IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Anche a me questo è arrivato ieri...
Hai notato la frase di chiusura dell'articolo?
"Ed ora, avanti! La fede è grande in noi, e anche la modesta ma fervida nostra attività."
Direi che ben si addice a valganna.info
Alegher
gigi
Hai notato la frase di chiusura dell'articolo?
"Ed ora, avanti! La fede è grande in noi, e anche la modesta ma fervida nostra attività."
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ghe voeuren i garun
12 settembre 1993 - 20 maggio 2012 - One Love
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Ma tu guarda.... pensavo proprio ieri ad un motto per il sito...direi che è stato trovato...



Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Facciamo un passo indietro di un bel pò... 1919 (circa) ecco come si presentava il "parco" prima degli inizi ai lavori !!
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Ed ecco uno dei primi testi riguardanti la storia del Villaggio Alpino..... ringrazio Gigiluigi per l'aiuto.
Interessante la descrizione della Valganna che si trova all'inizio, dovremmo essere tra il 1919 e il 1920......
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IL VILLAGGIO DEL TOURING
Giace sopra Varese una valletta amena — la Valganna — cara ai milanesi, popolare tra le poche che a 50 km. dalla grande metropoli, squarciano il fianco della cerchia prealpina ed offrono alle comitive domenicali il verde e la frescura estiva.
La Valganna è una stretta vallicella. È lunga da sud a nord 10 km., diritta, e appena dietro Varese entra fra le prime ondulazioni dei monti. Una ferrovietta elettrica e, rasente ad essa, una strada ordinaria, tengono il fondo, così angusto nel suo primo tratto, che vi rimane posto solo pel fiumetto, quasi sempre asciutto.
La forra, ove con qualche breve traforo entrano dapprincipio tram e strada, toglie alla vista le innumerevoli gaie villette della borghesia milanese, i grandi alberghi, le due funicolari, la strada automobilistica del Campo dei Fiori, l’erta del Sacro Monte, con le sue 15 cappelle così grandi da parere altrettante chiese.
La Valganna, dopo il paesaggio varesino di straordinaria animazione, par quasi per converso solitaria malgrado la grande fabbrica di birra, i piccoli ristoranti, le casette, le ghiaiose strade militari, che salgono ai fortilizi ed alle gallerie da cannoni sui dorsi montani circostanti. I cedui coprono i fianchi della valletta; sul suo fondo prima uno, poi un secondo laghetto, meta invernale dei pattinatori milanesi. Qui si stacca a destra una bella carrozzabile militare, che conduce alla signorile villa Chini, sopra uno sperone che, come nido d’aquila, domina la valle. Un tempo avrebbe potuto sorgervi un castello feudale, ora è sito di riposo di un lavoratore.
E qui sostiamo un momento: ne abbiamo i nostri buoni motivi.
*
**
Poichè tutte le strade conducono a Roma, prendiamone ora una un po’ traversa, che ci riporterà più tardi a Villa Chini.
Il Touring ha raccolto un po’ più di un milione per i doni ai soldati durante la guerra. La battaglia di Vittorio Veneto ha felicemente troncato l’opera di distribuzione e, tra avanzi non potuti impiegare, somme pervenute più tardi e interessi maturati sui depositi, ci siamo trovati possessori di 74.000 lire, che non potevano più avere la loro primitiva destinazione.
Come adoperarle?
Col consenso di parecchi fra gli ultimi donatori furono destinate a procurare a bambini poveri, di preferenza figli di combattenti, un po’ di cura climatica di mezza montagna quella che i medici ritengono la più utile, perchè, mentre fruisce della pura aria montanina, sposta di non troppo i giovani e gracili organismi dal loro ambiente normale.
Ed ecco, appena si seppe di ciò, due egregi amici, il comm. Silvio Richetti e il cav. Alfredo Ponzoni, dare 15.000 lire ciascuno perchè insieme si costruisca una casetta che porti il loro nome.
E così nacque il pensiero di fare altre casette, anzi, volando un po’ di fantasia, un intiero villaggio: Il Villaggio del Touring.
*
Il Villaggio fu così lanciato in notizia al pubblico con una base altrettanto idealmente bella quanto materialmente debole, come si vede, poichè non c’era neppure il terreno per costruirlo. Ma la fede non ha paure. E quella Provvidenza che procura il cibo al passero, si è subito accorta che bisognava intervenire. E, modernamente, lo fece per telefono.
È con questo mezzo semplice e rapido che mi sentii interpellato un giorno da una voce nota, che avevo udita.... a Tripoli. Il proprietario di quella voce — il prof. Lauro Chini — mi aveva allora cortesemente invitato ad un pranzo, mentre esso era andato laggiù a dare un’occhiata ad un lavoro — il vastissimo palazzo Naum — che ricordo qui perchè alcuni credono che nella nostra Colonia non vi siano che catapecchie. La telefonata del prof. Chini era molto interessante. Offriva al Touring di scegliersi tra le sue proprietà nella Valganna un terreno per dar base al Villaggio.
Una vera Provvidenza! Il sito, in massima, è ottimo. È vicino ad una metropoli come Milano, centro benefico che dovrà fornire molti mezzi. È vicinissimo ad una grande zona di villeggiatura, dalla quale a suo tempo altri se ne trarranno. È luogo saluberrimo, servito da ferrovie, tram e strade, solcato da linee elettriche. Il meno che si potesse rispondere a quella lusinghiera telefonata era un ringraziamento per poi andare a vedere.
Così pochi giorni dopo partivamo in una comitiva di tre automobili in « Commissione » poco ufficiale, trepidante di speranze.
Lungo la strada io spiegavo a qualche signora che era con noi — non signore di semplice ornamento, ma delle vere « tecniche » (che vorrebbe dire dei « tecnici » al femminile) — chi fosse il prof. Chini. È un self made man nel più preciso significato dell’espressione. Nato a Boarezzo in modeste condizioni (e lo dice apertamente con giusto orgoglio) fu dapprima semplice decoratore. Il suo senso artistico è quello stesso che segna con un suggello di genialità particolare da secoli il popolo della zona varesina, ticinese e comasca, la quale diede una legione inesauribile di artisti, grandi o minori, illustri o modesti, ma valentissimi. Dal suo seno sono venuti gli immortali e anonimi Maestri Comacini già dal XIII secolo, come Vincenzo Vela ne venne ai tempi nostri.
Il Chini dedicò il suo talento alla decorazione, fermandolo, da uomo dei nostri tempi, sul cemento, la materia docile ed abusata che si presta spesso a tutti i delitti pseudoartistici e ci opprime con le sue bruttezze facili ed orrende, mentre assurge talora invece, in mano perita, alle altezze più grandi.
Non altrimenti lo stucco servì a deturpare, con le sue goffaggini, innumerevoli chiese, mentre nelle mani del Serpotta fu plasmato in delicatezze immortali, come immortali sono gli stucchi cinquecenteschi e secenteschi di tante città italiane, ove più fiorì l’arte.
E più tardi il Chini udì anche la sirena novissima che attira con l’insidiosa voce: il cemento decorativo confina col cemento armato. È Circe che impaluda Ulisse o la nuda Tebaide che nobilita l’anacoreta?
Per chi la sa intendere, l’associazione delle due forme della costruzione moderna può essere davvero — sebbene lo sia raramente — la fusione della forza con la bellezza.
E così l’uomo che possedeva da maestro i due elementi seppe ben valersi di entrambi.
Ponti, stazioni, stabilimenti grandiosi, ospedali, palazzi, ville, uscirono sotto la sua direzione in folla potente o agghindata.
Così capisco che nella villa di Boarezzo (eccoci tornati per vie traverse alla villa) sia convenuta il giorno dell’inaugurazione (qualche muro era ancora di semplice rinzaffo), insieme con qualche costruttore anche una folla di artisti, che graffirono i loro nomi su di un muro nell’angolo di una sala, ove poi ogni decorazione fu risparmiata, cosicchè vi è rimasto un bizzarro, lapideo biglietto di visita.
E capisco che nel giardino si stia, per passatempo, collocando ora una fontana a figure piene di sentimento d’arte che il proprietario ha, per spasso, rapidamente modellata in qualche ora d’ozio produttivo.
*
**
La « Commissione » del Touring procedette — dopo breve sosta in cui fu fatta segno a mille cortesie — sulla strada militare che sale a svolte sul Piambello.
Il Piambello è una dorsale erbosa che, quasi orizzontale sui 1000 m., si spinge a nord tra la Valganna e il braccio più meridionale del Lago di Lugano. All’estremità di questa lunga costiera fu costruita una vasta ridotta, che domina da lungi Lugano e, di fronte, più dappresso, di là del lago, quel Sanatorio di Agra dove si disse — leggenda o storia — che siano state costruite nascostamente piattaforme per grossi cannoni.
Nel Piambello, in più luoghi, furono scavate gallerie importanti per artiglierie. Complessivamente è, come del resto tutti i monti circostanti, formidabilmente difeso.
Man mano si sale sul fianco del monte il panorama si allarga a dismisura; diventa vario, grandioso: verdeggiante e ameno davvicino, argenteo di nevi sull’immensa cerchia dentellata delle Alpi; glauco nelle vallate profonde, tagliate qua e là dagli specchi del Ceresio e del Verbano.
Lugano, con la sua corona di paesetti, di ville, di alberghi è laggiù, appiedi del M. Bre, rigato di strade che conducono ai forti: di fronte è la nostra Sighignola; più vicino un dente acutissimo, il S. Salvatore, sulla cui vetta si inerpica, invisibile da qui, la funicolare. E soprattutto strade, strade e strade, che non si vedevano prima della guerra.
La Guida del Touring dice di questo stupendo panorama: « ... meravigliosa vista, specialmente su Lugano e il lago ». Fama non usurpata davvero.
Noi, lasciate le automobili, ci demmo ora perlustrare in ogni senso la montagna, sulle orme del prof. Chini che vi possiede vasti tratti e ci conduceva a quelli che meglio potevano rispondere ai bisogni del Villaggio. Così noi ci trovammo in un luogo che infine ci avvinse.
È una piccola conca a circa 900 m. d’altitudine, boscosa per ceduo di faggi radi, ben formati, già alti 8-10 metri, misti di qualche bianco fusto di betula e di qualche quercia.
È una conca aperta, ma difesa dai venti, aprica dove il bosco verrà tagliato, ombrosa a piacere dove sarà lasciato crescere: già da ora sufficiente, densa come si vorrà fra pochi anni.
In basso è poco acclive. Con piccoli sbancamenti di terreno vi si potranno creare ariose piattaforme per le casette. Più su la pendenza cresce e sarà facile, con stradette, crearvi effetti di giardinaggio splendidi e luoghi di piccole passeggiate, varie e simpatiche. Più in alto ancora vi è un grande spiazzo, che potrebbe servire per altre costruzioni e per campi di giuoco.
La conca è sana, secca, ampia, vasta, bene adatta. L’unanime parere si traduceva in una frase, quasi storica, che qualcuno di noi, alquanto sfacciato, pronunciò un po’ trepidante: « Qui siamo e qui vorremmo restare ». E il prof. Chini di rimando: « Benissimo, restiamo ».
E con questo donò al Touriug la splendida area che, misurata, risultò di circa 32.000 mq.: press’a poco un rettangolo di 200 metri per 160, appoggiato in basso ad una buona mulattiera, che si potrà ridurre facilmente a carreggiabile per il servizio delle provviste.
Da quello che fu immediatamente battezzato — e bene a ragione — il « Parco Chini » al paese di Boarezzo, la distanza è di circa un chilometro. Nella parte superiore il parco si trova a circa 150 metri da una svolta della carrozzabile militare.
Già con l’immaginazione noi vedevamo, nelle sue linee di gran massima, attuarsi (tengano presente i lettori che ci mancano ancora in buona parte i fondi) i nostri progetti delle casette, linde e salubri, modeste e d’aspetto montanino (senza pretese di lussi, che poi disorienterebbero i poveri piccoli abitatori) sparse qua e là nei boschetti. Di fianco a ciascuna casetta un portico per la ricreazione, ordinata e indirizzata; intorno ad ognuna il brusio di voci allegre, il paterno o materno vigile aggirarsi di guide devote all’opera di educazione fisica e morale. Una casa è più grande delle altre e d’aspetto diverso — la casa centrale dei servizi —. Da una parte la lavanderia, l’asciugatoio e la guardaroba generale; dall’altra la cucina, la dispensa, la cantina ed un capannone aperto, semichiuso o chiuso, come ci insegneranno i signori medici: il refettorio.
