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IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA

Raccontiamo in questa sezione, le storie più particolari della nostra Valle sia di oggi che di ieri....

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mauri
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da mauri »

Mi dispiace molto che la iniziativa sopradescritta possa decadere...

Tutto quello che potrebbe rivitalizzare l'ex colonia TCI sarebbe bene accetta ed anzi doverosa..

Se trattasi veramente di sola questione di denaro (di questi tempi specialmente purtroppo è solo...così) sarebbe una vera occasione sprecata...Peccato veramente.. :dotnknow:

Saluti.


Peppo
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da Peppo »

sottoscrivo....se poi si può fare qualcosa in più a quelle del TCI, in attesa della resurrezione dei benefattori!!!!!!!!!!!!!
giuseppe cozzi

Di sicuro ci sarà sempre chi guarderà solo alla tecnica e si chiederà 'come', mentre altri di natura più curiosa si chiederanno 'perche'
Man Ray
fili62
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da fili62 »

paoric ha scritto:Vendita SFUMATA ! Buonanotte. :evil:

Faccio un "applauso" al TCI che piuttosto di scendere di prezzo ha preferito lasciare morire il Villaggio ! Il giorno che cadrà a pezzi spero che tutti i benefattori che tanto hanno dato al Villaggio risorgano dalle tombe per farvi pentire delle vostre colpe !

Il Dio denaro non potrà averla vinta sempre!
Che vergogna! Altro segno della decadenza dei tempi. Bene, bene non vendete sottoprezzo prima che magari poi mi morite di fame, sai mai...Un giorno o l'altro qualcosa cambierà, con le buone ...o con le cattive.
...Oggi l'uomo che dice la menzogna è portato in trionfo. Mentre colui che dice la verità avrebbe bisogno di una guardia del corpo.
Ma non ne trova.
(Berthold Brecht-Poesie di Svendborg-1933)
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paoric
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da paoric »

Trovata in rete questa foto del 1935, bimbi verso il Villaggio Alpino !
Verso-Il-villaggio-Alpino-1.jpg
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
mauri
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da mauri »

Complimenti per l'immagine ma...orca bestia..siamo forse in Siberia...?? :dotnknow:
Grazie a Paolo per la bella ed inconsueta immagine! Probabilmente siamo sulla SP appena sotto a Boarezzo, vista la Martica ed il Lago di Ganna sullo sfondo..., ma notevolmente "disalberata" come era del resto di regola ai tempi...
Saluti.
gigilugi
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da gigilugi »

L'INAUGURAZIONE DELLA VILLA "ROSA E MARCO DE MARCHI''
AL VILLAGGIO ALPINO DELLA C. T. I.
Molti di coloro, dirigenti e Soci della C.T.I., che hanno dato la loro opera alla organizzazione e al funzionamento del Villaggio Alpino, destinato alla cura estiva ed invernale di fanciulli poveri e gracili, convennero domenica 3 luglio al Villaggio stesso per salutare il sorgere di una nuova e graziosa costruzione, dovuta alla munificenza del compianto dott. Marco De Marchi, già Consigliere della Consociazione, e della vedova signora Rosa De Marchi Curioni. Ai nomi di Rosa e di Marco De Marchi si intitola, infatti, la nuova villetta, sorta su progetto dell'architetto nob. Carlo Morani ai margini del piazzale Mussolini, nel centro del tipico Villaggio.
Ricevuti dal Consigliere della C.T.I. delegato alla direzione del Villaggio comm. Mario Tedeschi, salirono al Piambello il Consigliere rag. comm. Piero Moro, che rappresentava anche il Presidente Senatore Bonardi, il Sindaco rag. Barbieri, il Segretario Generale gr. uff. Gerelli, oltre al Vice-Podestà e ai rappresentanti del Prefetto e del Federale di Varese.
Dopo la Messa, celebrata nella chiesetta del Villaggio, il comm. Tedeschi ricordò Marco De Marchi alpinista, studioso, benefattore; l'avv. Diego Martello diede lettura di un nobilissimo messaggio della signora Rosa De Marchi, ed a sua volta ricordò quanto bene diffuse intorno a sè (non tutto è ancora noto) il generoso donatore e la fedele, devota interprete, rimasta a completare provvidamente l'opera di Lui.
Le schiere dei bimbi ospiti della Colonia avevano prima assistito all'omaggio reso alla memoria di un ventenne caduto in guerra - il volontario Mario Pandini - del cui nome si fregia la costruzione donata dai genitori del giovinetto Eroe. Fu poi scoperta una targa che intitola la breve erta conducente alla chiesetta alla memoria del nostro Sindaco Camillo Magnacavallo. I benefattori presenti ed i bimbi visitarono poi il piccolo giardino di piante e fiori alpestri, creato anch'esso in nome di Rosa De Marchi sotto la guida illuminata del prof. Lino Vaccari e chiuso da una spalliera rocciosa dedicata al nome di Gina Folladori, giovanissima vittima della montagna.

