DEMOGRAFIA E CLASSI MEDIE
PROVVIDENZE DEL REGIME PER I FIGLI DEL POPOLO
Anche a un cittadino qualunque può essere concesso di interloquire in un problema tanto annoso, quale è quello demografico, che occupa e preoccupa uomini di Governo, che è seguìto con appassionato interesse dalla Chiesa, che suscita provvedimenti legislativi e indirizzi sociali... Perchè se nella sua enunciazione di principio il fenomeno è grandioso, ne siamo noi gli attori, noi, uomini e donne di carne ed ossa. Sia dunque lecito esporre esperienze vissute. Voglio trattare di «demografia e classi medie», ma quel che dirò interessa enormemente anche le classi umili. Prima di entrare nel vivo dell’argomento, vi prego di seguirmi in alcune esemplificazioni di fatti osservati.

Ho un bambino ammalato: non compiangetemi troppo. Nulla di grave, mi assicura il medico, ma è un affare lungo. Se voglio stringere i tempi, ecco la ricetta: mare d’inverno, montagna d’estate. E sia, andiamo al mare. Siamo a novembre: si scrive a destra e a sinistra, si combina, e comincia la cura d’aria. Da buon papà, faccio volontieri la spola a fine settimana. C’è molta gente in Riviera, e anche i bambini sono assai numerosi. E vi rivedo tante conoscenze! Chi in albergo, molti in appartamenti d’affitto, che si direbbero altrettante succursali delle abitazioni milanesi. Una signora ha condotto al mare un bambinello linfatico per risparmiargli l’inverno nel clima di Milano: una bronco-polmonite v’è già stata, si vorrebbero evitare ricadute. Ma quanti sacrifici, povera mamma, e che cruccio continuo a star separata dal resto della famiglia! Però nemmeno il mare garantisce l’immunità assoluta. Il bambino si ammala d’influenza, poi di una forma esantematica. Fuori del proprio ambiente, le cose si complicano: medico nuovo, casa nuova, manca l’aiuto degli altri familiari...
Ed ecco un’altra signora, con una bambinetta gracile. Tutti i giorni la si trova, press’a poco allo stesso posto, nel parco. Attaccar discorso e far conoscenza è facile. Anche qui niente di veramente grave: un’orticaria ostinata, contro la quale occorre aria libera e sole, quando c’è. La signora è ancora giovane, ma un poco avvizzita, con una cera triste, se pur rassegnata. Ha trovato una camera con cucina: prepara i pasti da sè. Rimarrà qui quattro o cinque mesi. Il marito se ne deve stare a Milano. A proposito, oggi è sabato: verrà? Non ha scritto: forse avrà troppo da fare... La bambina gioca spensierata. Sono io, invece, che divento pensieroso. Diamine! Quanto sciupìo di energie preziose! Speriamo almeno che l’unione sia salda!
Mia moglie mi racconta che ha trovato qui la tale, bella signora della ricca borghesia lombarda: anch’essa ha una bambina gracile e bisognosa di clima mite. Ma le è capitata una brutta vicenda. Dopo aver organizzato la casa succursale, ha saputo che vi era morta da poco una signora, di tubercolosi. Uno spavento! Fuga immediata e ricerca di un altro asilo, nel quale la sistemazione si curerà meglio che si può, con una persona fidata; e la mamma farà la spola!
Tutto questo piccolo mondo, assorto in una nobilissima missione, ma angustiato da difficoltà e preoccupazioni, mi fa riflettere. Ho il chiodo fisso dello sforzo immenso compiuto da queste mamme, del logorio a cui sono soggetti i loro poveri nervi. Penso al Duce e alla campagna demografica e mi invade un’ombra di scetticismo. In tale situazione, queste madri sono schiacciate dal peso di due o tre figlioli! Non so come, penso, per analogia, ai grandi organizzatori dell’industria. Diamine! Gli Agnelli, i Pirelli, i Donegani potrebbero consentire che la loro produzione si svolgesse in condizioni simili?