Così noi vedevamo animarsi il vasto Parco Chini; così noi faremo ogni sforzo perchè l’idea benefica vi germogli, ora che ha trovato un così bel suolo su cui fiorire.
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Subito fu una gara di avviamento alla realizzazione del sogno. Il comm. Baranzini, presente alla donazione del terreno, udito che per captare una sorgente da acquistarsi sarebbe occorso un migliaio di lire, le diede senz’altro. Il dottor Senna, nostro collega di Consiglio, considerando che, captata la sorgente bisognava incanalarla e distribuirla con un piccolo acquedotto, offrì a sua volta 10.000 lire. E noi battezzammo il futuro acquedotto col nome del generoso che lo ha reso possibile.
Ma ancora occorreva avere la sorgente, fresca, pura, che zampilla poco sopra il Parco Chini. E c’erano delle difficoltà. Fu la gentile signora Chini che s’interpose, in modo che la sorgente fu nostra e si chiamerà Fonte Angelina.
Poi ci pervenne un’offerta cospicua e preziosa. Il signor Cesare Goldmann, la cui prodigiosa attività è ben nota ed apprezzata, specialmente dal mondo industriale lombardo e piemontese, offrì, a nome della S. A. Moncenisio di Torino, di cui è Presidente, una casetta di legno smontabile, di tipo americano, che quella poderosa Società fabbrica in serie in alcuni modelli, che certo avranno nell’urgenza attuale di abitazioni, larghissimo impiego per le loro qualità tecniche ed economiche.
Un nostro ingegnere fu in questi giorni a vedere la casetta in costruzione e ne fu ammirato. È un gioiello di praticità e ne riparleremo più tardi. Questa casetta sarà senza dubbio il primo fabbricato che sorgerà in luogo e si chiamerà « Moncenisio ». Il nostro collega di Consiglio cav. Lorenzo Bertolini, ricordandosi di essere di una famiglia che si può ben dire una dinastia di albergatori, e distinto albergatore esso stesso, offri il rimborso delle spese per la cucina centrale del Villaggio, profferendosi anche a dare opera nel ceto alberghiero (esso è Presidente della Sezione Lombarda della S. I. A.) per la raccolta di altri doni del genere.
Ed hanno cominciato ad affluire sottoscrizioni di buoni Soci. Primo fra di essi il signor Umberto Grioni, l’attivo rappresentante del Touring per la pubblicità, aprì il ruolo con un’offerta preliminare di 500 lire. Dico preliminare perchè si è impegnato a farne seguire altre.
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Ma in un’impresa come questa, di cui le basi sono così promettenti, occorre fin dapprincipio avviare le cose con metodo e sicurezza. I benefattori debbono aver fiducia che tutto concorra a risultati soddisfacenti. I loro contributi debbono essere impiegati secondo la teoria del minimo mezzo.
L’organo per ora investito del funzionamento iniziale fu necessariamente una piccola Commissione, cui fu assegnato per segretario, a buon diritto, il Segretario Generale del Touring, cav. Tedeschi. Essa ebbe poi per suo Presidente — che si sceglierà i Membri adatti — una persona, che non fu facile indurre ad assumere la carica, ma che è garanzia, ora che malgrado i suoi grandi impegni la volle per grande simpatia accettare, di guida sicura, oculata, ponderata e ardita.
È il dottor Marco De Marchi, che agli studi suoi prediletti (è Presidente della Società Italiana di Scienze Naturali) ed ai suoi commerci aggiunge, in stretta associazione di mente e di cuore colla sua gentile Signora, l’alto compiacimento di dedicarsi ad opere di illuminata filantropia, cui dà lavoro personale, consiglio prezioso e mezzi.
Durante la guerra anche il Touring fruì del suo largo intervento per la propaganda della conoscenza all’estero dello sforzo italiano.
Fondatore di ospedali, come di capanne alpine, il dottor De Marchi condurrà il Villaggio con mano esperta e forte.
E intanto, mentre la sua Commissione non è ancora costituita, tanto per far qualche cosa ha cominciato a donare anch’esso una casetta. E con quale semplicità! S’andava insieme a Roma e mi comunicò la sua deliberazione in poche parole, schivo da ogni ringraziamento. Così è l’uomo. Salve e grazie!
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In questo momento quattro nostri legali l’avv. Guasti, il dott. Senna, l’avv. Bortolo Belotti, l’avv. Doro Rosetti studiano la forma più semplice e pratica per la solida costituzione giuridica del Villaggio. Lavoro d’inizio anch’esso necessario e importantissimo.
Avanti, avanti: ciascuno dal proprio posto e secondo la propria competenza. Cuore, fede, lavoro e denaro, di tutto abbiamo bisogno per forgiare il «Villaggio del Touring ».
(fot. Aragozzini). L. V. BERTARELLI.
Interessante la descrizione della Valganna che si trova all'inizio, dovremmo essere tra il 1919 e il 1920......
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IL VILLAGGIO DEL TOURING
Giace sopra Varese una valletta amena — la Valganna — cara ai milanesi, popolare tra le poche che a 50 km. dalla grande metropoli, squarciano il fianco della cerchia prealpina ed offrono alle comitive domenicali il verde e la frescura estiva.
La Valganna è una stretta vallicella. È lunga da sud a nord 10 km., diritta, e appena dietro Varese entra fra le prime ondulazioni dei monti. Una ferrovietta elettrica e, rasente ad essa, una strada ordinaria, tengono il fondo, così angusto nel suo primo tratto, che vi rimane posto solo pel fiumetto, quasi sempre asciutto.
La forra, ove con qualche breve traforo entrano dapprincipio tram e strada, toglie alla vista le innumerevoli gaie villette della borghesia milanese, i grandi alberghi, le due funicolari, la strada automobilistica del Campo dei Fiori, l’erta del Sacro Monte, con le sue 15 cappelle così grandi da parere altrettante chiese.
La Valganna, dopo il paesaggio varesino di straordinaria animazione, par quasi per converso solitaria malgrado la grande fabbrica di birra, i piccoli ristoranti, le casette, le ghiaiose strade militari, che salgono ai fortilizi ed alle gallerie da cannoni sui dorsi montani circostanti. I cedui coprono i fianchi della valletta; sul suo fondo prima uno, poi un secondo laghetto, meta invernale dei pattinatori milanesi. Qui si stacca a destra una bella carrozzabile militare, che conduce alla signorile villa Chini, sopra uno sperone che, come nido d’aquila, domina la valle. Un tempo avrebbe potuto sorgervi un castello feudale, ora è sito di riposo di un lavoratore.
E qui sostiamo un momento: ne abbiamo i nostri buoni motivi.
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Poichè tutte le strade conducono a Roma, prendiamone ora una un po’ traversa, che ci riporterà più tardi a Villa Chini.
Il Touring ha raccolto un po’ più di un milione per i doni ai soldati durante la guerra. La battaglia di Vittorio Veneto ha felicemente troncato l’opera di distribuzione e, tra avanzi non potuti impiegare, somme pervenute più tardi e interessi maturati sui depositi, ci siamo trovati possessori di 74.000 lire, che non potevano più avere la loro primitiva destinazione.
Come adoperarle?
Col consenso di parecchi fra gli ultimi donatori furono destinate a procurare a bambini poveri, di preferenza figli di combattenti, un po’ di cura climatica di mezza montagna quella che i medici ritengono la più utile, perchè, mentre fruisce della pura aria montanina, sposta di non troppo i giovani e gracili organismi dal loro ambiente normale.
Ed ecco, appena si seppe di ciò, due egregi amici, il comm. Silvio Richetti e il cav. Alfredo Ponzoni, dare 15.000 lire ciascuno perchè insieme si costruisca una casetta che porti il loro nome.
E così nacque il pensiero di fare altre casette, anzi, volando un po’ di fantasia, un intiero villaggio: Il Villaggio del Touring.
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Il Villaggio fu così lanciato in notizia al pubblico con una base altrettanto idealmente bella quanto materialmente debole, come si vede, poichè non c’era neppure il terreno per costruirlo. Ma la fede non ha paure. E quella Provvidenza che procura il cibo al passero, si è subito accorta che bisognava intervenire. E, modernamente, lo fece per telefono.
È con questo mezzo semplice e rapido che mi sentii interpellato un giorno da una voce nota, che avevo udita.... a Tripoli. Il proprietario di quella voce — il prof. Lauro Chini — mi aveva allora cortesemente invitato ad un pranzo, mentre esso era andato laggiù a dare un’occhiata ad un lavoro — il vastissimo palazzo Naum — che ricordo qui perchè alcuni credono che nella nostra Colonia non vi siano che catapecchie. La telefonata del prof. Chini era molto interessante. Offriva al Touring di scegliersi tra le sue proprietà nella Valganna un terreno per dar base al Villaggio.
Una vera Provvidenza! Il sito, in massima, è ottimo. È vicino ad una metropoli come Milano, centro benefico che dovrà fornire molti mezzi. È vicinissimo ad una grande zona di villeggiatura, dalla quale a suo tempo altri se ne trarranno. È luogo saluberrimo, servito da ferrovie, tram e strade, solcato da linee elettriche. Il meno che si potesse rispondere a quella lusinghiera telefonata era un ringraziamento per poi andare a vedere.
Così pochi giorni dopo partivamo in una comitiva di tre automobili in « Commissione » poco ufficiale, trepidante di speranze.
Lungo la strada io spiegavo a qualche signora che era con noi — non signore di semplice ornamento, ma delle vere « tecniche » (che vorrebbe dire dei « tecnici » al femminile) — chi fosse il prof. Chini. È un self made man nel più preciso significato dell’espressione. Nato a Boarezzo in modeste condizioni (e lo dice apertamente con giusto orgoglio) fu dapprima semplice decoratore. Il suo senso artistico è quello stesso che segna con un suggello di genialità particolare da secoli il popolo della zona varesina, ticinese e comasca, la quale diede una legione inesauribile di artisti, grandi o minori, illustri o modesti, ma valentissimi. Dal suo seno sono venuti gli immortali e anonimi Maestri Comacini già dal XIII secolo, come Vincenzo Vela ne venne ai tempi nostri.
Il Chini dedicò il suo talento alla decorazione, fermandolo, da uomo dei nostri tempi, sul cemento, la materia docile ed abusata che si presta spesso a tutti i delitti pseudoartistici e ci opprime con le sue bruttezze facili ed orrende, mentre assurge talora invece, in mano perita, alle altezze più grandi.
Non altrimenti lo stucco servì a deturpare, con le sue goffaggini, innumerevoli chiese, mentre nelle mani del Serpotta fu plasmato in delicatezze immortali, come immortali sono gli stucchi cinquecenteschi e secenteschi di tante città italiane, ove più fiorì l’arte.
E più tardi il Chini udì anche la sirena novissima che attira con l’insidiosa voce: il cemento decorativo confina col cemento armato. È Circe che impaluda Ulisse o la nuda Tebaide che nobilita l’anacoreta?
Per chi la sa intendere, l’associazione delle due forme della costruzione moderna può essere davvero — sebbene lo sia raramente — la fusione della forza con la bellezza.
E così l’uomo che possedeva da maestro i due elementi seppe ben valersi di entrambi.
Ponti, stazioni, stabilimenti grandiosi, ospedali, palazzi, ville, uscirono sotto la sua direzione in folla potente o agghindata.
Così capisco che nella villa di Boarezzo (eccoci tornati per vie traverse alla villa) sia convenuta il giorno dell’inaugurazione (qualche muro era ancora di semplice rinzaffo), insieme con qualche costruttore anche una folla di artisti, che graffirono i loro nomi su di un muro nell’angolo di una sala, ove poi ogni decorazione fu risparmiata, cosicchè vi è rimasto un bizzarro, lapideo biglietto di visita.
E capisco che nel giardino si stia, per passatempo, collocando ora una fontana a figure piene di sentimento d’arte che il proprietario ha, per spasso, rapidamente modellata in qualche ora d’ozio produttivo.
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La « Commissione » del Touring procedette — dopo breve sosta in cui fu fatta segno a mille cortesie — sulla strada militare che sale a svolte sul Piambello.