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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da gigilugi »

In preparazione...
UN NOME E UNA FEDE:
PIAMBELLO
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da paoric »

:bravo: :bravo: :okboy:
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da gigilugi »

UN NOME E UNA FEDE:
PIAMBELLO
Vi sono opere che paiono generate - come ogni vera poesia - nell'atmosfera dell'ispirazione da un concorso felice di elementi armoniosi e suscitatori: come questa che ha un nome così sereno e fresco: Piambello! È nata dalla potenza, dalla bontà, dalla grazia.
S'era ai tempi della grande guerra: il cuore di Milano pulsava profondo e ardente, più d'ogni altro cuore di città italiana: si mieteva danaro (proprio con la splendente abbondanza d'un grano); si lavorava con un fervore mescolato di praticità e di spiritualità; i soldati al fronte e le loro famiglie in città erano nella predilezione di tutti: gli Enti gareggiavano con i singoli cittadini: la Consociazione Turistica Italiana, come sempre, all'avanguardia.
D'un tratto (proprio d'un tratto, non perché non credessimo più, ma perché avevamo accumulata pazienza e tenacia per ogni ventura) la vittoria! Una vittoria piena, decisa, grande; che apriva le strade agli alleati e agli amici; che balzava su dalla strage con un volto di giovinezza, tutta lealtà e amore e fecondità.
La Consociazione s'è trovata con un piccolo tesoro (le cifre sono belle, perché sono la verità, e la moneta d'allora era compatta e squillante): quasi ottantamila lire; la potenza dell'Italia vittoriosa le aveva liberate ad altri scopi.
Ed ecco la bontà, che non è mai se stessa, se non quando sia piena d'intuizione e d'intelligenza: questa somma era già legata a una sorte: offerta ai soldati, apparteneva ai soldati; e i soldati più degni: i Caduti, la lasciavano in eredità ai loro figli.
1941-07-1.jpg
Bisognava dunque spenderla per gli orfani di guerra: intanto si affermava, con l'azione tacita e non con il rombo vano della parola, una verità fondamentale: la guerra si fa non per il presente, ma per l'avvenire; la generazione che compie lo sforzo sopporta la responsabilità e il peso, paga il duro scotto del pianto e del sangue, è comunque sacrificata; soltanto la generazione nuova coglie il frutto: tutta l'attenzione e la cura deve tendere a prepararla, perché cogliere un frutto è talvolta difficile quanto arare e seminare, o di più: tant'è vero che ci son popoli che vincono la guerra e perdono la pace.
Ed ecco la grazia: i bambini.
L'Italia è tutta un fiore; i bimbi sono da noi per le campagne come le pratelline lungo gli argini: li invadono di bianco e d'oro, che non si vede più né l'erba né la terra; e in città sono come i grappoli di glicine a maggio; quando traboccano dai cancelli e dai muri nei cortili, e vi trasfigurano la chiusa vita della pietra e del cemento in libertà e rigoglio di giardino.
Ma noi eravamo un popolo povero, senza riserve, senza apporti, che non fossero energia latente e aperta di lavoro; e il lavoro, se è verissimo che ringagliardisce e sviluppa la vita, quando è troppo e mal compensato la deprime e deforma: specialmente nelle città.
E la fioritura così rigogliosa si avvilisce; i bimbi deperiscono; la morte ne coglie: tanta grazia che si spegne, mentr'era tutto splendore, tanto amore che s'è prodigato, per non averne che angoscia.
Curiamo i bimbi; scegliamo i meno resistenti, mandiamoli all'aria, al sole, anche alla neve, ma in alto, dove è intatta; la grazia riprenderà il sopravvento sulla gracilità e la malinconia.
Grazia, bontà, potenza han messo foce nel Villaggio Alpino di Piambello.
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1941-07-3.jpg
Orfani di guerra, furono raccolti lassù, per cicli di mesi di primavera, d'estate, d'autunno, d'inverno. Poi (gli orfani cessano un giorno di essere orfani per diventare giovani, uomini, padri) si son raccolti gli orfani non di padre o di madre, ma della vita; quelli che, anche se hanno i genitori, non hanno né benessere, né agiatezza, né vigor di lotta contro la miseria.
