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Vivi Papi, fotografo.

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mondrian
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Vivi Papi, fotografo.

Messaggio da mondrian »

Parte del patrimonio storico locale è composto da immagini, soprattutto fotografie, che illustrano come la vita, i costumi, i paesaggi passati si presentavano agli occhi dei nostri nonni. Vivi Papi ha documentato con attenzione, amore e sensibilità il nostro territorio, soprattutto il suo Sacro Monte, a partire dagli anni ’50 fino ai primi anni 2000. Mi permetto, pertanto, di allegare qualche riferimento (avendo cura di citare le fonti di riferimento) per far conoscere la sua persona e il suo lavoro.
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VIVI PAPI, IL FOTOGRAFO HIPPIE

di SERGIO REDAELLI - 12/07/2013, http://www.rmfonline.it/?p=13203

La definizione [Vivi Papi, il fotografo hippie Ndr] è di Carlo Meazza, un suo illustre collega: Vivi Papi fu un personaggio schivo e sincero, per certi versi ingenuo. Non era materialista, mostrava disinteresse per i soldi, amava la vita libera, viaggiava su un sidecar e scelse di abitare con la famiglia in una casetta nel bosco al Sacro Monte a contatto con la natura, distaccato dalla realtà, al di fuori del conformismo e lontano dalle regole stabilite. Fu un hippie senza saperlo e fece scelte di vita degne dei figli dei fiori. È uno dei tanti giudizi affettuosi che compaiono nel video realizzato dall’Università dell’Insubria su Vivi Papi (1937-2005), a otto anni dalla morte, presentato in anteprima nella sede degli Amici del Sacro Monte di Ambrogina Zanzi in piazzale Pogliaghi.
Il video, girato da Cesare Gandini con la voce narrante di Marco Airoldi, ripercorre la straordinaria carriera del fotografo varesino attraverso la testimonianza di parenti, amici, colleghi e artisti che tratteggiano aspetti poco noti del suo carattere, concordi nel descriverlo come un uomo paziente, tenace, meticoloso e dalle grandi doti professionali. È un tributo dovuto: infatti, la famiglia ha donato all’ateneo varesino l’archivio fotografico che è ora a disposizione del pubblico e degli studiosi nel Centro di Storia Locale a Villa Toeplitz. “Abbiamo affidato il compito di catalogarlo alla vedova Anna Maria Fumagalli e il riordino è a buon punto – spiega Claudia Storti, direttore scientifico del CSL –. Il Fondo è consultabile su appuntamento scrivendo a: annamaria.fumagalli@uninsubria.it. Dopo averle catalogate, pubblicheremo le foto nella banca dati on-line”.
Vivi Papi (il nome di battesimo, voluto dal padre, è un’esortazione a vivere in libertà) nasce il 10 settembre1937 in una piccola casa di legno che i genitori stanno costruendo appena sopra la Fonte del Ceppo a Santa Maria del Monte, figlio di Aristide diplomato all’Accademia di belle arti di Parma, pittore, fotografo e della seconda moglie Maria Gandini, per tutti la Mariuccia, di una famiglia di casbenatt. È una coppia anticonformista e un po’ naif che decide di non mandare a scuola il ragazzo che cresce autodidatta e scatta la prima foto a undici anni con la Leica del padre: è un ritratto dei genitori, con il cane, in via del Ceppo. Il giovanotto fotografa di tutto: persone, paesaggi, cerimonie, matrimoni di parenti e, dopo l’iscrizione al CAI di Varese, rocce, morene e ghiacciai.
La sua strada maestra è però la foto d’arte e nel 1958 documenta le condizioni della cripta del santuario di Santa Maria del Monte che cambia il suo modo di fare il fotografo. Si procura nuove attrezzature, un sofisticato impianto per lo sviluppo dei negativi e la stampa e incomincia a girare la provincia con un approccio fra l’arte e la cronaca. Tra i suoi primi lavori c’è un servizio al monastero di Torba per il professor Carlo Alberto Lotti che con gli architetti Ferrari e Invernici, sta curando alcuni articoli per il quotidiano La Prealpina sulla tutela del patrimonio d’arte e un reportage per Silvano Colombo, direttore dei musei civici di Varese, in cui dimostra la sua particolare sensibilità nel fermare la luce e cogliere l’emozione dell’ambiente.
La carriera accelera.
Collabora con l’architetto Bruno Ravasi, poi con Paolo Zanzi curando in modo esasperato la precisione e il dettaglio tecnico. È ormai un professionista affermato anche fuori Varese e i clienti privati gli affidano la riproduzione d’opere d’arte di loro proprietà. Fotografa il Codice Lattanzio, il primo libro stampato in Italia, 400 pagine in pergamena del monastero benedettino di Subiaco con un sistema di vetri che gli consente di mettere a fuoco le pagine. Entra in società con Mario Bianchi, che insegna al liceo artistico Frattini. È gentile, disponibile, capace di trovare una soluzione per ogni problema. Conosce Enrico Baj, fotografa Guttuso che dipinge la Fuga in Egitto alla terza Cappella.
Dopo il matrimonio e la nascita dei figli, documenta lo stato delle statue sulla Via Sacra, alla vigilia dei restauri, con straordinaria finezza di sentimento. Collabora con monsignor Pasquale Macchi, con il restauratore Angelo Airoldi e nell’84 scatta a Giovanni Paolo II la bella foto d’atmosfera del papa che entra nel monastero delle suore. Gli incarichi si susseguono. Realizza il catalogo della quadreria di Villa Cagnola, dell’Ambrosiana di Milano e dei manoscritti ebraici alla Biblioteca Palatina di Parma, illustra le opere di G.B. Ronchelli, descrive a Morazzone i capolavori di Pier Francesco Mazzucchelli e scatta foto d’arte per libri su Varese, Sumirago, Travedona, Besano, Casale Litta e altri paesi.
Censisce con la Leica a tracolla i dipinti, le sculture, le miniature, i paramenti, i paliotti, i disegni e le ceramiche custoditi al Museo Baroffio riaperto dopo i restauri, immortala la posa dei vagoni e il varo della funicolare nel 1998-2000, fotografa il giubileo, i concerti, le sacre rappresentazioni e le processioni sulla Via Sacra. “Neppure lui immaginava quanto fosse amato e stimato – chiosa l’arciprete don Angelo Corno –, lo testimonia il funerale semplice e partecipato, nel santuario di Santa Maria del Monte gremito, che si tenne alla sua morte il 6 aprile 2005”. Vivi Papi è sepolto nel piccolo cimitero del Sacro Monte.