Il Piambello è una dorsale erbosa che, quasi orizzontale sui 1000 m., si spinge a nord tra la Valganna e il braccio più meridionale del Lago di Lugano. All’estremità di questa lunga costiera fu costruita una vasta ridotta, che domina da lungi Lugano e, di fronte, più dappresso, di là del lago, quel Sanatorio di Agra dove si disse — leggenda o storia — che siano state costruite nascostamente piattaforme per grossi cannoni.
Nel Piambello, in più luoghi, furono scavate gallerie importanti per artiglierie. Complessivamente è, come del resto tutti i monti circostanti, formidabilmente difeso.
Man mano si sale sul fianco del monte il panorama si allarga a dismisura; diventa vario, grandioso: verdeggiante e ameno davvicino, argenteo di nevi sull’immensa cerchia dentellata delle Alpi; glauco nelle vallate profonde, tagliate qua e là dagli specchi del Ceresio e del Verbano.
Lugano, con la sua corona di paesetti, di ville, di alberghi è laggiù, appiedi del M. Bre, rigato di strade che conducono ai forti: di fronte è la nostra Sighignola; più vicino un dente acutissimo, il S. Salvatore, sulla cui vetta si inerpica, invisibile da qui, la funicolare. E soprattutto strade, strade e strade, che non si vedevano prima della guerra.
La Guida del Touring dice di questo stupendo panorama: « ... meravigliosa vista, specialmente su Lugano e il lago ». Fama non usurpata davvero.
Noi, lasciate le automobili, ci demmo ora perlustrare in ogni senso la montagna, sulle orme del prof. Chini che vi possiede vasti tratti e ci conduceva a quelli che meglio potevano rispondere ai bisogni del Villaggio. Così noi ci trovammo in un luogo che infine ci avvinse.
È una piccola conca a circa 900 m. d’altitudine, boscosa per ceduo di faggi radi, ben formati, già alti 8-10 metri, misti di qualche bianco fusto di betula e di qualche quercia.
È una conca aperta, ma difesa dai venti, aprica dove il bosco verrà tagliato, ombrosa a piacere dove sarà lasciato crescere: già da ora sufficiente, densa come si vorrà fra pochi anni.
In basso è poco acclive. Con piccoli sbancamenti di terreno vi si potranno creare ariose piattaforme per le casette. Più su la pendenza cresce e sarà facile, con stradette, crearvi effetti di giardinaggio splendidi e luoghi di piccole passeggiate, varie e simpatiche. Più in alto ancora vi è un grande spiazzo, che potrebbe servire per altre costruzioni e per campi di giuoco.
La conca è sana, secca, ampia, vasta, bene adatta. L’unanime parere si traduceva in una frase, quasi storica, che qualcuno di noi, alquanto sfacciato, pronunciò un po’ trepidante: « Qui siamo e qui vorremmo restare ». E il prof. Chini di rimando: « Benissimo, restiamo ».
E con questo donò al Touriug la splendida area che, misurata, risultò di circa 32.000 mq.: press’a poco un rettangolo di 200 metri per 160, appoggiato in basso ad una buona mulattiera, che si potrà ridurre facilmente a carreggiabile per il servizio delle provviste.
Da quello che fu immediatamente battezzato — e bene a ragione — il « Parco Chini » al paese di Boarezzo, la distanza è di circa un chilometro. Nella parte superiore il parco si trova a circa 150 metri da una svolta della carrozzabile militare.
Già con l’immaginazione noi vedevamo, nelle sue linee di gran massima, attuarsi (tengano presente i lettori che ci mancano ancora in buona parte i fondi) i nostri progetti delle casette, linde e salubri, modeste e d’aspetto montanino (senza pretese di lussi, che poi disorienterebbero i poveri piccoli abitatori) sparse qua e là nei boschetti. Di fianco a ciascuna casetta un portico per la ricreazione, ordinata e indirizzata; intorno ad ognuna il brusio di voci allegre, il paterno o materno vigile aggirarsi di guide devote all’opera di educazione fisica e morale. Una casa è più grande delle altre e d’aspetto diverso — la casa centrale dei servizi —. Da una parte la lavanderia, l’asciugatoio e la guardaroba generale; dall’altra la cucina, la dispensa, la cantina ed un capannone aperto, semichiuso o chiuso, come ci insegneranno i signori medici: il refettorio.
Così noi vedevamo animarsi il vasto Parco Chini; così noi faremo ogni sforzo perchè l’idea benefica vi germogli, ora che ha trovato un così bel suolo su cui fiorire.
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Subito fu una gara di avviamento alla realizzazione del sogno. Il comm. Baranzini, presente alla donazione del terreno, udito che per captare una sorgente da acquistarsi sarebbe occorso un migliaio di lire, le diede senz’altro. Il dottor Senna, nostro collega di Consiglio, considerando che, captata la sorgente bisognava incanalarla e distribuirla con un piccolo acquedotto, offrì a sua volta 10.000 lire. E noi battezzammo il futuro acquedotto col nome del generoso che lo ha reso possibile.
Ma ancora occorreva avere la sorgente, fresca, pura, che zampilla poco sopra il Parco Chini. E c’erano delle difficoltà. Fu la gentile signora Chini che s’interpose, in modo che la sorgente fu nostra e si chiamerà Fonte Angelina.
Poi ci pervenne un’offerta cospicua e preziosa. Il signor Cesare Goldmann, la cui prodigiosa attività è ben nota ed apprezzata, specialmente dal mondo industriale lombardo e piemontese, offrì, a nome della S. A. Moncenisio di Torino, di cui è Presidente, una casetta di legno smontabile, di tipo americano, che quella poderosa Società fabbrica in serie in alcuni modelli, che certo avranno nell’urgenza attuale di abitazioni, larghissimo impiego per le loro qualità tecniche ed economiche.
Un nostro ingegnere fu in questi giorni a vedere la casetta in costruzione e ne fu ammirato. È un gioiello di praticità e ne riparleremo più tardi. Questa casetta sarà senza dubbio il primo fabbricato che sorgerà in luogo e si chiamerà « Moncenisio ». Il nostro collega di Consiglio cav. Lorenzo Bertolini, ricordandosi di essere di una famiglia che si può ben dire una dinastia di albergatori, e distinto albergatore esso stesso, offri il rimborso delle spese per la cucina centrale del Villaggio, profferendosi anche a dare opera nel ceto alberghiero (esso è Presidente della Sezione Lombarda della S. I. A.) per la raccolta di altri doni del genere.
Ed hanno cominciato ad affluire sottoscrizioni di buoni Soci. Primo fra di essi il signor Umberto Grioni, l’attivo rappresentante del Touring per la pubblicità, aprì il ruolo con un’offerta preliminare di 500 lire. Dico preliminare perchè si è impegnato a farne seguire altre.
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Ma in un’impresa come questa, di cui le basi sono così promettenti, occorre fin dapprincipio avviare le cose con metodo e sicurezza. I benefattori debbono aver fiducia che tutto concorra a risultati soddisfacenti. I loro contributi debbono essere impiegati secondo la teoria del minimo mezzo.
L’organo per ora investito del funzionamento iniziale fu necessariamente una piccola Commissione, cui fu assegnato per segretario, a buon diritto, il Segretario Generale del Touring, cav. Tedeschi. Essa ebbe poi per suo Presidente — che si sceglierà i Membri adatti — una persona, che non fu facile indurre ad assumere la carica, ma che è garanzia, ora che malgrado i suoi grandi impegni la volle per grande simpatia accettare, di guida sicura, oculata, ponderata e ardita.
È il dottor Marco De Marchi, che agli studi suoi prediletti (è Presidente della Società Italiana di Scienze Naturali) ed ai suoi commerci aggiunge, in stretta associazione di mente e di cuore colla sua gentile Signora, l’alto compiacimento di dedicarsi ad opere di illuminata filantropia, cui dà lavoro personale, consiglio prezioso e mezzi.
Durante la guerra anche il Touring fruì del suo largo intervento per la propaganda della conoscenza all’estero dello sforzo italiano.
Fondatore di ospedali, come di capanne alpine, il dottor De Marchi condurrà il Villaggio con mano esperta e forte.
E intanto, mentre la sua Commissione non è ancora costituita, tanto per far qualche cosa ha cominciato a donare anch’esso una casetta. E con quale semplicità! S’andava insieme a Roma e mi comunicò la sua deliberazione in poche parole, schivo da ogni ringraziamento. Così è l’uomo. Salve e grazie!
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In questo momento quattro nostri legali l’avv. Guasti, il dott. Senna, l’avv. Bortolo Belotti, l’avv. Doro Rosetti studiano la forma più semplice e pratica per la solida costituzione giuridica del Villaggio. Lavoro d’inizio anch’esso necessario e importantissimo.
Avanti, avanti: ciascuno dal proprio posto e secondo la propria competenza. Cuore, fede, lavoro e denaro, di tutto abbiamo bisogno per forgiare il «Villaggio del Touring ».
(fot. Aragozzini). L. V. BERTARELLI.
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
PER UN’OPERA BUONA
NEL novembre dello scorso anno la Presidenza del Touring diramò a buon numero dei più antichi e fedeli Soci una circolare in cui, ricordando che si compiva nel 1930 il decennio della fondazione del Villaggio Alpino, li pregava di voler indurre amici e conoscenti (o magari se stessi) a farsi Fondatori del Villaggio, simpatica qualifica che si ottiene colla modesta somma di cento lire e ricevendo per soprappiù in dono una graziosa targhetta di bronzo, finemente modellata. Quel circoscritto appello fruttò al Villaggio a tutt’oggi (1° novembre) settantotto mila lire: e il decennio non è ancor compiuto! Qualcuno potrà osservare che, per la teoria delle proporzioni, se avessimo diramato più circolari avremmo raccolto anche di più: ma ecco che con questa notizia noi diffondiamo, senza parere, la circolare in centottantamila esemplari, e speriamo ancora in un’abbondante spigolatura. Intanto vogliamo ringraziare quelli che hanno generosamente risposto al nostro invito. Tra essi vi sono senza dubbio molti che conoscono il Villaggio e le sue benemerenze: ma forse molti ci hanno semplicemente creduto sulla parola, e anche di questo li ringraziamo, e vorremmo persuadere loro — e gli altri — che veramente per un fine ben degno ne sollecitavamo il concorso.
Non rifaremo più qui la storia del Villaggio Alpino del Touring: essa è già stata parecchie volte raccontata o almeno riassunta in queste colonne e anche ultimamente nel fasc. di febbraio 1929. Ci basti ricordare che il Villaggio fu iniziato con 70.000 lire, avanzo di quel fondo di più d’un milione che il Touring aveva raccolto durante la guerra per i doni ai soldati: e che in dieci anni, non gravando sul bilancio del Sodalizio, ma valendosi dei grandi e dei piccoli contributi che il Touring raccolse, nobilmente sfruttando le simpatie che lo circondano e la bellezza dell’idea, quelle settantamila lire salirono a più di due milioni e settecentomila. I primi beneficati furono un centinaio, quasi tutti orfani di guerra: ed oggi più di duemila bambini trovano nei mesi estivi lassù, in quelle boscose pendici che sorgono fra il lago di Ganna e il lago di Lugano, riposo, vigore, giocondità: una cura intensiva ricostituente per i gracili corpi e una soave medicina per gli spiriti talvolta precocemente intristiti. Ma in questo il Villaggio del Touring si avvicina alle mille colonie al mare o sui monti che in piccola parte precedettero, in grandissima seguirono la sua fondazione: e sempre più vanno moltiplicandosi, formando uno dei capisaldi, tra i più geniali, della politica demografica fascista. Dalle altre colonie invece il nostro Villaggio differisce per alcune sue caratteristiche onde gli vennero consensi e ammirazione da quanti lo visitarono, connazionali e stranieri. Una, che si rivela a primo aspetto, è il senso di bellezza che vi domina. Non soltanto la bellezza prodigata dalla natura, e rilevata dalla felice posizione, di fronte alla grande catena delle Alpi, a cui l’occhio giunge dopo essersi posato sulle azzurre acque del Lago Maggiore: la bellezza perpetuamente rifiorente dei boschi e dei prati; ma quella che le sollecitudini più incessanti, l’amore, la passione del bello, dell’armonico, del grazioso vi hanno adunato e vi adunano senza posa. Geniale la concezione primitiva: di non costruire uno di quei grandi edifici che, ad onta di ogni sapiente risorsa, sono quasi sempre in contrasto col paesaggio ove sorgono e pare perpetuino, sulle rive del mare o nella ingenua primitività dei monti, la nota grave e aduggiante dei palazzi cittadini. Qui invece villette civettuole che occhieggiano nel verde, stradette nel folto degli alberi, cappelline romite, adorne di soavi immagini, e rustici crocefissi ai bivii, fontane zampillanti, fiori che contornano i viali, rosai che nascondono sotto un arazzo di fiori i muri degli edifici.