Non c'è, in questa raccolta nuova, gravame di documenti e di restrizioni in principio, per la scelta; non c'è oppressione di sistemi rigidi nella condotta della piccola colonia - nulla che sappia di caserma, di ospedale, di monastero, di casellario e di disciplina forzata, di noia e di malinconia - ; non c'è nemmeno distacco ed isolamento dalle necessità cittadine, come la scuola: la regola è dovunque; ma non s'accampa arcigna e pretensiosa; si nasconde anzi in una festosità di forme, d'atteggiamenti e di usi che paiono lasciati al caso, un caso geniale e capriccioso che suggerisce con felice trovata un espediente per ogni problema; per applicare una legge, e aver l'aria di offrire una gioia; per stabilire un divieto, e aver l'aria d'aprire un sentiero più fresco.
Qui c'è tutto quel che nella vita è imposto dalla quotidiana, e spesso dura, e a volte amara necessità: il refettorio e il dormitorio, la cucina della comunità e l'ospedale, la direzione e i depositi; ma tutto è ripartito, distribuito, armonizzato in un borgo di villette, di rifugi, di capanne, dall'ingresso che pare l'agreste arco di fronde delle sagre campagnole che si sia stilizzato e nobilitato in una linea e mole architettonica, alla chiesetta che - posizione sul declivio e forma montanina - basta da sola a mettere in tutto il villaggio un senso d'altura, di spazio, di serenità.
I ragazzi entrano cantando, han portici e viali e piazze, per le loro evoluzioni di piccoli atleti, per i giochi, e per i bagni di sole; studiano, mangiano, dormono, sempre circondati e penetrati dal senso della montagna e del bosco, del lago lontano e del cielo più lontano: la loro vita stessa si colora di verde e d'azzurro: l'azzurro dell'atmosfera ossigenata e il verde della vegetazione in rigoglio colorano anche i loro pensieri, imbevono la loro anima; mentre il corpo s'irrobustisce, l'intelligenza si fa più trasparente, l'anima si deterge dalle scorie di cui anche in mezzo alla bontà e all'onestà delle famiglie l'intima sostanza dei ragazzi del popolo insensibilmente s'incrosta; e i pochi mesi di fusione con la natura lasceranno in ciascuna di queste adolescenze un ricordo profondo e quasi nascosto, da cui sarà sempre pronta a balzare, nella vita, una voce arcana che suggerirà un atto generoso, o dirà una parola di consolazione e di pace: ché tutti i nostri anni di adulti sono stati preparati e predisposti e attrezzati da quel che l'adolescenza ha raccolto senza nemmeno saperlo.
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Il luogo è tra i più belli della Lombardia. Curioso! Come chi non conosce Milano ha l'impressione che sia una città grigia, severa, quasi meccanica, tutta aridità di cemento e geometria di caseggiati-alveari, simile all'anima dei cittadini tutta cifre e ruote, progetti d'aziende e calcolo di profitti - e non sa quanto il temperamento dei Milanesi sia invece saturo di generosità che s'espande e crea, di passione per le cose belle, anche della poesia e dell'arte e quanto la città riveli a chi la sa penetrare nel suo fondo, i suoi angoli mirabilmente raccolti e pieni di segreto incanto; cosi chi è sedotto dalle più violente e varie, luminose e squillanti bellezze delle Dolomiti o dei ghiacciai, delle riviere tirreniche e adriatiche, sopra tutto dove le rocciaie scrosciano a picco sui fondali di cobalto in un furore di sole, crede che la Lombardia sia anche nelle sue campagne e alture un poco monotona, sbiadita, inerte; e non sa quali varietà, concerti, sfumature e perfezioni di bellezze essa scopra a chi l'ama.
La ValGanna! Si sale su dal piano, lentamente (adesso è primavera; la vegetazione non esplode ancora nella pienezza bronzina delle sue moli, ma dovunque, lungo le strade asfaltate, intorno ai prati e ai campi, nelle vallicelle che fan le acque anche più tranquille, è un mirabile ridere di fronda nuova, stupita del suo oro trasparente, del suo bruno luccicante, del suo rossore vago e lieve, che preparano il verde dell'estate, entro un cielo d'una dolcezza che accora, in un senso di vastità che allarga il respiro e accentua il ritmo del sangue); si sale verso le prime alture, incontro alle acque che si fanno irrequiete e splendenti; attraverso forre buie e conche erbose colme d'ombra azzurra (un laghetto guarda il cielo estatico), in vista dei crinali che sbandierano gli alberi come vessilli, mentre i villaggi si rincorrono, e i cascinali si sparpagliano, e la vita della terra mette dovunque il suo senso di necessità armoniosa; si è in alto, già in possesso dei vasti orizzonti, già di fronte a duomi di montagne «color di lontananza»; e dai valichi si può ormai mirare di là.