Proseguiamo. I miei impegni mi portano un giorno in provincia. Vado a far colazione in una trattoria che mi è nota. Brava gente, che rivedo volentieri, «E i figlioli?» — «Bene, per fortuna! Anzi, si aspetta il quarto». — «Rallegramenti! Ma ve n’era uno affetto da eczema?». La mamma sorride: «Guarito!»: poi si fa seria e mi dice in confidenza: «Mi ha suggerito i rimedi una persona amica: ma sapesse quanto mi è costato! Due anni in cura da un grande specialista — 50 lire per visita! — e viaggi di andata e ritorno e medicine e speranze deluse». Poi si rasserena guardando il ragazzo. «Ma che fatica — mi dice — tirar su grandi questi figlioli!».
Altre idee mi frullano per il capo. Voglio approfondirne due.
Prima idea: mi reco all’Ufficio Svizzero del Turismo e chiedo informazioni su Scuole e Istituti svizzeri per bambini, giovanetti e studenti. Immediatamente sono appagato. Che materiale grandioso! In pochi minuti mi forniscono un centinaio di stampati in italiano, in francese, in inglese, in tedesco, presentati nella forma più suggestiva con magnifiche illustrazioni. Si va dagli asili infantili alle scuole fröbeliane, e su su fino ai Corsi Universitari. Compaiono i nomi dei più famosi centri della Svizzera: dappertutto incanto di boschi, montagne pittoresche, vita all’aperto d’inverno e d’estate, piscine, ginnastica di tutti i generi, tennis, foot-ball, ecc. In ogni opuscolo lo sforzo di mettere in evidenza il meglio che si può fare per l’educazione fisica, per quella morale e spirituale, per la cultura degli ospiti. Il clima viene considerato nei suoi diversi elementi: sole, altitudine, temperatura, umidità dell’aria e così via; l’assistenza medica è garantita costante; si seguono regimi speciali; l’igiene è meticolosa. Per taluni individui si dimostra che è necessaria l’altitudine, per altri si offrono le rive dei laghi, le stazioni prealpine, le località che godono di maggior insolazione, al riparo dei venti. Fra 200 e 2000 m. di altitudine vi sono ovunque case per bambini e per giovinetti, in Isvizzera. E’ un inventario stupendo: presenterà anch’esso i suoi inconvenienti; richiederà spese notevoli, ma quanti farebbero dei sacrifici per mettere i loro figlioli in condizione di poter coltivare gli esercizi fisici e contemporaneamente di seguire gli studi con maggior profitto per le migliorate condizioni di salute! E da noi? Esistono ospedali veri e propri, specialmente al mare; ma non vi è nulla, o quasi, di quel tipo di Istituzioni svizzere a cui ho accennato, e che hanno pure contribuito enormemente alla rinomanza di quel piccolo paese amico e al suo movimento turistico. L’inventario di quel che esiste da noi è presto fatto: quattro o cinque case adatte ad accogliere bambini della borghesia, e nulla più.
Colmare questa stridente lacuna mi sembra un elemento essenziale nella propaganda demografica.
Seconda idea. Vado a trovare il comm. Mario Tedeschi, l’animatore del Villaggio Alpino del Touring Club Italiano. Lo trovo più che mai pieno di fervore. Il compianto dottor Marco De Marchi ha lasciato all’Istituzione 200.000 lire per una nuova villetta: i lavori sono in pieno sviluppo.