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Su Artevarese.com troviamo il ricordo del maestro Colombo:

“(...) Ci insegna il suo modo di vedere, di andare in giro a prendere coscienza degli spazi, di viverci dentro senza mai averne abbastanza perché basta una giornata a far cambiare l'assetto di una catena di monti incoronati dal Rosa; il profilo di canne lacustri viste dal punto di riguardo acconcio perché valgano nelle loro entità, non risultino né piccole né grandi, né prese dal sotto in su né schiacciate ma per quelle che sono; l'entità di una nube che galleggia nel cielo e che muove stupore simile a quello che Leonardo aveva provato e descritto nei suoi appunti lombardi; il formidabile squarcio di un ghiacciaio che incute rigore e terrore dalla sua cavità misteriosa come se da essa dovesse uscire una creatura terribile. Ci insegna il suo approccio con le persone, rese vive da ritratti si direbbe parlanti per come mandano fuori le qualità più intime entro le quali l'occhio perspicace di Papi è riuscito a penetrare ma sempre con sublime obiettività, senza perdere il controllo di sé, per non dire parole o far vedere aspetti che non fossero loro (...) “
Tratto da S. Colombo (a cura di), Vivi Papi, catalogo della mostra, Liceo Artistico A. Frattini, Varese, 2003.

Per una essenziale ricognizione delle sue opere si veda qui

Infine, per chi ha tempo, lascio il link dove è reperibilel’intervistafatta da S. Redaelli alla moglie di Vivi Papi, Annamaria Fumagalli, per Radio Missione Francescana e quello del documentariomenzionato.

Come testo scritto invece si può consultare l’agile libretto PAPI, FUMAGALLI, Immagini dal Sacro Monte. Sul filo dei ricordi tra realtà e fantasia, Macchione Editore, 2007 che con brevi storie e aneddoti ci porta indietro nel tempo, ad un Sacro Monte che rischia di esser dimenticato.
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mauri
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Re: Vivi Papi, fotografo.

Messaggio da mauri »

Grande ed ispirato fotografo e grandi opere. In particolare il Sacro Monte..attualmente sono in essere mostre e proiezioni di filmati in argomento in particolare domenica 13 ore 18 al Ex Albergo Camponovo...anche cura del ns. Administrator Paolo ecc.. Grazie per le info...Saluti!
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