S'apre la visione del lago: il lago più nostro, il Lago Maggiore; lontano e tuttavia cosi chiaro e distinto, con le sue cittadine che brillano alla riva, i suoi castelli e i suoi santuari, di cui ciascuno s'è scelto un belvedere per godersi le acque, le campagne e i cieli ... Ma a volte una piccola escursione porta al Lago di Lugano, con il suo labirinto come di larghe anse di fiume, con i suoi promontorii marini, con tutte le sponde che precipitano ardite o declinano caute; con i suoi borghi sull'orlo dell'acqua o sui collicelli ultimi, e è tuttavia così chiaro e distinto.
Di quassù tutto è minuscolo, ma fuso in una visione in cui i due laghi stessi sono creature, anime; il senso dell'umano si distende nel senso del terrestre, e qualche anelito del divino vien dagli orizzonti e solleva tutto nella luce come in una atmosfera di trasfigurazione.
I ragazzi non sanno; non saprebbero né definire in sé stessi né ridire; ma come pensare che tutta questa armonia non entri in loro e non li modelli inconsapevolmente nello spirito, come il sole, l'aria pura, il nutrimento sano, la ginnastica li riplasmano nel corpo? Perché quando camminano in questi viali di betulle dalla pelle d'argento e dalle foglie che in autunno brillano come monete d'oro, essi cantano con così aperto squillo? Perché quando da un'altura raggiunta s'affacciano sul lago o verso le valli interne contro la muraglia celeste delle montagne, hanno così improvvisi silenzi, e occhi così colmi di stupore?
E che gioia del vivere si nobilita in loro con la gioia del contemplare; sono già pronti ad accogliere nel loro spirito la rivelazione della bellezza, come un giorno a dar forza col sangue rinnovato all'amore che crea. E chissà che da queste piccole turbe che si avvicendano di stagione in stagione, tra le corse con i capelli al vento nell'ardore dell'estate, e le scivolate tutte ala degli sci e delle slitte d'inverno, non esca domani il poeta che dovrà al Piambello, e non lo saprà mai, il primo annidarsi, tra le radici della sua anima, del mistero e dell'ispirazione?
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Che gli Italiani salgano a questo santuario della nobiltà civica, per prendere esempio. Che i Milanesi sappiano tutti, e continuino nell'opera generosa, sviluppando quel ch'è iniziato, compiendo quel che ormai è già in piena attuazione.
Qui non c'è limite di spazio: alture e declivi, boschi e prati attendono altre ville e villette. E non mancheranno bambini nella città po-polosa, operosa, feconda.
E vengono già via via, ogni giorno, segnati da un destino di dolore e di gloria, altri orfani di guerra: i prediletti della città.
Qui s'impara che si può dare senza scalpore, perché l'offerta è subito raccolta nell'azione e diventa, non sonante prosa di encomi, ma serrato inno di pietra, di legname, di calce. Qui s'impara come la bontà debba sciogliersi più che può (ignudarsi del tutto non le è purtroppo possibile) dalle bende, dalle briglie, dalle strambe del documento investigativo.
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C'è un bambino che ha bisogno? La verità che importa è questa: sia raccolto.
C'è una generosità da consacrare a un nome caro, a una solennità lieta o triste, a una sventura o a una fortuna? Diventi un letto sprimacciato in un angolo di villa, nella notte piena di sereno sussurro.
Qui s'impara come si debba essere tutto per gli altri e nulla per sé; la Consociazione non ha mai pensato che il suo villaggio debba servire ai figli dei Soci, o ai parenti dei Soci, ma al popolo, nell'espressione anonima e sacra della nazione che lavora, che combatte, che prepara il grande futuro.
Potenza, bontà, grazia hanno ancora da creare piccoli prodigi; poesia che ancora più intensa fluttui su questo luogo in cui si ricostruisce la felicità ch'era perduta già nelle aurore; e Piambello deve diventare un nome, non più milanese, né lombardo, ma italiano: d'una Italia che s'è mossa, tra gli sforzi, le lotte, i sacrifici, a un avvenire di portata nazionale e universale; che ha fede, non nella perfezione umana che è una utopia, ma nella bontà giustiziera, che dal mito discende nel vero quotidiano, e lo fa del mito stesso più grande e più bello.