Lo interrogo sui risultati ottenuti durante il periodo invernale. Brillantissimi, come sempre. Si sono ospitati 60 bambini dai primi di gennaio ai primi di aprile, bambini scelti col più grande rigore (ma quante domande si devono forzatamente respingere!) tra le famiglie veramente indigenti, dal Capo di tutti i servizi di assistenza sanitaria del Comune di Milano, il dottor Alfredo Albertini. Risultati eccezionali: aumento medio di peso, kg. 4-4,5, con punte anche di 7 kg., in un periodo così breve. La forza, valutata al dinamometro, è, come minimo, raddoppiata; la capacità polmonare, misurata con lo spirometro, ha avuto, sempre come media, un terzo abbondante di aumento. I bambini non perdono l’anno scolastico. Vi è una Scuola «Donazione Serina» e vi si impartiscono i corsi dalla seconda alla quinta elementare. Un grande benemerito delle Scuole primarie, il prof. Angelo Sichirollo, sorveglia con intenso amore l’andamento degli studi. Pochissime maestre fanno tutto il resto, ed anche i risultati scolastici sono brillantissimi. Nel decennio la media dei promossi è stata del 95 %.

Qui vedo, finalmente, un’organizzazione che mi soddisfa. Non è affatto un ospedale: il medico fa una ispezione una volta la settimana, il sabato sale un’infermiera per la cura della parte igienica, generale e individuale. Si è proprio raggiunto l’ideale degli economisti: massimo risultato col minimo mezzo. Vi è anche un ospedaletto per l’eventuale isolamento, ma fortunatamente in dieci anni non ha mai funzionato.
Gli ambienti sono quelli normali estivi (in estate si arriva però ad ospitare complessivamente 300 bambini), opportunamente riscaldati in inverno, con in più la scuola in azione.
Ma questa organizzazione è rivolta, come è giusto, ai più poveri. E per le classi medie? Ritenere che il singolo, sia pur provvisto di mezzi, possa per conto proprio risolvere razionalmente le difficoltà che gli si presentano quando qualcuno dei suoi figli abbia bisogno di cure climatiche, magari per qualche anno, è grosso errore.
I nostri nonni — lo si sa e lo si sente ripetere continuamente — arrivavano ad avere una dozzina, e più, di figlioli. Vi erano, senza dubbio, allora tanti elementi favorevoli; ma bisogna pur ricordare che vi erano anche altre risorse. Diffusissimo l’allattamento mercenario fuori di casa; diffuso il costume di mandare i figli in Collegio e per parecchi anni. Oggi, questo non deve più avvenire se non in casi eccezionali; siamo d’accordo. Ma allora mi par che valga la pena di esaminare se queste mamme del giorno d’oggi non vengano sottoposte a un travaglio talvolta superiore alle loro forze e a una distruzione di energie preziose alla maternità — come ho tentato di dimostrare più sopra. L’allevamento del bambino ha subìto una evoluzione profonda, e si deve molto alle buone madri se la mortalità infantile è diminuita e se creature che un tempo sarebbero vissute miseramente, oggi, grazie a cure metodiche ed intelligenti, si trasformano gradatamente in individui normali.


Ora, se si tende alla «produzione in grande», non si dimentichi che in ogni famiglia qualcheduno tra i figliuoli può aver bisogno di cure. E allora molto facilmente gli ammalati diventano due: il bambino e la mamma... Quanti ettolitri di ricostituenti e quanti milioni di fialette per iniezioni allo scopo di rimetterli un poco in sesto!... E con quale risultato? In molti casi il sovraccarico e il logorio sono tali che l’attitudine a un maggior numero di figli scompare. Allora la battaglia demografica segna, purtroppo, il passo.
Quali i rimedi? Difficilissimo dirlo, siamo d’accordo. Ma io vorrei che la materia venisse un po’ studiata per trovare i possibili provvedimenti. Gli organi del Regime, che attraverso le loro formazioni periferiche possono avere notizie precise sulla composizione delle famiglie di tutti i propri aderenti, dovrebbero accertare anche per le classi medie quali sono le famiglie che hanno figli bisognosi di cure. E allora si potrà trarne norma se convenga creare, o no, istituzioni adeguate. Non si potrà seguire, evidentemente, l’esempio della Svizzera, dove esiste una tradizione diversa e dove tutto, o quasi, è affidato all’iniziativa privata (ma questo sta a dimostrare che imprese del genere si sostengono da sè e possono essere anche redditizie). Noi dobbiamo marciare con un ritmo accelerato, essendo costretti a partire da altre basi; è indispensabile quindi l’intervento degli Enti di carattere politico e pubblico.


E’ da prevedere che l’indagine dimostrerà esaurientemente che nel complesso della popolazione scolastica vi sono non centinaia, ma migliaia di bambini che dovrebbero continuare i loro studi anche durante i mesi invernali o al mare o ai monti o in una di quelle magnifiche Stazioni idrominerali che ci sono invidiate da tutto il mondo. E allora bisognerà provvedere. Per fortuna, molti impianti esistono già. Le magnifiche nostre Colonie estive, illustrate dalla grandiosa Mostra di Roma, non dovranno più rimanere soltanto estive; bisognerà organizzarne una parte in modo da poter accogliere un sufficiente numero di frequentatori durante il periodo invernale e scolastico. Difficoltà? Ne esistono senza dubbio: ma certo non sono più gravi di quelle che si presentano per la soluzione di altri problemi. E se quello demografico è ritenuto veramente vitale, bisogna superarle. Anche qui si tratta di «credere, obbedire, combattere».
NEMO
----
Tratto da "Le Vie d'Italia", agosto 1937