E dentro le casette, nella cornice della più schietta semplicità, lettini e armadietti di un azzurro di cielo (1) e guarnizioni di quel bel legno di pitch-pine che richiamano nostalgicamente le più linde case montanine: e candore di piastrelle e nitore di bagni. Le villette sono unità edilizie: ma sono anche unità morali: a ognuna presiede una giovine creatura vigile e intelligente: e son famiglie di bimbi che vivono intime e segregate nell’ora del riposo, ma si ritrovano poi fraternamente nell’ora del giuoco, e poi nel grande refettorio, dove il soffitto a capriate scoperte arieggia quelli delle antichissime basiliche lombarde, e grandi lapidi coperte di nomi cantano il dolce inno della riconoscenza, mentre dalle finestre aperte sul verde e sull’azzurro pare entrino le note sublimi di una grande sinfonia della natura. Ma, particolare ancor più notevole, le villette che si chiudono alla fine di settembre, quando in città ricominciano le scuole, si riaprono ai primi di gennaio e restano aperte fino a tutto marzo. Aperte ma non al vento e alla neve, anzi ben riscaldate ancor che ben aerate. E in esse si compiono delle trasformazioni che hanno del miracoloso. Vedono entrare, sull’inizio, i più sparuti visini che siano stati raccolti dal Direttore della Sezione igienico-pedagogica nelle Scuole comunali di Milano: quei visi che non rivelano soltanto la gracilità congenita, ma la denutrizione, e tutto quel di deprimente e di atrofizzante che è fatale conseguenza del vivere in ambienti malsani, oscuri, mefitici, come pur troppo ancora ne esistono e che, per ironia della legge economica, sono quelli dove si stipano le famiglie più numerose.
Tre mesi soltanto di vita all’aperto, di giuochi nella neve, di vitto sano e abbondante, di allegria comunicativa, fanno di quei meschinelli una brigata dalle facce rubiconde, dagli occhi scintillanti, dalle guance tondeggianti: una metamorfosi che ha veramente del miracoloso. Ma, quel che più conta, sono dei candidati a un’immancabile decadenza fisica, a un languore foriero di tabe, che si vedono richiamati alla vita e pronti a difenderla.
L’esperimento iniziato or sono tre anni è, per quanto ci consta, il primo che si tentasse nelle nostre colonie montanine (non parliamo di quelle marine) e tutte le cure furono poste a renderlo quanto più probativo, perchè diventasse uno strumento di esempio e di propaganda. Le difficoltà da vincersi non erano poche: bisognava, fra l’altro, tener conto che, nella rigida stagione qualche volta la neve può rendere difficili le comunicazioni col piano. Occorreva quindi che, nella prudente ipotesi della necessità di interventi medici o chirurgici, il villaggio fosse attrezzato in modo completo. Ma per questo già esisteva quel Padiglione Bertarelli-Johnson che è un gioiello di ospedaletto, fornito di ogni presidio. E poi vi era la questione della scuola. Perchè troppo grave danno sarebbe derivato ai piccoli ospiti se, fosse pure per le ragioni preminenti della salute, si fosse cagionato a loro la perdita di un anno di studi. No: il bambino, lasciando la sua maestra, la sua classe, i suoi compagni, doveva ritrovare lassù un’altra maestra, un’altra classe, altri compagni e con questi proseguire nel cammino parallelamente a quelli che erano rimasti in città, così che, ritornando a primavera, non gli fosse di disagio o d’imbarazzo la lunga assenza dalla scuola, bensì potesse riprendere, senza lacune, il corso degli studi interrotti. Ora, espedienti non mancavano: il refettorio avrebbe potuto, nelle ore in cui non serviva per il suo ufficio normale, tramutarsi in un’aula scolastica dove l’intervallo fra i banchi costituisse una specie di cinta simbolica tra le classi. E così fu sul principio: ma subito si avvertì che questa comunione, non scevra di inconvenienti pedagogici e didattici, stonava poi con tutto il senso di proprietà che regna nel Villaggio, dove persino il modesto edificio destinato a custodire la legna da ardere ha assunto forma d’arte, sia pure rusticana. Il problema fu risolto come altri di uguale o di minore gravità: coll’intervento decisivo di un Consigliere del Touring, che già aveva legato il suo nome ad altre opere fondamentali per la vita del Villaggio e a questo offerse l’ingente somma di duecentomila lire. L’intervento generoso di Consiglieri nelle iniziative che il Touring non potrebbe far gravare sul suo bilancio e della cui bontà la Direzione è persuasa, costituisce una simpatica tradizione che risale alle origini dell’Istituto e non si è mai interrotta. Come dimenticare che il nostro collega Johnson fu il generoso donatore delle 100.000 medaglie-ricordo quando il Touring raggiunse quel ragguardevole numero di Soci? E Bertarelli, nella forma più modesta, meno appariscente, quanti contributi diede — oltre al massimo, quello della sua opera quotidiana — alle imprese del Touring!... E all’avv. Guasti, nostro vice-Presidente, non dobbiamo noi di aver potuto distribuire a tutte le Scuole medie italiane la carta d’Italia? E di aver iscritto al Touring in qualità di Soci, mille combattenti? E non fu il collega ing. Mario Bertarelli, figlio di Luigi Vittorio, che ci permise di dotare tutte le Federazioni dell’Escursionismo della nostra Collezione della Guida d’Italia? Ma per stare soltanto al Villaggio, è ancora a Federico Johnson che dobbiamo quel padiglione sanitario (padiglione per modo di dire, poi che si tratta di un robusto ancor che grazioso edificio in muratura): e all’anziano dei Consiglieri, Piero Moro, la cinta metallica del Villaggio e... e potrei continuare. Ma voglio ricordare almeno che è un Consigliere del Touring, il comm. Mario Tedeschi, quello che si adopera fin dall’inizio, con gioia e travaglio quotidiani, a render l’opera del Villaggio quanto più possibile perfetta: ed è la sua gentile signora che, con volenterosa e disinteressata abnegazione, passa lassù molti mesi dell’anno, vigile direttrice, amata e obbedita dalle pur volontarie « mammine » nonchè, è superfluo dirlo, da tutti i bambini a cui dedica la sua esperienza e il suo affetto. Del rimanente, codesto dei volontari contributi, è il solo rapporto economico che interceda fra i Consiglieri e il Touring, secondo quanto prescrive l’immutato e immutabile articolo 19 dello Statuto: « Tutte le cariche sono gratuite ». Ma, naturalmente, l’esempio che doverosamente danno i Dirigenti trova magnifici imitatori nei Soci. Lo abbiamo detto: il Villaggio Alpino non vive che di spontanee offerte (2) e non detrae nulla a quelle quote sociali che trovano poi il corrispettivo nelle nostre pubblicazioni. Ognuno che lo veda e faccia gli opportuni confronti, capisce subito che qui non c’è margine per « spese facoltative »!
Torniamo alla Scuola, al dono del comm. dott. Gerolamo Serina, a cui fu intitolata. La mente corre a quei fabbricati scolastici, a quelle buie aule, che erano (e ce ne sono ancora purtroppo!) il disdoro di molti comuni rurali. Corre ad essi per ragion di contrasto: e non potrebbe esser contrasto più stridente. Il luogo elevato e dominante, la sobria eleganza del fabbricato, l’arredamento strappano grida di ammirazione a chi la visita. Si sente che i bambini saranno conquisi dalla bellezza, dalla comodità, dall’armonia di ciò che li circonda e le piccole costrizioni a cui obbliga lo studio in comune riusciranno a loro insensibili. Felici impressioni da cui le giovani anime saranno tocche e che ritorneranno nella vita con un senso di nostalgica compiacenza.
C’è in quella scuola tutto quanto si può trovare nelle meglio arredate delle grandi città: forse qualche cosa di più: perchè non ricordiamo di aver visto in quelle che conosciamo un Museo Didattico così ben scelto e così completo come quello che la signora Mariuccia Noseda volle donare: nè banchi a tavolino così pratici ed eleganti come quelli che la signorina Ernestina Bertarelli fece costruire insieme con tutti gli altri mobili della scuola; nè una piccola biblioteca alla cui formazione avesse presieduto un più accurato criterio di scelta. E si capisce: il Villaggio è una unità isolata e là si deve trovar tutto quello che occorre per la vita dello spirito e per la vita fisica. Isolato: ma congiunto al resto del mondo e quindi anche alla nostra Direzione del Touring dal filo del telefono: un altro dono di una Bertarelli, la signora Elvira.
Noi siamo andati a inaugurarla, la « Scuola Gerolamo Serina » il 21 di settembre, pochi giorni dopo che il Villaggio aveva avuto l’augusta visita di S.E. il Cardinale Schuster, Arcivescovo di Milano. E l’inaugurazione della Scuola fu il momento culminante della commemorazione del decennio. Cerimonia semplice, commovente, a cui se ne accompagnarono altre, brevissime ma ancor esse toccanti: l’alzarsi per la prima volta verso il cielo della grande bandiera che prima, in più modeste proporzioni, sventolava dalla finestra dell’edifizio principale: e la consegna di medaglie a benemeriti del Villaggio, e il battesimo dei viali « dott. Albertini » e « delle Mammine ». Gli occhi avevano molto da ammirare — persino un minuscolo rivale della Chanousia, il giardino alpino Rosa De Marchi! — ma si riportavano amorosamente sulla gaia fanciullezza che rivelava nei visi rubicondi il grande beneficio del tempo trascorso lassù, e nell’ordine, nel garbo, nei giuochi, nei canti, nel raccoglimento durante la breve funzione religiosa dimostravano che non soltanto la salute fisica avrebbero riportato dal loro soggiorno. Ne sentiamo gli echi anche più tardi, attraverso le commosse lettere di gratitudine riboccanti di ingenue espressioni delle mamme che hanno riavuto i loro figliuoli più forti e migliori di quando ce li avevano affidati. Mi fermo e invoco l’indulgenza di quelli fra i nostri lettori a cui sembrasse che parliamo con troppa frequenza di quest’opera di profilassi sociale, di carità, di amore, di gratitudine (poi che i figli dei Combattenti hanno la precedenza sui sempre numerosi aspiranti) a cui il Touring ha dato vita in margine alle sue attività più specifiche. E veramente avrebbero ragione di dire che il bene si fa senza vantarlo: ma la regola, che è perfetta per gli individui, non si può applicare a questi Enti, che hanno bisogno di essere conosciuti per destare della simpatia e trovare i mezzi di vivere, di crescere, di moltiplicarsi. Questo si è verificato con ritmo assai celere nel primo decennio del Villaggio Alpino del Touring: perchè non dovrebbe essere altrettanto in quello che ora si inizia? Gli auspici non potrebbero desiderarsi più promettenti.
G. BOGNETTI.
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(1) Come non ricordare qui con gratitudine il gr. uff. Ettore Moretti, che si assunse di rinnovare nel decennio tutti i mobili delle villette, e lo fece con perfetto gusto pari alla generosità, incurante del grave dispendio?
(2) Citiamone una per tutte: le spese per un intero turno — un mese — della colonia estiva, sono sostenute da una sola persona: il comm. Umberto Grioni. E si tratta ogni anno di diecine di migliaia di lire. E non diecine ma centinaia versò in una volta sola il cav. Pandini per una villa, la più grande, intitolata alla memoria di Suo figlio Mario, caduto in guerra. E i 60.000 metri quadrati racchiusi nella cinta del Villaggio sono un dono del comm. Chini.
Anche oggi la Vita del Touring (v. pag. 561) contiene la notizia di una nuova donazione.
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Articolo tratto da "Le Vie d'Italia", dicembre 1930
Ultima modifica di gigilugi il dom lug 18, 2010 3:04 pm, modificato 2 volte in totale.
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Questo è un'altro pezzo IMPORTANTE per la storia del Villaggio....la visita del Cardinale Schuster ed altri scatti MOLTO belli non fanno altro che aumentare il bagaglio di informazioni che stiamo ritrovando sul villaggio da 4 anni a questa parte...grazie GIGI!! 