ETTORE COZZANI

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I Soci apprenderanno con viva soddisfazione che, in un momento in cui s'impone come un sacro dovere la più fraterna solidarietà per tutti gli Italiani, la C.T.I. ha desiderato assumere una sua cospicua parte nell'assistenza alla fanciullezza, che è la nostra speranza di domani, aprendo il Villaggio Alpino fin dai primi giorni di gennaio e decidendo di non chiuderlo per tutto l'anno in corso.
Dodici mesi di assistenza all'infanzia, dunque, invece dei quattro consueti e normali. Il nostro cuore palpita di tenerezza e di orgoglio al pensiero che la nostra Colonia potrà accogliere quest'anno più di mille bambini, dando la precedenza assoluta ai figli dei Caduti in guerra e dei Combattenti.
Andiamo incontro - lo sappiamo - ad un notevole sforzo finanziario, in un momento in cui tanti altri oneri si accumulano sul nostro bilancio; ma lo sosteniamo volentieri pensando che l'Italia in guerra per i suoi grandi destini è tutta tesa in uno sforzo supremo e che i Consoci si sentiranno solidali con noi e ci saranno grati di questa coraggiosa iniziativa, a cui ci siamo decisi senza esitazione, come senza ostentazione, in quest'ora di sacrificio e di offerta alla Grande Madre.
Anche i Soci possono singolarmente partecipare a quest'opera di assistenza ai figli di coloro che offrono e rischiano per la Patria la stessa vita. Per ogni bambino ospitato al Villaggio la Consociazione prevede un onere mensile minimo di 350 lire. Chi desidera di non rimanere assente in questa gara di bontà, sacrifichi 350 lire alla più nobile e umana forma di assistenza o - fortunati coloro che lo possono! - moltiplichi questa cifra secondo gli impulsi del suo cuore, e ne faccia invio alla nostra Amministrazione, pensando al sorriso innocente di fanciulli che, per la sua generosità, rifioriscono tra il verde, respirando le pure aure dei nostri monti.

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Tratto da "Le Vie d'Italia", luglio 1941
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paoric
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da paoric »

Grazie Gigi.

:piega:
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da Emi »

Documento davvero pregiato, splendido e commovente, il cui pregio (comune alla letteratura di quell'epoca) è l'assoluta semplicità e verità che traspare dai sentimenti, cosa ben diversa dal costruito sentimentalismo che successivamente l'ha, ahinoi, sostituito.
Un cretino è un cretino,
cento cretini son cento cretini,
ma diecimila cretini sono una forza storica.

Leo Longanesi
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da paoric »

Una gita al Monte Piambello, i ragazzi del TCI nel 1919

Gita al Piambello 1919 web.JPG
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da paoric »

Disegno originale per la vetrata dell'edificio Pandini al Villaggio
Vetrata Pandini.JPG
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da leogens58 »

Dopo anni mi rifaccio vivo perchè casualmente su casa.it ho notato un annuncio di vendita di un immobile che fa parte, credo, del villaggio alpino.
Ad oggi qual'è la situazione?
Dato che mi trovo fino a fine giugno in brianza, sarebbe possibile visitare il villaggio? E le raccolte di insetti e altri memorabilia del villaggio sono anche esse visibili?
Ciao a tutti

Leo
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANN

Messaggio da paoric »

Buongiorno Leo, mi spiace ma la situazione è decadente del tutto, i custodi sono stati mandati via da almeno un paio d'anni e le varie strutture stanno cadendo a pezzi.
Per non parlare degli atti di vandalismo, le raccolte degli insetti sono per ora conservate in un angolo del comune di Cugliate.

Peccato . . . Fine ingloriosa di questo posto splendido.
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