in quel tempo, che poi i ruderi di cui stiamo discutendo appartengano proprio a quel castello ipotizzato, è tutto un altro discorso.
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Re: I misteri di Grantola, le mura, il pozzo e il dipinto.
Loqui qui nescit discat aliquando reticere.