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
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Nei prossimi giorni nuovi racconti sui primi anni di vita del Villaggio Alpino 
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
WOW finalmente una foto un pò recente... 

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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Feste e Benefattori del Villaggio Alpino.
Si riparla del Villaggio ancor che esso sia chiuso e silente e lo copra il solito strato di neve che gli conferisce sempre più il carattere alpino. Ma, se esso dorme nel sonno invernale, vegliano i suoi amici della città e pensano, ancor più laboriosi delle formiche, ad assicurargli nuove risorse per la prossima campagna.
Una serata di propaganda organizzata dall’infaticabile Segretario della Commissione, e nostro Collega di Consiglio, Comm. Tedeschi, si svolse la sera del 27 novembre nell’elegante sala del Collegio Calchi Taeggi di Milano.
Gli attori erano tutti bambini e bambine del Villaggio, e recitarono con ingenua grazia un polimetro, in tre quadri: «Il Poeta e le Fate», in cui l’Autrice, signora Bianca Tedeschi Avancini, aveva profuso la grazia della sua fantasia e la non comune fluidità del suo verso. Un delicato commento musicale accompagnava la recita. Poi, i piccoli attori si mutarono in coristi e ci fecero sentire, o meglio risentire, quei canti che avevano echeggiato nei boschi del Piambello. Ma, passando dalla agreste libertà alla esigente raffinatezza del palcoscenico, quelle voci si erano fatte molto più rigorose nell’intonazione, grazie a un accurato e paziente lavoro della gentile maestra dei cori, la prof. Maria Teresa Tedeschi. Avremmo voluto avere testimoni di tanto progresso i nostri egregi colleghi della sezione ticinese del Touring Club Svizzero, che salirono al Villaggio il 20 settembre di quest’anno, il giorno della festa annuale, in cui fu anche inaugurato l’arco Johnson. Noi ricordiamo con molta gratitudine quella simpatica visita, promossa da un fedele e prezioso amico del Touring, il signor Rinaldo Rusca di Chiasso. E ricordiamo e ricorderemo le nobili parole con cui il Cons. Avv. Carlo Censi Presidente dell’Auto Touring Ticinese, accompagnò l’offerta di mille lire raccolte fra i suoi consoci partecipanti alla gita, manifestando sensi di affetto per l’Italia, di tenerezza per i nostri orfani di guerra.
La serata del 27 novembre fu chiusa dalla proiezione di una magnifica film, opera di uno fra i più valenti tra i nostri fotografi, il Comm. V. Aragozzini. Essa riproduce con geniale festività la vita che si svolge nel Villaggio quando esso è popolato dai bambini: presentata a più largo pubblico sarà ottimo elemento di propaganda.
Nel numero precedente della Rivista abbiamo citato alcuni benefattori del Villaggio Alpino, i quali hanno contribuito ad alleggerire le spese della gestione, sia versando delle somme, sia mettendo a disposizione dei viveri.
Ma il Villaggio degli orfani è circondato da tante simpatie che l’elenco pubblicato è ben lungi dall’essere completo. Siamo in dovere di citare ancora una lunga serie di persone e di Ditte per poter rivolgere a tutti l’espressione della più viva riconoscenza da parte del Touring e dei piccoli beneficati.
Infiniti sono i bisogni della breve città di bimbi e svariatissime furono quindi le offerte tutte rispondenti ad un vero e proprio bisogno.
Seguiamo i piccoli ospiti durante la loro giornata e vedremo. Si alzano, si lavano: sapone ci vuole. Una cassa ne diede la Ditta Beghè & Chiappetta (Milano, Via Crema, 29) ed una la Ditta Succ. Folcioni & Steffenini di E. Mattai Del Moro (Milano, Via Stelvio, 5); un quintale ne diedero le Stearinerie e Saponerie Malmusi e Gentili di Bologna (Casella Postale 400).
Pulizia dei denti: la Ditta P. Thibaud & C. (Milano, Via Lambrate, 9) ha dato 25 dozzine di scatole di dentifricio. E per asciugarsi ci sono gli asciugamani de «La Rinascente» (la quale ha dato anche le tendine per le finestre ed alcuni scendiletto) e quelli della Soc. An. Fabbrica di tele e tovaglierie, già Gastaldi, Terenzio & C. (Milano, Corso Roma, 122) che, con gentile pensiero ha offerto gli asciugamani col nome del Villaggio già intessuto.
I piccoli si vestono. Ci son quelli che hanno i corredini in perfetto ordine; altri, poveretti, li hanno un po’ scarsi: come si fa ad essere rigidamente severi nel richiederli? Meglio, si sa, completarli addirittura da parte nostra. E c’è chi ci ha pensato: il Comm. Oreste Segre donò 36 maglie di cotone alla canottiera, il Cotonificio Bustese (Milano, Via Romagnosi, 1) mezzo quintale di scampoli, il Cav. Rag. Carlo Speroni delle bretelle per i bambini.
Dopo la preghiera davanti alla Madonnina del Villaggio (le eleganti ampolline per la Messa sono un dono del Dott. Guido Bertarelli), i bimbi entrano nel Refettorio per la colazione. Le tavole, le panche, le sedie scarseggiavano, dato… l’aumento della popolazione. Si dovette farne di nuove. Ed ecco il legname delle Ditte Giosuè Viganò (Milano, Via Benaco, 23-A), Grassi e Vitalini (Milano, Viale Volta, 15) Soc. An. Segherie Italiane Umberto De Bernardo (Milano, Via Nino Bixio, 7). Per le sedie provvidero le Ditte Fratelli Thonet (Milano, Piazza Duomo, 25), F. Bartimmo (Milano, Corso Ticinese, 14-A) e A. Guastalla (Milano, Piazza Borromeo, 8 ). Parte del lavoro di costruzione delle tavole fu eseguito dalla piccola officina del custode del Villaggio: e anche questa la si dovette un po’ rifornire. La Ditta Schuchardt & Schütte (Milano, Via Vitruvio, 7) offerse 5 pialle, una sega, un trapano, ecc.; la Ditta Naef Ing. R. di Carlo (Milano, Via Carducci, 26) una dozzina di lime, Eich Maumary & C. (Milano, Viale Vittorio Veneto, 22) una madrevite, ecc., De Fries & C. (Milano, Viale Monza, 14) un’altra madrevite; Frefel Engkelbert (Milano, Via Solferino, 43) una morsa per tubi.
Per la copertura dei tavoli la Soc. An. del Linoleum (Milano, Via Melloni, 28) diede il linoleum occorrente.
Dopo, si va a giocare. La Soc. An. Volpe, di Udine, ha dato 48 cerchi da gioco; la Soc. Italiana Pirelli, di Milano, delle palle di gomma. Passano le ore in allegria e viene l’ora del pasto di mezzogiorno.
Eccoci di nuovo nel Refettorio. Tutto è preparato. Vi sono anche i sottobicchieri, i sottobottiglie, gli allacciatovaglioli di legno tornito che, insieme con portauova e posate, furono donati dalle Ditte Fratelli Oglina e Antonietta Lapidari di Omegna. Altre posate di metallo sono un dono dei Fratelli Coletti (Milano, Corso Buenos Aires, 9).
I bambini vanno a lavarsi le mani, si spazzolano (spazzole e portaspazzole della Ditta Romeo Mojoli & C., Cannero) ed entrano, mentre dalla parete sorride la gentile Madonna donata dalla Ditta Richard-Ginori.
La minestra è in tavola e, intanto che i bambini mangiano, diamo una occhiata in cucina. Anche qui ci sono delle novità: due lavandini di graniglia, dono del sig. Ambrogio Scanziani (Milano, Via Benedetto Marcello, 47); i muri rivestiti di piastrelle smaltate della Soc. Ceramica Lombarda (Milano, Via Eustacchi, 1); le pareti dell’acquaio parte in marmo da Lanfranchi & Figli (Milano, Viale Pasubio, 8 ), parte in piastrelle (Soc. « La Ceramica » di Bolzano). Vetri di ricambio alle finestre ce ne vuol sempre: ci hanno pensato i Fratelli Cassola, della Soc. Vetraria E. Ponzoni & C. (Milano, Via Broggi, 5), e i Fratelli Torniamenti (Milano, Via Annunciata. 14-16). Una pentola e un mestolo sono della Ditta G. B. Izar (Milano, Corso Garibaldi, 104), altri recipienti smaltati della Ditta Natale Zaquini (Milano, Carrobbio).
Ecco: si porta in tavola la verdura. Una buona parte è prodotta dall’orto del Villaggio che naturalmente va concimato (due quintali di calciocianamide furono donati dalla Soc. Italiana Prodotti Azotati, Milano, Foro Bonaparte, 35).
Finita la colazione, mentre il personale è affaccendato a rigovernare in cucina (sapone per l’alluminio fu donato dalla Ditta Garbarono & C., Genova, Piazza Martinez, 7), i bimbi vanno a riposare, le mammine a sorvegliarli leggendo qualche libro (un paccone diede la Casa Editrice Sonzogno, Milano, Via Pasquirolo, 14) o facendo qualche altro lavoruccio utile (gomitoli di lana, uncinetti, ecc., della Ditta Cesare Orsenigo, Milano, Via Mercanti, 1).
La guardarobiera si è ritirata intanto nel suo regno a preparare o lenzuola o biancheria (una quantità di tela fu regalata dalla signora Valsecchi di Milano e dalle Ditte Bassetti & Rossini di Gallarate, G. B. Galimberti & Figli di Osnago, Cotonificio Felice Fossati di Monza), a cucire (macchina da cucire a mano della Ditta D. P. Bianchi dei Fratelli Marè, Milano, Via Carroccio, 3), a stirare (le resistenze per i ferri da stiro elettrico della Ditta Formenti C. & C., Milano, Via Andegari, 10).
Dopo la ricreazione, la ginnastica o la gita nei dintorni — Dio non voglia che si facciano male i bambini, benchè anche per questi casi si sia ottimamente premuniti: la nostra infermeria dispone di bende e garza, dono della Ditta Dionigi Ghisio & Figlio (Milano, Via Guicciardini, 2), e di tutti i medicinali più necessari, dono del signor Mario Regoliosi della Farmacia Valcamonica Introzzi (Milano, Corso Vitt. Em.) e della Farmacia Brera (Milano, Via Fiori Oscuri), raccolti in due eleganti armadietti, donati l’uno dal signor Giampiero Sissa, Console Universitario del T. C. I., l’altro dalla Ditta Luigi Magugliani & Figli di Corbetta; una valigia-letto fu donata dalla Ditta I.C.I.E.A. del Rag. Mazzocchi (Milano, Viale Monza, 38), — col calar della sera si va a cena.
Scendono le tenebre sul mondo ma il Villaggio è tutto illuminato a luce elettrica; vario materiale elettrico fu messo a disposizione dalla Soc. Anon.Vanossi & Fantini (Milano, Via Oglio, 12-14), dalla Ditta Renzo Pignoletti (Milano, Via Piatti, 4), dalla Soc. Anon. Ingegner V. Tedeschi di Torino (Via Monte Bianco, 1); un gran numero di lampadine fu offerto dalla Soc. An. Osram (Milano, Via Stradella, 3) e dalla Vertex Elektrowerk (Milano, Corso Indipendenza, 16).
Ma nelle grandi occasioni il Villaggio s’illumina di graziose luci colorate: le lampadine e i portalampade sono dono della Soc. Italiana Philips (Milano, Via San Martino, 20), e delle Ditte Boidi & C. (Milano, Viale Montello, 3) e A. Croci & Farinelli (Milano, Via Vepra, 31).
Qualche razzo sale al cielo per la gioia dei piccoli (prodotti pirotecnici della Ditta Emilio De Meis, Milano, Piazza Vetra, 16), e poi si fa silenzio nel Villaggio.
Vigila, ancora l’amorosa Direttrice — anche la Direzione fu abbellita con mobili di vimini del Cav. Giuseppe Riboni (Milano. Via Cesare Correnti, 16-18) e sbriga la corrispondenza della giornata.
Il Villaggio Alpino possiede ormai un voluminoso archivio che fu sistemato in due bellissime cartelliere a rullo della Soc. An. A. Meroni & Fossati (Milano, Via Torino, 45) e della Ditta Levi & C. (Milano, Via Monte Napoleone, 23); i raccoglitori per la corrispondenza ed un perforatore sono dono della Ditta A. Macchi & C. (Milano, Via Morosini, 32).
Citiamo infine la Società An. Minimax (Milano, Via S. Maria Segreta, 7), che per la sicurezza del Villaggio ha offerto quindici estintori contro l’incendio.
Tutta questa grazia di Dio che abbiamo avuto il piacere di elencare, si va accumulando via via nei magazzini del Touring in Corso Italia, 10, finchè viene il giorno di doverla trasportare al Villaggio; ed anche per questo non mancano gli amici. Offersero quest’anno i loro autocarri il Cav. Tomaso Ramponi, la Soc. Anon. Officine Meccaniche, la «Rinascente», la Soc. It. Ernesto Breda; e perfino la benzina fu, per altri bisogni, offerta dalla Soc. It. Petrolio e Affini (Milano, Via Dante, 7), e dalla Società Italo Americana del Petrolio (Milano, Via Silvio Pellico, 12).
A tutti questi generosi il T.C.I. rinnova qui il ringraziamento più vivo e più cordiale.
Nè possiamo omettere una parola di vivo elogio al Rag. Mario Taccani, attivissimo Membro della Commissione Amministratrice, il quale con vigile cura cerca di ottenere per il Villaggio Alpino tutte quelle facilitazioni e quei miglioramenti che lo devono rendere sempre più bello e più adatto al nobile scopo che esso persegue.
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Articolo tratto da "Le Vie d'Italia", gennaio 1926
Si riparla del Villaggio ancor che esso sia chiuso e silente e lo copra il solito strato di neve che gli conferisce sempre più il carattere alpino. Ma, se esso dorme nel sonno invernale, vegliano i suoi amici della città e pensano, ancor più laboriosi delle formiche, ad assicurargli nuove risorse per la prossima campagna.
Una serata di propaganda organizzata dall’infaticabile Segretario della Commissione, e nostro Collega di Consiglio, Comm. Tedeschi, si svolse la sera del 27 novembre nell’elegante sala del Collegio Calchi Taeggi di Milano.
Gli attori erano tutti bambini e bambine del Villaggio, e recitarono con ingenua grazia un polimetro, in tre quadri: «Il Poeta e le Fate», in cui l’Autrice, signora Bianca Tedeschi Avancini, aveva profuso la grazia della sua fantasia e la non comune fluidità del suo verso. Un delicato commento musicale accompagnava la recita. Poi, i piccoli attori si mutarono in coristi e ci fecero sentire, o meglio risentire, quei canti che avevano echeggiato nei boschi del Piambello. Ma, passando dalla agreste libertà alla esigente raffinatezza del palcoscenico, quelle voci si erano fatte molto più rigorose nell’intonazione, grazie a un accurato e paziente lavoro della gentile maestra dei cori, la prof. Maria Teresa Tedeschi. Avremmo voluto avere testimoni di tanto progresso i nostri egregi colleghi della sezione ticinese del Touring Club Svizzero, che salirono al Villaggio il 20 settembre di quest’anno, il giorno della festa annuale, in cui fu anche inaugurato l’arco Johnson. Noi ricordiamo con molta gratitudine quella simpatica visita, promossa da un fedele e prezioso amico del Touring, il signor Rinaldo Rusca di Chiasso. E ricordiamo e ricorderemo le nobili parole con cui il Cons. Avv. Carlo Censi Presidente dell’Auto Touring Ticinese, accompagnò l’offerta di mille lire raccolte fra i suoi consoci partecipanti alla gita, manifestando sensi di affetto per l’Italia, di tenerezza per i nostri orfani di guerra.
La serata del 27 novembre fu chiusa dalla proiezione di una magnifica film, opera di uno fra i più valenti tra i nostri fotografi, il Comm. V. Aragozzini. Essa riproduce con geniale festività la vita che si svolge nel Villaggio quando esso è popolato dai bambini: presentata a più largo pubblico sarà ottimo elemento di propaganda.
Nel numero precedente della Rivista abbiamo citato alcuni benefattori del Villaggio Alpino, i quali hanno contribuito ad alleggerire le spese della gestione, sia versando delle somme, sia mettendo a disposizione dei viveri.
Ma il Villaggio degli orfani è circondato da tante simpatie che l’elenco pubblicato è ben lungi dall’essere completo. Siamo in dovere di citare ancora una lunga serie di persone e di Ditte per poter rivolgere a tutti l’espressione della più viva riconoscenza da parte del Touring e dei piccoli beneficati.
Infiniti sono i bisogni della breve città di bimbi e svariatissime furono quindi le offerte tutte rispondenti ad un vero e proprio bisogno.
Seguiamo i piccoli ospiti durante la loro giornata e vedremo. Si alzano, si lavano: sapone ci vuole. Una cassa ne diede la Ditta Beghè & Chiappetta (Milano, Via Crema, 29) ed una la Ditta Succ. Folcioni & Steffenini di E. Mattai Del Moro (Milano, Via Stelvio, 5); un quintale ne diedero le Stearinerie e Saponerie Malmusi e Gentili di Bologna (Casella Postale 400).
Pulizia dei denti: la Ditta P. Thibaud & C. (Milano, Via Lambrate, 9) ha dato 25 dozzine di scatole di dentifricio. E per asciugarsi ci sono gli asciugamani de «La Rinascente» (la quale ha dato anche le tendine per le finestre ed alcuni scendiletto) e quelli della Soc. An. Fabbrica di tele e tovaglierie, già Gastaldi, Terenzio & C. (Milano, Corso Roma, 122) che, con gentile pensiero ha offerto gli asciugamani col nome del Villaggio già intessuto.
I piccoli si vestono. Ci son quelli che hanno i corredini in perfetto ordine; altri, poveretti, li hanno un po’ scarsi: come si fa ad essere rigidamente severi nel richiederli? Meglio, si sa, completarli addirittura da parte nostra. E c’è chi ci ha pensato: il Comm. Oreste Segre donò 36 maglie di cotone alla canottiera, il Cotonificio Bustese (Milano, Via Romagnosi, 1) mezzo quintale di scampoli, il Cav. Rag. Carlo Speroni delle bretelle per i bambini.
Dopo la preghiera davanti alla Madonnina del Villaggio (le eleganti ampolline per la Messa sono un dono del Dott. Guido Bertarelli), i bimbi entrano nel Refettorio per la colazione. Le tavole, le panche, le sedie scarseggiavano, dato… l’aumento della popolazione. Si dovette farne di nuove. Ed ecco il legname delle Ditte Giosuè Viganò (Milano, Via Benaco, 23-A), Grassi e Vitalini (Milano, Viale Volta, 15) Soc. An. Segherie Italiane Umberto De Bernardo (Milano, Via Nino Bixio, 7). Per le sedie provvidero le Ditte Fratelli Thonet (Milano, Piazza Duomo, 25), F. Bartimmo (Milano, Corso Ticinese, 14-A) e A. Guastalla (Milano, Piazza Borromeo, 8 ). Parte del lavoro di costruzione delle tavole fu eseguito dalla piccola officina del custode del Villaggio: e anche questa la si dovette un po’ rifornire. La Ditta Schuchardt & Schütte (Milano, Via Vitruvio, 7) offerse 5 pialle, una sega, un trapano, ecc.; la Ditta Naef Ing. R. di Carlo (Milano, Via Carducci, 26) una dozzina di lime, Eich Maumary & C. (Milano, Viale Vittorio Veneto, 22) una madrevite, ecc., De Fries & C. (Milano, Viale Monza, 14) un’altra madrevite; Frefel Engkelbert (Milano, Via Solferino, 43) una morsa per tubi.
Per la copertura dei tavoli la Soc. An. del Linoleum (Milano, Via Melloni, 28) diede il linoleum occorrente.
Dopo, si va a giocare. La Soc. An. Volpe, di Udine, ha dato 48 cerchi da gioco; la Soc. Italiana Pirelli, di Milano, delle palle di gomma. Passano le ore in allegria e viene l’ora del pasto di mezzogiorno.
Eccoci di nuovo nel Refettorio. Tutto è preparato. Vi sono anche i sottobicchieri, i sottobottiglie, gli allacciatovaglioli di legno tornito che, insieme con portauova e posate, furono donati dalle Ditte Fratelli Oglina e Antonietta Lapidari di Omegna. Altre posate di metallo sono un dono dei Fratelli Coletti (Milano, Corso Buenos Aires, 9).
I bambini vanno a lavarsi le mani, si spazzolano (spazzole e portaspazzole della Ditta Romeo Mojoli & C., Cannero) ed entrano, mentre dalla parete sorride la gentile Madonna donata dalla Ditta Richard-Ginori.
La minestra è in tavola e, intanto che i bambini mangiano, diamo una occhiata in cucina. Anche qui ci sono delle novità: due lavandini di graniglia, dono del sig. Ambrogio Scanziani (Milano, Via Benedetto Marcello, 47); i muri rivestiti di piastrelle smaltate della Soc. Ceramica Lombarda (Milano, Via Eustacchi, 1); le pareti dell’acquaio parte in marmo da Lanfranchi & Figli (Milano, Viale Pasubio, 8 ), parte in piastrelle (Soc. « La Ceramica » di Bolzano). Vetri di ricambio alle finestre ce ne vuol sempre: ci hanno pensato i Fratelli Cassola, della Soc. Vetraria E. Ponzoni & C. (Milano, Via Broggi, 5), e i Fratelli Torniamenti (Milano, Via Annunciata. 14-16). Una pentola e un mestolo sono della Ditta G. B. Izar (Milano, Corso Garibaldi, 104), altri recipienti smaltati della Ditta Natale Zaquini (Milano, Carrobbio).
Ecco: si porta in tavola la verdura. Una buona parte è prodotta dall’orto del Villaggio che naturalmente va concimato (due quintali di calciocianamide furono donati dalla Soc. Italiana Prodotti Azotati, Milano, Foro Bonaparte, 35).
Finita la colazione, mentre il personale è affaccendato a rigovernare in cucina (sapone per l’alluminio fu donato dalla Ditta Garbarono & C., Genova, Piazza Martinez, 7), i bimbi vanno a riposare, le mammine a sorvegliarli leggendo qualche libro (un paccone diede la Casa Editrice Sonzogno, Milano, Via Pasquirolo, 14) o facendo qualche altro lavoruccio utile (gomitoli di lana, uncinetti, ecc., della Ditta Cesare Orsenigo, Milano, Via Mercanti, 1).
La guardarobiera si è ritirata intanto nel suo regno a preparare o lenzuola o biancheria (una quantità di tela fu regalata dalla signora Valsecchi di Milano e dalle Ditte Bassetti & Rossini di Gallarate, G. B. Galimberti & Figli di Osnago, Cotonificio Felice Fossati di Monza), a cucire (macchina da cucire a mano della Ditta D. P. Bianchi dei Fratelli Marè, Milano, Via Carroccio, 3), a stirare (le resistenze per i ferri da stiro elettrico della Ditta Formenti C. & C., Milano, Via Andegari, 10).
Dopo la ricreazione, la ginnastica o la gita nei dintorni — Dio non voglia che si facciano male i bambini, benchè anche per questi casi si sia ottimamente premuniti: la nostra infermeria dispone di bende e garza, dono della Ditta Dionigi Ghisio & Figlio (Milano, Via Guicciardini, 2), e di tutti i medicinali più necessari, dono del signor Mario Regoliosi della Farmacia Valcamonica Introzzi (Milano, Corso Vitt. Em.) e della Farmacia Brera (Milano, Via Fiori Oscuri), raccolti in due eleganti armadietti, donati l’uno dal signor Giampiero Sissa, Console Universitario del T. C. I., l’altro dalla Ditta Luigi Magugliani & Figli di Corbetta; una valigia-letto fu donata dalla Ditta I.C.I.E.A. del Rag. Mazzocchi (Milano, Viale Monza, 38), — col calar della sera si va a cena.
Scendono le tenebre sul mondo ma il Villaggio è tutto illuminato a luce elettrica; vario materiale elettrico fu messo a disposizione dalla Soc. Anon.Vanossi & Fantini (Milano, Via Oglio, 12-14), dalla Ditta Renzo Pignoletti (Milano, Via Piatti, 4), dalla Soc. Anon. Ingegner V. Tedeschi di Torino (Via Monte Bianco, 1); un gran numero di lampadine fu offerto dalla Soc. An. Osram (Milano, Via Stradella, 3) e dalla Vertex Elektrowerk (Milano, Corso Indipendenza, 16).
Ma nelle grandi occasioni il Villaggio s’illumina di graziose luci colorate: le lampadine e i portalampade sono dono della Soc. Italiana Philips (Milano, Via San Martino, 20), e delle Ditte Boidi & C. (Milano, Viale Montello, 3) e A. Croci & Farinelli (Milano, Via Vepra, 31).
Qualche razzo sale al cielo per la gioia dei piccoli (prodotti pirotecnici della Ditta Emilio De Meis, Milano, Piazza Vetra, 16), e poi si fa silenzio nel Villaggio.
Vigila, ancora l’amorosa Direttrice — anche la Direzione fu abbellita con mobili di vimini del Cav. Giuseppe Riboni (Milano. Via Cesare Correnti, 16-18) e sbriga la corrispondenza della giornata.
Il Villaggio Alpino possiede ormai un voluminoso archivio che fu sistemato in due bellissime cartelliere a rullo della Soc. An. A. Meroni & Fossati (Milano, Via Torino, 45) e della Ditta Levi & C. (Milano, Via Monte Napoleone, 23); i raccoglitori per la corrispondenza ed un perforatore sono dono della Ditta A. Macchi & C. (Milano, Via Morosini, 32).
Citiamo infine la Società An. Minimax (Milano, Via S. Maria Segreta, 7), che per la sicurezza del Villaggio ha offerto quindici estintori contro l’incendio.
Tutta questa grazia di Dio che abbiamo avuto il piacere di elencare, si va accumulando via via nei magazzini del Touring in Corso Italia, 10, finchè viene il giorno di doverla trasportare al Villaggio; ed anche per questo non mancano gli amici. Offersero quest’anno i loro autocarri il Cav. Tomaso Ramponi, la Soc. Anon. Officine Meccaniche, la «Rinascente», la Soc. It. Ernesto Breda; e perfino la benzina fu, per altri bisogni, offerta dalla Soc. It. Petrolio e Affini (Milano, Via Dante, 7), e dalla Società Italo Americana del Petrolio (Milano, Via Silvio Pellico, 12).
A tutti questi generosi il T.C.I. rinnova qui il ringraziamento più vivo e più cordiale.
Nè possiamo omettere una parola di vivo elogio al Rag. Mario Taccani, attivissimo Membro della Commissione Amministratrice, il quale con vigile cura cerca di ottenere per il Villaggio Alpino tutte quelle facilitazioni e quei miglioramenti che lo devono rendere sempre più bello e più adatto al nobile scopo che esso persegue.
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Articolo tratto da "Le Vie d'Italia", gennaio 1926
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12 settembre 1993 - 20 maggio 2012 - One Love
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Il telefono al Villaggio Alpino.
Abbiamo riempito nell’ultimo numero della Rivista parecchie colonne coi nomi dei benefattori che offersero un’infinità di utili cose per arricchire ed abbellire il Villaggio degli orfani, ma l’elenco non era niente affatto completo.
Di un’altra iniziativa dobbiamo qui rendere conto ai Soci che seguono con amorosa attenzione lo sviluppo di quest’opera di bene. E ci torna gradito ripetere qui un nome che spesso ricorre in queste relazioni, quello del Ragioniere Mario Taccani, un attivissimo Membro della Commissione Amministratrice del Villaggio.
Il Rag. Taccani, al quale la Direzione del Touring è lieta di esprimere la propria riconoscenza, ebbe I’idea di unire le singole villette con una minuscola rete telefonica interna e, progetto di ben maggiore importanza, di unire il Villaggio con la rete intercomunale. Il vantaggio che ne deriverà alla nostra Colonia alpina è tanto evidente che non mette conto illustrarlo. Basti pensare che in casi d’urgenza la Direzione del Villaggio potrà comunicare direttamente con la Presidenza del Touring a Milano, mentre finora, in simili casi, era necessario intraprendere un viaggio di persona. Mentre si avviavano le trattative, in un primo tempo con la Società Varesina per Imprese Elettriche allo scopo di porre un filo tra il Villaggio e la Stazione di Ganna, per la qual cosa la Società Varesina aveva già accordato il suo prezioso appoggio, e più tardi con la Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda (S.T.I.P.E.L.), in vista di un eventuale prolungamento della rete pubblica intercomunale da Varese in tutta la Valganna, il Rag. Taccani cominciò ad occuparsi del materiale necessario per la nostra linea telefonica e i risultati sono veramente ottimi: è proprio vero che non è difficile farsi ascoltare, quando si chiede in nome di un’idea santa di umanità e per un’opera di pietà destinata a dar gioia e salute all’infanzia che soffre.
Abbiamo quindi il gradito dovere di additare alla gratitudine di tutti i Soci del Sodalizio le seguenti persone, Società e Ditte che permisero di ammucchiare nei nostri magazzini tutto il materiale occorrente per l’impianto telefonico che verrà eseguito, se tutte le previsioni si avvereranno, al tornare della buona stagione.
Per il telefono automatico interno la Società Italiana Conduttori Elettrici Isolati e affini di Livorno offerse 125 m. di cavo sottopiombo e 10 conduttori che si aggiungono ai 225 m. dati dalla Società Italiana Pirelli (Milano, Via Ponte Seveso, 21). I cavi passeranno naturalmente in tubi e cassette di legno catramato (legname d’abete donato dalla Soc. An. Cesare Crippa, Milano, Viale Monza, 16); 100 metri di tubo offerti dalla Soc. del Grès, Ing. Sala & C. (Milano, Via Filodrammatici, 5); cinque quintali di catrame solido dei Cugini Praga (Milano, Via Pasquirolo, 7). La Società Italiana Telefoni Privati (Milano, Via Pietro Calvi, 27) donò infine, per completare l’opera, 6 apparecchi automatici da tavolo a 10 tasti per comunicazioni interne, con le relative rosette e pile.
Per il telefono tra il Villaggio e Ganna offersero generosamente la Soc. An. Brevetti Arturo Perego (Milano, Via Salaino, 10) due gruppi telefonici di sicurezza antinduttivi completi; la Soc. An. Metallurgica Italiana (Milano, Via S. Vittore, 16-A) m. 3500 di filo di bronzo fosforoso da mm. 3; la Soc. An. Trafilerie e Laminatoi di Metalli (Milano, Corso Magenta, 32) m. 3500 di filo di bronzo fosforoso da mm. 3; la Soc. An. Corderie e Trafilerie Italiane (Milano, Via Vittorio Veneto, 18) m. 2000 di treccia di ferro zincato 3/2,5 per i tiranti dei pali; il Cav. Giuseppe Pozzi (Milano, Via Bramante, 53) N. 200 supporti a vite per isolatori, alcune mensole a muro e collari di ferro; la Rivendita Italiana Materiale Elettrico (Milano, Via S. Paolo, 6) m. 120 di cavo piatto sottopiombo a 2 conduttori di rame; la Fabbrica Isolatori Vetro di Acqui, 95 isolatori oltre i 300 già dati nel 1924; la Società Anonima Forniture Elettriche (Milano, Via Castelfidardo, 7) 4 matasse di corda catramata per la montatura degli isolatori; il sig. Bottelli Luigi (Milano, Via Vitruvio, 44) 30 isolatori a carrucola per i tiranti dei pali e la Società Anonima Giuseppe e Fratello Redaelli (Milano, Via Monforte, 52) m. 1500 di filo di ferro zincato mm. 3. A questi va aggiunta la Società Anonima Industrie Telefoniche Italiane (S.I.T.I.) (Milano, Via Pascoli, 14), la quale offerse L. 2000 in contanti per concorrere alla costruzione della linea.
Il Comune di Valganna e i proprietari dei terreni, sui quali passerebbe la linea, gentilmente concessero al Touring il passaggio di questa sui loro terreni senza chiedere alcun compenso.
In tal modo possiamo dire che non manca aItro che la messa in opera, quando gli accordi con gli Enti e le Autorità interessate saranno giunti a definizione.
Qui ripetiamo intanto ancora una volta il grazie più cordiale e commosso a tutti gli egregi donatori e benefattori degli orfani del nostro Villaggio.
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Articolo tratto da "Le Vie d'Italia", febbraio 1926
Abbiamo riempito nell’ultimo numero della Rivista parecchie colonne coi nomi dei benefattori che offersero un’infinità di utili cose per arricchire ed abbellire il Villaggio degli orfani, ma l’elenco non era niente affatto completo.
Di un’altra iniziativa dobbiamo qui rendere conto ai Soci che seguono con amorosa attenzione lo sviluppo di quest’opera di bene. E ci torna gradito ripetere qui un nome che spesso ricorre in queste relazioni, quello del Ragioniere Mario Taccani, un attivissimo Membro della Commissione Amministratrice del Villaggio.
Il Rag. Taccani, al quale la Direzione del Touring è lieta di esprimere la propria riconoscenza, ebbe I’idea di unire le singole villette con una minuscola rete telefonica interna e, progetto di ben maggiore importanza, di unire il Villaggio con la rete intercomunale. Il vantaggio che ne deriverà alla nostra Colonia alpina è tanto evidente che non mette conto illustrarlo. Basti pensare che in casi d’urgenza la Direzione del Villaggio potrà comunicare direttamente con la Presidenza del Touring a Milano, mentre finora, in simili casi, era necessario intraprendere un viaggio di persona. Mentre si avviavano le trattative, in un primo tempo con la Società Varesina per Imprese Elettriche allo scopo di porre un filo tra il Villaggio e la Stazione di Ganna, per la qual cosa la Società Varesina aveva già accordato il suo prezioso appoggio, e più tardi con la Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda (S.T.I.P.E.L.), in vista di un eventuale prolungamento della rete pubblica intercomunale da Varese in tutta la Valganna, il Rag. Taccani cominciò ad occuparsi del materiale necessario per la nostra linea telefonica e i risultati sono veramente ottimi: è proprio vero che non è difficile farsi ascoltare, quando si chiede in nome di un’idea santa di umanità e per un’opera di pietà destinata a dar gioia e salute all’infanzia che soffre.
Abbiamo quindi il gradito dovere di additare alla gratitudine di tutti i Soci del Sodalizio le seguenti persone, Società e Ditte che permisero di ammucchiare nei nostri magazzini tutto il materiale occorrente per l’impianto telefonico che verrà eseguito, se tutte le previsioni si avvereranno, al tornare della buona stagione.
Per il telefono automatico interno la Società Italiana Conduttori Elettrici Isolati e affini di Livorno offerse 125 m. di cavo sottopiombo e 10 conduttori che si aggiungono ai 225 m. dati dalla Società Italiana Pirelli (Milano, Via Ponte Seveso, 21). I cavi passeranno naturalmente in tubi e cassette di legno catramato (legname d’abete donato dalla Soc. An. Cesare Crippa, Milano, Viale Monza, 16); 100 metri di tubo offerti dalla Soc. del Grès, Ing. Sala & C. (Milano, Via Filodrammatici, 5); cinque quintali di catrame solido dei Cugini Praga (Milano, Via Pasquirolo, 7). La Società Italiana Telefoni Privati (Milano, Via Pietro Calvi, 27) donò infine, per completare l’opera, 6 apparecchi automatici da tavolo a 10 tasti per comunicazioni interne, con le relative rosette e pile.
Per il telefono tra il Villaggio e Ganna offersero generosamente la Soc. An. Brevetti Arturo Perego (Milano, Via Salaino, 10) due gruppi telefonici di sicurezza antinduttivi completi; la Soc. An. Metallurgica Italiana (Milano, Via S. Vittore, 16-A) m. 3500 di filo di bronzo fosforoso da mm. 3; la Soc. An. Trafilerie e Laminatoi di Metalli (Milano, Corso Magenta, 32) m. 3500 di filo di bronzo fosforoso da mm. 3; la Soc. An. Corderie e Trafilerie Italiane (Milano, Via Vittorio Veneto, 18) m. 2000 di treccia di ferro zincato 3/2,5 per i tiranti dei pali; il Cav. Giuseppe Pozzi (Milano, Via Bramante, 53) N. 200 supporti a vite per isolatori, alcune mensole a muro e collari di ferro; la Rivendita Italiana Materiale Elettrico (Milano, Via S. Paolo, 6) m. 120 di cavo piatto sottopiombo a 2 conduttori di rame; la Fabbrica Isolatori Vetro di Acqui, 95 isolatori oltre i 300 già dati nel 1924; la Società Anonima Forniture Elettriche (Milano, Via Castelfidardo, 7) 4 matasse di corda catramata per la montatura degli isolatori; il sig. Bottelli Luigi (Milano, Via Vitruvio, 44) 30 isolatori a carrucola per i tiranti dei pali e la Società Anonima Giuseppe e Fratello Redaelli (Milano, Via Monforte, 52) m. 1500 di filo di ferro zincato mm. 3. A questi va aggiunta la Società Anonima Industrie Telefoniche Italiane (S.I.T.I.) (Milano, Via Pascoli, 14), la quale offerse L. 2000 in contanti per concorrere alla costruzione della linea.
Il Comune di Valganna e i proprietari dei terreni, sui quali passerebbe la linea, gentilmente concessero al Touring il passaggio di questa sui loro terreni senza chiedere alcun compenso.
In tal modo possiamo dire che non manca aItro che la messa in opera, quando gli accordi con gli Enti e le Autorità interessate saranno giunti a definizione.
Qui ripetiamo intanto ancora una volta il grazie più cordiale e commosso a tutti gli egregi donatori e benefattori degli orfani del nostro Villaggio.
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Porca miseria, mi sono quasi pentito di aver già fatto il libro...lo sapevo che non dovevo farlo....
Gigio mi mandi in pvt gli originali? Grazie
Gigio mi mandi in pvt gli originali? Grazie

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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- Località: Milano, ma il DNA è marchirolese al 75%
Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Estratto dalla:
RELAZIONE DEL CONSIGLIO PER L’ESERCIZIO 1925
X. Il Villaggio Alpino del Touring. — I risultati del V anno di esercizio sono quanto mai lieti, pur dovendo constatare un aumento non lieve nelle spese di gestione, dovuto per la maggior parte al rincaro dei generi alimentari. Le spese fatte dalla fondazione a tutto il 31 dicembre 1924 ammontano a L. 1.096.306,78; gli introiti alla stessa data furono di L. 1.112.870,16, oltre alle quote versate dai Soci Patroni. Nelle belle e comode tre villette, le quali insieme ai fabbricati accessori e agli impianti rappresentano il valore di oltre un milione, furono ospitati, nei tre turni del 1925, 285 tra ragazzi e bambine con una spesa di gestione di lire 71.821,75. L’aumento in confronto dello scorso esercizio è dovuto al caroviveri, all’aumento del numero dei piccoli ospiti e alla diminuzione delle provviste ottenute gratuitamente. La spesa sarebbe stata ancor maggiore, se tutto il Personale di direzione e di assistenza durante i tre mesi non avesse dato generosamente la propria opera a titolo gratuito e se molte forniture importanti (trasporti, arredi, cibarie) non fossero state offerte gratuitamente da amici del Touring.
Segnaliamo i principali contributi in denaro per la gestione: Comitati patrocinatori di orfani (L. 12.600), Banche ed Enti diversi (L. 9.000), cav. Giulio Pandini (lire 10.000), cav. uff. Umberto Grioni (lire 15.000), ecc.
I Soci Fondatori (quota L. 100) salirono da 2056 a 2150, per un importo complessivo di L. 215.000. Per assicurare al Villaggio la sua vita futura, era stata creata la categoria dei Soci Patroni con quote di L. 5000 che danno diritto all’invio di un piccolo protetto che si trovi nelle condizioni volute dal Regolamento. Il reddito delle 5000 lire rappresenta all’incirca il costo di mantenimento.
Al 31 dicembre 1924 erano sottoscritte 36 quote da L. 5000. Al chiudersi del 1925 le quote erano salite a 76 per un importo di L. 380.000.
Dobbiamo far notare ancora che quest’anno il Villaggio si è arricchito di un nuovo magnifico gioiello, l’Arco d’ingresso costruito su disegno dell’arch. Gardella e recante il nome del suo generoso donatore, comm. Federico Johnson.
Nuove opere si costruiranno tra breve nel Villaggio che sarà, mercè le piccole e le grandi oblazioni di amici — molte, come è noto, raccolte per onorare la memoria di L. V. Bertarelli — un asilo sempre più invidiabile per l’infanzia gracile e bisognosa di cure.
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Tratto da "Le Vie d'Italia", maggio 1926
RELAZIONE DEL CONSIGLIO PER L’ESERCIZIO 1925
X. Il Villaggio Alpino del Touring. — I risultati del V anno di esercizio sono quanto mai lieti, pur dovendo constatare un aumento non lieve nelle spese di gestione, dovuto per la maggior parte al rincaro dei generi alimentari. Le spese fatte dalla fondazione a tutto il 31 dicembre 1924 ammontano a L. 1.096.306,78; gli introiti alla stessa data furono di L. 1.112.870,16, oltre alle quote versate dai Soci Patroni. Nelle belle e comode tre villette, le quali insieme ai fabbricati accessori e agli impianti rappresentano il valore di oltre un milione, furono ospitati, nei tre turni del 1925, 285 tra ragazzi e bambine con una spesa di gestione di lire 71.821,75. L’aumento in confronto dello scorso esercizio è dovuto al caroviveri, all’aumento del numero dei piccoli ospiti e alla diminuzione delle provviste ottenute gratuitamente. La spesa sarebbe stata ancor maggiore, se tutto il Personale di direzione e di assistenza durante i tre mesi non avesse dato generosamente la propria opera a titolo gratuito e se molte forniture importanti (trasporti, arredi, cibarie) non fossero state offerte gratuitamente da amici del Touring.
Segnaliamo i principali contributi in denaro per la gestione: Comitati patrocinatori di orfani (L. 12.600), Banche ed Enti diversi (L. 9.000), cav. Giulio Pandini (lire 10.000), cav. uff. Umberto Grioni (lire 15.000), ecc.
I Soci Fondatori (quota L. 100) salirono da 2056 a 2150, per un importo complessivo di L. 215.000. Per assicurare al Villaggio la sua vita futura, era stata creata la categoria dei Soci Patroni con quote di L. 5000 che danno diritto all’invio di un piccolo protetto che si trovi nelle condizioni volute dal Regolamento. Il reddito delle 5000 lire rappresenta all’incirca il costo di mantenimento.
Al 31 dicembre 1924 erano sottoscritte 36 quote da L. 5000. Al chiudersi del 1925 le quote erano salite a 76 per un importo di L. 380.000.
Dobbiamo far notare ancora che quest’anno il Villaggio si è arricchito di un nuovo magnifico gioiello, l’Arco d’ingresso costruito su disegno dell’arch. Gardella e recante il nome del suo generoso donatore, comm. Federico Johnson.
Nuove opere si costruiranno tra breve nel Villaggio che sarà, mercè le piccole e le grandi oblazioni di amici — molte, come è noto, raccolte per onorare la memoria di L. V. Bertarelli — un asilo sempre più invidiabile per l’infanzia gracile e bisognosa di cure.
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Tratto da "Le Vie d'Italia", maggio 1926
ghe voeuren i garun
12 settembre 1993 - 20 maggio 2012 - One Love
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Grazie come sempre! 

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…. una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita…. Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)
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Re: IL VILLAGGIO ALPINO DEL TOURING CLUB ITALIANO IN VALGANNA
Sottoscrizione in memoria di L. V. Bertarelli pro Villaggio Alpino del Touring.
Oltre alle iscrizioni di Soci Patroni e di Soci Fondatori del Villaggio Alpino del Touring ci pervennero le seguenti altre offerte, in onore di Luigi Vittorio Bertarelli:
Navigazione Generale ltaliana,Genova - L. 1000
Società An. Costruzioni, Milano - L. 1000
Ministero dei Lavori Pubblici - L. 500
«La Rinascente», Milano - L. 500
Casa Editrice Sonzogno, Milano - L. 300
Società Escursionisti Milanesi, Milano - L. 250
Soc. An. Osram, Milano - L. 200
Ist. Ital. Proiezioni Luminose, Milano - L. 100
Scuola Elementare di Viale Lombardia, Milano - L. 100
Deutscher Touring Club, Monaco (Baviera) - L. 100
Soc. Elettro-isolanti - C. Formenti, Milano - L. 100
Soc. An. A. Perego, Milano - L. 100
La Zincografica, Milano - L. 1000
Società An. Tensi, Milano - L. 1000
Cartiere Meridionali, Milano - L. 1000
G. Caspani, Crescenzago - L. 500
Emilio Pagani, Milano - L. 500
Giuseppe Colombo, Milano - L. 500
Luigi Goglio, Milano - L. 300
Comm. Luigi Bertarelli, Milano - L. 1000
Ing. Mario Scopinich, Milano - L. 1000
Gr. Uff. Alberto Geisser, Torino - L. 1000
Cav. Rag. Camillo Magnocavallo, Milano - L. 1000
Arrigo De Benedetti, Milano - L. 600
Sorelle Pescali, Milano - L. 200
Diversi di Cislago (Milano) - L. 145
Leandro Manfredini, Cremona - L. 109,40
Mario Mandelli, Roma - L. 100
Aleardo Gambarova, Milano - L. 100
Maurilio Boratto, Alessandria - L. 100
E. Greco, Genova - L. 100
Dott. Stefano Pedrioni, Console del T.C.I. per Bagnolo Mella - L. 100
Eugenio Bonoldi, Milano - L. 100
Giuseppe Maggi, Cannobio - L. 50
Ugo Bianchetti, Parma - L. 50
Urbano Mongini, Bombay - L. 50
Giuseppe Brunelli, Capo Console del T.C.I. per Lecce - L. 50
Garofalo De Speziale, Bari - L. 50
Antonio Botta, Lucino - L. 50
Diversi per importi minori alle 50 lire - L. 234,30
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Tratto da "Le Vie d'Italia", maggio 1926
Oltre alle iscrizioni di Soci Patroni e di Soci Fondatori del Villaggio Alpino del Touring ci pervennero le seguenti altre offerte, in onore di Luigi Vittorio Bertarelli:
Navigazione Generale ltaliana,Genova - L. 1000
Società An. Costruzioni, Milano - L. 1000
Ministero dei Lavori Pubblici - L. 500
«La Rinascente», Milano - L. 500
Casa Editrice Sonzogno, Milano - L. 300
Società Escursionisti Milanesi, Milano - L. 250
Soc. An. Osram, Milano - L. 200
Ist. Ital. Proiezioni Luminose, Milano - L. 100
Scuola Elementare di Viale Lombardia, Milano - L. 100
Deutscher Touring Club, Monaco (Baviera) - L. 100
Soc. Elettro-isolanti - C. Formenti, Milano - L. 100
Soc. An. A. Perego, Milano - L. 100
La Zincografica, Milano - L. 1000
Società An. Tensi, Milano - L. 1000
Cartiere Meridionali, Milano - L. 1000
G. Caspani, Crescenzago - L. 500
Emilio Pagani, Milano - L. 500
Giuseppe Colombo, Milano - L. 500
Luigi Goglio, Milano - L. 300
Comm. Luigi Bertarelli, Milano - L. 1000
Ing. Mario Scopinich, Milano - L. 1000
Gr. Uff. Alberto Geisser, Torino - L. 1000
Cav. Rag. Camillo Magnocavallo, Milano - L. 1000
Arrigo De Benedetti, Milano - L. 600
Sorelle Pescali, Milano - L. 200
Diversi di Cislago (Milano) - L. 145
Leandro Manfredini, Cremona - L. 109,40
Mario Mandelli, Roma - L. 100
Aleardo Gambarova, Milano - L. 100
Maurilio Boratto, Alessandria - L. 100
E. Greco, Genova - L. 100
Dott. Stefano Pedrioni, Console del T.C.I. per Bagnolo Mella - L. 100
Eugenio Bonoldi, Milano - L. 100
Giuseppe Maggi, Cannobio - L. 50
Ugo Bianchetti, Parma - L. 50
Urbano Mongini, Bombay - L. 50
Giuseppe Brunelli, Capo Console del T.C.I. per Lecce - L. 50
Garofalo De Speziale, Bari - L. 50
Antonio Botta, Lucino - L. 50
Diversi per importi minori alle 50 lire - L. 234,30
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12 settembre 1993 - 20 maggio 2012 - One Love
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